Numero 9 del 2010
Dove vanno i consultori?
Testi pagina 18
16 noidonne | settembre | 2010
di interruzioni volontarie di gravidanza. Negli ultimi 30 anni
contiamo quasi il 50% di ivg in meno, in un Paese dove la
politica spreca tante parole a sostegno della famiglia e del-
la natalità. Se si vuole davvero fare questo, allora pretendiamo
aumenti dei sostegni ai consultori familiari pubblici e che
si raggiunga il numero di 1 ogni 20mila abitanti previsto per
legge, riconoscendone la funzione, la storia e l’esperienza”.
Lisa Canitano, ginecologa e Presidente dell’Associa-
zione Vita di Donna. “Questa proposta considera la struttu-
ra pubblica sussidiaria rispetto alle associazioni private e in-
troduce il principio per cui viene prima il privato etico, che
ha dei contenuti morali da far passare obbligatoriamente, e solo
dopo il cittadino può far riferimento a servizi che gli consen-
tono di fare le sue scelte. Inoltre, introduce delle figure sen-
Isabella Rauti / PdL
che ha sottoscritto la
proposta di legge. “È evi-
dente che questa pro-
posta di legge è porta-
trice di un sistema di valori ben precisi
e che il nucleo fondante è l’idea di una
concezione valoriale sociale della ma-
ternità; aggiungo anche che la materni-
tà come valore sociale è una responsa-
bilità che deve essere socialmente as-
sunta e condivisa e non è un fatto stret-
tamente privatistico da scaricare sulle
spalle delle donne o da esaurirsi in que-
sta stessa misura. Uno degli obiettivi del-
la proposta di legge è quello di rendere
i consultori quello che dovrebbero essere
in base alla legge 194 del 1978, cioè luo-
ghi di sostegno e di promozione della fa-
miglia, della maternità e della paternità
responsabile. Riteniamo che la parte
più propositiva della legge 194, che do-
vrebbe aiutare e sostenere le scelte libere
- sia quelle di interrompere la gravidan-
za, sia quelle di portarla avanti - è stata
meno attuata. Quindi si tratta di applicare
interamente la legge 194, la legge na-
zionale che regola i consultori e di ac-
centuare politiche in favore della fami-
glia e non di cancellare le legittime au-
todeterminazioni femminili; vogliamo
ricentrare il valore sociale della mater-
nità e la centralità della famiglia dando
ai consultori la possibilità di rispondere
alla loro vocazione come luoghi di ac-
coglienza e di sostegno tesi a favorire le
politiche familiari. Le associazioni fami-
liari, citate nella legge, si occupano del-
la famiglia, della maternità e della pa-
ternità, quindi anche delle donne. Del re-
sto i consultori si chiamano familiari ed
evidentemente il loro compito principa-
le è quello di sostenere le politiche fa-
miliari. Non vedo in questo una esclu-
sione delle donne perchè tutto questo
comprende e supera gli aspetti associa-
tivi femminili senza marginalizzarli”.
Giulia Rodano / IdV
“In un contesto di re-
gressione dei diritti, di
tentativi di imbavagliare
le libertà, la proposta
Tarzia riflette davvero lo spirito di que-
sto centrodestra. Un testo inemendabi-
le che, sotto il velo della difesa e pro-
mozione della vita, cerca di imporre per
legge comportamenti e mentalità. La
proposta trasforma i consultori: da ser-
vizi per la salute riproduttiva delle don-
ne e il sostegno alla procreazione re-
sponsabile a confusi centri tra la con-
sulenza e il sostegno familiare, di cui non
sono chiare né funzioni né strumenti. È
chiaro però il tentativo di controllare e
magari schedare i comportamenti, sia
delle donne che si rivolgono ai consultori
che degli operatori. Alle prime si vor-
rebbe imporre, per accedere alla legge
194/78, un ulteriore (e illegale, inutile)
percorso di dissuasione dalla scelta di
abortire, con esplicito e certificato ‘con-
senso informato’: una schedatura, oltre
che una sofferenza imposta a donne che
vengono considerate incapaci di decidere
responsabilmente. Ai secondi invece si
impone un comitato bioetico che do-
vrebbe vagliare i loro atti e i loro com-
portamenti. Il consultorio diviene ‘stru-
mento del compito generativo’. La sua
laicità viene minata dalle prime righe del-
la relazione: deve promuovere ‘valori eti-
ci’, non fornire servizi. Possono esservi
ammesse solo associazioni che condivi-
dano questa finalità: quindi ad esempio
non la Luca Coscioni o Vita di Donna. Col-
locati in un limbo giuridico che ne inde-
bolisce la rete, per i consultori diverrebbe
incerto anche il finanziamento pubblico:
i firmatari dicono che la legge li raffor-
zerebbe, ma non a caso tra le vittime dei
tagli del primo assestamento di bilancio
dell’era Polverini ci sono proprio loro”.
T. B.
PERCHÈ SÌ, PERCHÈ NO
Ecco la risposta, molto diversa, di due consigliere regionali alla domanda
“Perchè cambiare il DNA dei consultori del Lazio, il loro impianto
ideale e organizzativo e in funzione di quale obiettivo?”
za qualifica come il consulente familiare per l’accoglienza e il
coordinamento degli interventi, l’esperto in bioetica, esperti
in antropologia… Tutti questi esperti non hanno nessun titolo
ufficiale, non devono essere operatori sanitari né sociali, sa-
ranno scelti dalle associazioni e pagati dalla Regione. Infine,
si istituisce la detraibilità fiscale delle ore di volontariato in ma-
niera da retribuire le stesse associazioni. La difficoltà dei cit-
tadini è raggiungere operatori pubblici che siano abituati a ga-
rantire il rispetto delle leggi. È inquietante il fatto che le don-
ne nella proposta non vengano praticamente nominate. Si dice
che il consultorio sostiene la famiglia, la sua unità e la sua fe-
condità. Non esiste l’accoglienza alla donna in quanto tale. Se
una donna chiede l’ivg viene dissuasa o le si propone l’ado-
zione. Non viene rispettata la sua libera scelta, ma le viene im-
posta una visione del mondo che non è la sua”. n
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