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Numero 10 del 2015

Madri


Foto: Madri
PAGINA 18

Testi pagina 18

16 Ottobre 2015
questione dell’informazione vale la pena di soffermarsi, perché
davvero quello che non manca ed è a portata di mano è pro-
prio la possibilità di conoscere e avere notizie, contenuti, espe-
rienze, indirizzi… “Questa è una questione centrale. Un conto è
essere inondati di informazioni, altro è essere informate. Se
trenta anni fa la donna-tipo che veniva al Melograno aveva me-
diamente 25/27 anni e chiedeva di essere rassicurata circa le
sue conoscenze non so, sul tipo di parto o sull’allattamento al
seno, oggi le ragazze che si rivolgono a noi hanno circa 35 anni
e non sanno scegliere tra la marea di informazioni cui hanno
accesso”. Perché non sanno scegliere? “Perché non hanno
valori di riferimento, non hanno le basi teoriche per poter sce-
gliere per sé, troppe informazioni e poca consapevolezza di sé.
Da noi trovano chi offre loro spiegazioni e soprattutto gli stru-
menti per poter scegliere consapevolmente. La maternità per
le giovani donne occidentali di oggi da destino è diventata una
scelta. Sessualità, piacere, differenza, autodeterminazione do-
vrebbero essere acquisite. Ma diventare madre, acme della
‘creatività’, è vissuto come ‘perdita’. Donne in teoria libere di
scegliere, di decidere, di essere se stesse divengono timorose,
si sentono impreparate a convivere con la forza dell’evento ma-
ternità, con il dolore e con la gioia, con la grande potenza”.
Quindi arriviamo al punto in cui matura la scelta nell’intimo, no-
nostante tutto e forse approfi ttando di un temporaneo black out
della razionalità…. “Sì, arriva il momento in cui nasce il deside-
rio nella donna o nella coppia, di avere una
relazione con una creatura nuova che hai
messo al mondo tu. Se la scelta arriva
tardi, a volte è necessario il ricorso alla
fecondazione assistita, fenomeno
che sta crescendo in maniera espo-
nenziale. Quando poi arriva la gravi-
danza, nascerà quello che viene de-
fi nito ‘il bambino prezioso’”. Che si
intende con questa defi nizione? “Il fatto
che quella gravidanza passi attraverso
un intervento esterno, doloroso, costoso,
rende tutto più faticoso. Diventa una meta da rag-
giungere a tutti i costi, quasi un accanimento perché ti dici
‘adesso che ho deciso, lo voglio a tutti i costi, ce la voglio
proprio fare’. Questa è una differenza notevole rispetto al
passato e tutta la relazione della mamma con quel bambino
sarà con un essere che ti sei guadagnato a forza, non un
dono che ti è arrivato”. Con quali ripercussioni nella relazio-
ne madre-fi glio? “Vediamo una sorta di modifi cazione nella
relazione; nel pensiero è come se fosse qualcosa di fragile,
da proteggere maggiormente”. Andiamo verso un mondo
popolato sempre più di soggetti che non sono semplice-
mente bambini, ma sono ‘quei bambini’, sono ‘il bambino’
che ho voluto e che fi nalmente è nato. Qui si apre un’altra
GIOIA,
DOLORE
E POTERE
DELLA
GRAVIDANZA
Le donne d’oggi quando affrontano la gravidanza
sembrano più timorose, più impreparate a convivere con
la forza dell’evento maternità, che è dolore, gioia, grande
potere; sembrano meno in grado di trovar da sé la propria
modalità. Sembrano più dipendenti dal parere medico,
più propense ad affidarsi.
Il ritmo biologico della fertilità sembra non coincidere
più con il tempo del desiderio, il modo di vivere impone
al corpo e alle menti storture che non rispettano le
scadenze dei cicli di vita, con il conseguente aumento
della dipendenza dal sapere medico, dalle promesse
suadenti della scienza e della tecnica.
La maternità è seguita in modo quasi esasperato dal
punto di vista medico: visite continue, esami costosi,
all’inseguimento di sicurezza e di ‘risultato’, continue
intrusioni e continue pre-dizioni, trasformando quelle
che dovrebbero essere opportunità in obblighi (e chi
vi si sottrae viene tacciata di irresponsabilità, invece
che di assunzione di responsabilità, in nome di un
figlio la cui salute pare interessare molto fino a che è
embrione, salvo poi, come la donna, non essere più
‘interessante’ una volta nato).
La diagnostica prenatale implica un nuovo ‘mito’
della ‘sicurezza’ (parola magica del nostro vivere
quanto più aumenta la precarizzazione, insicurezza
per antonomasia): quanto più vi sono possibilità
diagnostiche, tanto più si estende l’obbligo di pre-
venire: è la tecnica a ridefinire la responsabilità,
piegandola a sé e ampliandola in modo abnorme.
Indotte a leggere come libertà femminile la possibilità di
‘estraniarsi’ dall’esperienza ‘acquistando’ al mercato della
salute un parto programmato, breve, indolore, o vivendo
come libertà femminile il fatto di farsi togliere dalla pancia
un bambino con un taglio chirurgico o che, invece di
essere dentro l’esperienza straordinaria del parto, le
donne scelgono di viverla anestetizzate, rese ancora più
deboli e passive.
Tiziana Valpiana
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