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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
PAGINA 18

Testi pagina 18

Il

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OBIETTURI. DI COSCIENZA?/ 2

SALUTE
RIPRODUTTIVA,
PRATICAMENTE
UN TABU

In un grande ospedale romano il reparto
delle interruzioni volontarie di gravidanza
ha organizzato anche un ambulatorio

per la contraccezione.

Conversazione con la ginecologa
Giovanna Scassellati

di Tiziana Bartolini

n Italia si parla tanto di famiglia, ma la contracce-
. l zione è ancora un tabù, nelle scuole non si fa edu-

cazione sessuale e infatti siamo l'ultimo Paese

europeo, dopo noi c'è la Grecia, per uso di contrac-
cettivi. Sulla pillola anticoncezionale ci sono ancora tanti pre-
giudizi". Giovanna Scassellati è ginecologa al San Camillo, uno
dei grandi ospedali della Capitale, è responsabile di un modulo
dipartimentale per la legge 194, centro di riferimento regionale,
e dal 1997 dirige il centro regionale perle mutilazioni genitali.
“Ci sarebbe bisogno di una politica sulla contraccezione e di fa-
mily planning, così come dell'agenda di gravidanza attivata in
alcune regioni (con Ie ostetriche figure di riferimento perle gra-
vidanze fisiologiche) e tutto programmato. Invece le donne nel
Lazio sono abbandonate a Ioro stesse e la maggior parte si ri-
volge ai ginecologi privati, in questo modo le donne delegano
mentre devono riprendersi i| controllo del loro corpo e della gra—
vidanza". È incredibile, ma Ia strutturazione della sanità in una
regione che per l'aborto con la RU486 obbliga al ricovero, no-
nostante non sia necessario e nonostante un deficit enorme
abbia imposto tagli drastici al servizio sanitario, non prevede al-
cuna attenzione particolare per le donne che vogliono avere
figli. Invece sono tanti gli ostacoli per le donne che decidono di
interrompere la gravidanza. A partire dalla disponibilità di pre-
sidi ospedalieri per arrivare all'alto numero di medici obiettori di
coscienza. Anni fa i ginecologi al San Camillo erano 30 e 2 pri-

G noidonne | aprile | 2012

mari, dopo i tagli e i pensionamenti ne sono rimasti 21 struttu-
rati nella maternità, di cui solo 3 non obiettori. Gli altri 18, pri-
mario compreso, sono obiettori di coscienza. “Ho scelto di non
essere obiettrice perché sono una donna e ho lottato per avere
l'aborto legale in Italia e la mia collaborazione con Simonetta
Tosi, Angela Spinelli e Serena Donati è stata importante per fare
iI nostro lavoro con un approccio scientifico e all'interno del si-



stema sanitario pubblico. Quando 10 anni fa ho ricevuto l'inca-
rico di dirigere la 194 ho ereditato un reparto dove si facevano
solo aborti e ho strutturato un lavoro sulla salute riproduttiva fa-
cendo un ambulatorio di contraccezione, stimolando i colleghi
ad andare ai congressi, collegandoci alla federazione interna-
zionale. Questo ci ha aiutato moltissimo a superare l'isolamento
in cui in Italia operano i medici che operano sulla salute ripro-
duttiva. Lavorare in team ci aiuta molto, anche valorizzando le
infermiere e le mediatrici culturali; ogni due settimane si fa la
riunione del reparto e si discute su come fronteggiare le situa-
zioni, siamo intercambiabili e questo evita la ripetitività del Ia-
voro e giova alla funzionalità del reparto". Tornando agli
obiettori di coscienza, se abbiamo capito bene solo 3 ginecologi
sono non obiettori al San Camillo, come mai? “Alcuni sono stati
assunti con la 194 e poi, una volta stabilizzati, hanno messo
l'obiezione. Oggi siamo in 3 perché i2 colleghi hanno un con-
tratto a termine (tra l'altro sono più di 1O anni che lavorano
senza tranquillità) legato alla 194. Il modo per avere Ia certezza
che non mettano l'obiezione una volta assunti, cosa che auguro
loro di cuore, è che nel contratto definitivo sia prevista una clau-
sola precisa a questo proposito". Ma qual è la situazione negli
altri ospedali della regione? “La percentuali di obiettori di co-
scienza è altissima, tra l'altro sono gli stessi che fanno le dia-
gnosi prenatale o l'ecografia morfologica e poi, di fronte alla
necessità di un aborto terapeutico, abbandonano le donne al
loro destino e spesso anche oltre i termini delle 21 o 22 setti-
mane. Se hanno disponibilità economica quelle donne vanno al-
l'estero, ma in questo modo a tutte è negato un diritto previsto
dalla legge. I primari nel Lazio sono tutti obiettori, e da quello
che so la situazione è la stessa in tutta Italia". Perché, secondo
lei? “Non saprei dire, non è previsto da alcuna legge. Certo non
è un caso, è come se fosse una condizione per fare carriera,
anche nelle struttura pubbliche". Il trentennale percorso pro-
fessionale della dottoressa Scassellati è maturato all'insegna di
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