Numero 8 del 2010
Idee in viaggio
Testi pagina 18
16 noidonne | luglio-agosto | 2010
riferimento con il territorio e il diletto dell’incontro
con i nostri simili; ci facciamo trasportare ovunque
ma restiamo sempre nello stesso luogo-nonluogo. La
figura del viandante romantico ed inquieto, alla ri-
cerca della ‘dimensione insondabile’ è in via di estin-
zione e suscita perlopiù un interesse divertito, quello
riservato all’esotico. Scrive Jack Kerouac nel suo ca-
polavoro “On the road”: “Dobbiamo andare e non
fermarci finché non siamo arrivati. - Dove andiamo?
- Non lo so, ma dobbiamo andare”. Questa neces-
sità di movimento istintivo e forzato sembra essere
riservata nella nostra epoca solo ai migranti; indivi-
dui che si spostano tra territori e culture, intrapren-
Federica Rigliani
LA MIA BOLIVIA ESISTE
Edizioni Tracce Pescara, pp. 112, Euro 12,00
Il viaggio come metafora,
esperienza, attraversa-
mento di mondi noti e
ignoti è un tema logoro e
troppe volte reiterato in
tanta, troppa narrativa
contemporanea, ma Ri-
gliani compie un’opera-
zione intelligente e sensi-
bile, nell’uso di un espe-
diente narrativo post-po-
stmoderno (internet e le e-
mail), in cui raccoglie e
racchiude, come in teche, racconti di una tradi-
zione antica e ancestrale, giunti identici a se stes-
si fino a noi. Il viaggio di Fedequerida, la prota-
gonista, è intro-esplorativo: vi si combinano, in
un insieme armonico, staticità e dinamismo. È fi-
sico attraversamento spaziale dei luoghi narra-
ti, preciso resoconto etnografico di riti di pas-
saggio, quello descritto nelle mail spedite dalla
Bolivia all’amica Amalia! È spirituale immersio-
ne nei propri gorghi e meandri, in cui echeggiano
stati d’animo paralleli, suoi e dell’amica. La nar-
razione è avvincente ed evocativa di emozioni,
luoghi, odori, sapori vissuti dalla protagonista.
E la lettura se ne giova, risultando godibile dal-
l’inizio alla fine. Sotto l’ombrellone o in valigia,
un compagno ideale per le prossime vacanze.
Rita Balestra
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LÀ IN MEZZO
AL MAR…
Una volta erano i lungi viaggi, tra i continenti. Periodi di set-timane in mezzo al mare, necessari a dimenticare il luogo di
partenza e cercare di figurarsi quello di arrivo, con la coscienza
che quel tempo sospeso in mezzo all’oceano era indispensabile
per raggiungere una nuova vita, una nuova nascita. Allora, sì, la
destinazione era l’obiettivo del viaggio degli emigranti, dei sol-
dati, di chi poteva concedersi un gran tour. Al giorno d’oggi in-
vece gusto e sapore, SPA e relax, casinò, karaoke, piano bar e so-
pra ogni cosa, la temibile animazione. La crociera, ai nostri gior-
ni, rappresenta la tipica vacanza di chi si muove nello spazio ma
resta inesorabilmente ancorato al suo mondo. Il giro di affari di
questi megacondomini galleggianti ha raggiunto, solo in Europa,
i 14,2 miliardi di euro di cui 4,3 miliardi in Italia (+9% rispetto al
2007), il paese che trae maggiori benefici economici da questa
industria (30% del totale 2008). In Europa sono tre i più grandi
cantieri navali in grado di costruire navi da crociera: l’italiano Fin-
cantieri, il gruppo norvegese Aker e il tedesco Meyer Werft. Fin-
cantieri, la fa assolutamente da padrone con una quota del 44%
del totale e lavora quasi esclusivamente per il gruppo Carnival
(che vale il 62% del fatturato); il gruppo norvegese Aker Yards
(quasi il 30% del mercato) per la Royal Caribbean e, tramite Aker
France, per Msc Crociere; il tedesco Meyer Werft (24% del mer-
cato) lavora sia con Royal Caribbean che con Carnival. Tutti e tre
insieme si dividono il 98% del giro d’affari mondiale delle navi
da crociera, che è pari a 22,7 miliardi di dollari.
Quanto di più lontano dall’idea di viaggio, inteso come ricerca e
incontro dell’alterità. Eppure gli appassionati di questo genere di
dendo viaggi che comportano una completa riconsi-
derazione della propria identità, dei propri stili di
vita, costumi, pratiche religiose. Sono persone sog-
gette ad una doppia privazione: alla perdita dei le-
gami con il proprio paese di provenienza si aggiunge
la difficoltà di trovare una collocazione nel paese di
destino. Dualità che possiamo ritrovare anche nei so-
stantivi che li definiscono: sono emigranti, per la pro-
pria società d’origine , e immigrati, per quella
d’accoglienza. Sono forse i simboli della modernità,
dello sradicamento che ci siamo imposti recidendo
completamente i legami con la terra, con i ritmi della
natura?
Il rapporto con la terra, con il continuo movi-
mento del pianeta, con l’alternarsi delle stagioni ci
appartiene geneticamente; per questo ci capita, nel
nostro affollato silenzio interiore, di sentire nostal-
gia di ciò che in realtà ancora non conosciamo. E i
nostri viaggi più belli non si concludono con il ri-
torno a casa. In questa epoca delle ‘passioni tristi’ il
viaggiatore non può tornare indietro.
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