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Numero 4 del 2015

Cibo nemico - anoressia bulimia


Foto: Cibo nemico - anoressia bulimia
PAGINA 18

Testi pagina 18

16 Aprile-Maggio 2015
Qual è la genesi e la progressione dei disturbi?
Sono disturbi multifattoriali, cioè che emergono quando sono
presenti più fattori: psicologici, genetici, traumatici, abitudini
alimentari e anche fattori familiari. Ma la famiglia non è più -
come si pensava in passato, erroneamente - responsabile in
modo diretto. Le famiglie hanno un ruolo importante, invece,
quando i figli si ammalano perché se collaborano e sono pro-
tagoniste della terapia, se sono attente e partecipative portano
un contributo fondamentale alla guarigione.
Come reagisce il contesto sociale a questa pa-
tologia?
Inizialmente si sviluppa una sorta di complicità sociale, perché
la magrezza è un valore per tutti. Quindi quando la ragazza co-
mincia a perdere peso viene premiata sul piano sociale, tutti le
dicono che sta bene, che è carina così magra… questo aggra-
va la situazione perché rafforza la tendenza in atto. È una fase
che chiamiamo ‘luna di miele’ con la malattia: la ragazza ha
tutti i vantaggi. È in questa fase che cominciano i guai perché
si hanno tutti gli effetti negativi sul fisico. Poi arrivano i cambia-
menti di carattere e gli effetti collaterali negativi. A quel punto
il contesto comincia ad avere un atteggiamento negativo. Ma
ormai il danno è profondo.
In più di dieci anni nella residenza di Palazzo
Francisci quali evoluzioni ha potuto osservare?
Palazzo Francisci è stata la prima struttura pubblica italiana
di questo tipo e da subito ci siamo trovati di fronte ad un pro-
blema enorme che neppure noi pensavamo avesse questo
impatto. Era la fase in cui stava esplodendo l’epidemia iniziata
in Italia alla fine degli anni ’90. In questi dieci anni le terapie si
sono molto specializzate e otteniamo risultati confortanti. Oggi
si può tranquillamente guarire, l’importante è iniziare le cure
prima possibile. Se si interviene nel primo anno le possibilità di
guarigione sono del 99%. Dopo i tre anni di malattia è un poco
più complicato guarire perché le ossessioni si sono radicate.
Considerate le cause, che sono i modelli
dominanti, è proprio sul piano culturale e
della prevenzione che occorre agire. Cosa si
sta facendo?
C’è un piano nazionale e molte regioni sono impegnate in un
lavoro di contrasto che si sviluppa: nella scuola, nel mondo dei
mass media, nel mondo dello sport e nella Diet Industry. Su
queste grandi aree si stanno realizzando progetti di prevenzione
perché, se è vero che abbiamo fatto passi in avanti nelle terapie
ottenendo alte probabilità di guarigione, rimane il problema del-
la presenza e dell’impatto dei fattori di rischio. E l’epidemia non
si riesce a fermare. Noi continuiamo a lavorare su alcuni fattori
protettivi e sulle diagnosi precoci, ma per rallentare o fermare
l’epidemia occorre intervenire sui modelli culturali.
Nel sito www.disturbialimentarionline.it il
Ministero della Salute pubblica una mappa dei
punti di riferimento regione per regione. La
situazione si presenta molto differenziata…
Ci sono centri un po’ in tutta Italia, ma ci sono molte differen-
ze tra regione e regione con carenze al sud, ma non solo. A
Roma, per esempio, non ci sono strutture riabilitative come la
nostra, i centri sono prevalentemente ambulatoriali o ospeda-
lieri . Questo determina una certa migrazione di chi non trova
I DISTURBI
DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
I disturbi del comportamento alimentare in Italia
colpiscono oltre tre milioni di persone (il 90% sono
donne). I decessi sono circa 300mila.
Sono di 3 tipi. L’anoressia nervosa (rifiuto del
cibo, vomito indotto, iperattività fisica. Incidenza
del 30%). La bulimia e il binge eating disorder
(disturbo da alimentazione incontrollata) nel 70%
dei casi. Con la bulimia si riscontrano abbuffate
patologiche compulsive con metodi di compenso
(vomito indotto anche 10 volte al giorno, iperattività
fisica, lassativi, diuretici). Nel binge eating disorder
ci sono le grandi abbuffate senza metodi di
compenso.
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NUMERO VERDE
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