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Numero 11 del 2012

Futura: Il domani che è tra noi / 3


Foto: Futura: Il domani che è tra noi / 3
PAGINA 18

Testi pagina 18

FOCUS @î‘ mG '



4 FUTURA / 8 pensieri-esperienze-tecniche

CHE BELLE QUESTE
NUOVE ITALIANE

Assegnato il primo Premio Melograno

istituito dalla Fondazione Nilde lotti
per promuovere l'incontro tra donne e associazioni

di Tiziana Bartolini

importante che i cittadini europei si
Esentano parte di una comunità che

condivide i valori fondanti della convi-
venza a partire da quelli civili. “La Carta dei
Diritti fondamentali dell’Unione Europea enun-
cia principi che dobbiamo conoscere nel loro
profondo significato e comprenderne le con-
seguenze. Affermare che i diritti sono uni-
versali e indivisibili e che sono riconosciuti
a ciascuna persona - e non solo ai cittadini
europei - prefigura le modalità di accoglienza
degli stranieri e indica gli assi dei singoli im-
pianti normativi." Renata Gottardi nella
Lectio Magistralis che ha aperto i lavori del-
l'incontro veneziano per il “Premio Melo-
grano 2012. Per una Rete delle Donne
del Mondo" ha delineato i| campo in cui

l’iniziativa specifica, e le attività della Fon-
dazione Nilde lotti, intendono inscriversi,
precisando che la visione di genere è un asse
portante della Carta, infatti “le donne hanno
dato battaglia pretendendo che nella Carta
si parlasse di diritti della persona e non del-
l'uomo." I| 19 ottobre scorso è stata una gior-
nata intensa di incontri e di scambi, di cono-
scenza e valorizzazione di percorsi femminili
intorno e dentro l’universo delle migranti.
Una raffica di testimonianze di italiane e stra-
niere hanno avuto un unico obiettivo: rac-
contare il percorso compiuto come donne e,
soprattutto, dirsi quanto altro ancora c'è da
fare. Insieme. Sì, perché “insieme abbiamo
costruito un pezzo della nostra emancipazio-
ne", come è scritto nella Carta di Venezia



redatta dalla Fondazione Nilde lotti, e perché
“crediamo sia importante riconoscere questa
interdipendenza, questo legame che ci unisce
le une alle altre". Come donne, ed è una
forza che occorre riconoscere e che c'è
bisogno di continuare a spiegare e a valoriz-
zare, “nel corso degli anni siamo state le
autrici seppur invisibili dell’Italia della convi-
venza”. Ecco, Venezia è stata una tappa pre-
stigiosa - come l’elegante sede della Biennale
Ca’ Giustinian con affaccio sul luccicante
Canal Grande - di questo cammino di donne.
Nel corso della giornata è stato presentato il
Primo Rapporto sull'associazionismo di
donne immigrate in Italia, realizzato anche
grazie alla collaborazione con il Comune di
Venezia, che è stato curato da Lea Battistoni
e Samia Oursana. Si tratta di una prima rico-
gnizione nell’ambito del progetto Rete delle
donne nel Mondo che la Fondazione Nilde
lotti ha messo tra i punti qualificanti della
sua agenda di lavoro e che ha confermato la
ricchezza dei mondi delle immigrate nel nostro



alcuni principi di base: la voracità delle banche per esempio, il
fatto che le banche siano strutturate sulla sfiducia, questo
toglie la possibilità del diritto umano al credito per coloro che
non hanno tutte quelle garanzie e beni al sole che il banking ri-
chiede, e rimangono lì come “pezzi di carne" di cui la società
non sa cosa fare. E a quel punto? Vengono relegati milioni di
esseri umani a ruolo residuale, non “servono", non possono
fare nulla e nell'inanità del loro vivere si deprimono, si ammazzano,
o muoiono rapidamente perché in quelle condizioni l'aspettativa
di vita è molto bassa. Povertà, esclusione, impossibilità di
rientrare in un circuito di relazioni e produttività, sono un
circolo vizioso.

Come elaborare un modello produttivo e di consumo
nuovo?

Noi veniamo da un modello di vita figlio di un conflitto tra lo
stampo anglosassone capitalista che intende produrre reddito
per il capitale, l'uomo è un self made che vince su tutto e su
tutti gli altri, l’altro modello è quello che privilegiava il collettivo
che prevale sull’individuo, Io umilia e Io annienta, dove Io spio-
naggio non ne consentiva espressione. I due schemi sono

0 noidonne | novembre-dicembre | 2012

entrambi mors tua vita mea. Dobbiamo puntare ad un modello
di società civile che parli di beni comuni, di beni relazionali,
dove i rapporti siano basati sullo scambio, un mondo che parli
di reciprocità, fiducia, sulla possibilità che tutti vincano, risolvendo
il conflitto di base secondo un modello winwin.

Questo è possibile e va tentato. II Microcredito, ripeto è uno
strumento che basa il suo successo sulla relazione di gruppo. In
America i gruppi hanno uno sviluppo rapidissimo e un tasso di
restituzione del 99%, pressoché totale. || gruppo si riunisce
tutte le settimane, la modalità è basata sullo scambio di idee, è
anche l'occasione dove rassicurarsi reciprocamente poiché par-
liamo di persone economicamente fragili, nel senso più com-
prensivo del termine intendendo tangibile e intangibile.

qui come si potrebbe tradurre questo modello nel
nostro Paese?

I| mio Dipartimento ha istituito un Master ad hoc, per formare
persone capaci di attivare forme di microcredito sul modello Gra-
meen e per imparare una sorta di metodologia sulla scorta di
quanto accade in USA, dove si crea una piccola comunità dei
Cinque che insieme alle altre comunità sviluppa al massimo grado
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