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Numero 4 del 2007

Al centro dell'attenzione


Foto: Al centro dell'attenzione
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Testi pagina 17

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noidonne aprile 2007 17
biare realmente il nostro paese. Mi rendo conto, pe-
rò, che questa moltitudine di donne immigrate ser-
ve... ad aprire gli occhi. Qualcuno doveva fare questo
passo, offrire una lezione alle generazioni future. Ma
chi ha fatto questo passo? I più deboli o i più forti? I
più deboli, o chi come me, non voleva accettare
compromessi per diventare più forte?
Io in Italia ho scoperto molte cose. Ho conosciu-
to un'altra Italia, non quella dei libri, non solo la sto-
ria, i monumenti e l'arte. Ma anche i problemi dei ric-
chi, le lacrime dei famosi, la solitudine dei genitori
con 4-5 figli. Poi l'incertezza dei giovani, la poca fe-
de. Un'altra grande delusione è stata la legge Bossi-
Fini, non ci credevo: una legge così in un paese de-
mocratico! Attraverso il lavoro di assistente familia-
re (badante) ho conosciuto il vero-altissimo prezzo
della libertà. L'uomo libero non sa quanto è cara la li-
bertà! Ho conosciuto meglio me stessa, le mie forze,
le debolezze. Ho imparato la pazienza ed il coraggio,
dire 'si' e 'no' in modo indipendente. So che da un
giorno all'altro la vita può cambiare radicalmente, bi-
sogna essere pronti e non mollare. Ho imparato a
non avere paura di cambiare. Che ci sono parole, co-
me solitudine e 'nostalgia-canaglia', disperazione e
piacere che hanno significato diverso quando le tro-
vi sul dizionario, rispetto a quando macinano il tuo
cuore. Quanto è caro un saluto, un sorriso, una
stretta di mano sincera... Il tempo trascorso in Italia
mi ha aiutato a crescere, a diventare matura e indi-
pendente. Come se avessi fatto un'altra università.
L'università della vita come prova di resistenza. Non
potrei mai (adesso, non prima) disapprovare una per-
sona che si è addormentata su una panchina, 'sarà
stanca - penso - non avrà la propria casa'. Così come
chi mangia per strada 'avrà fame -mi dico- non avrà
tempo per fermarsi'. So che ognuno di noi ha le sue
ragioni, chi ride e chi piange, chi urla e chi sussurra.
Così come quella che porta il burqa e quella che in-
vece indossa la minigonna e ha l'ombelico scoperto.
Ed è giusto così, ognuno ha le sue ragioni.
Rispetto a cinque anni fa, oggi sono un'altra per-
sona. Più forte, matura, decisa e pratica. Ho perso
tante cose alle quali tenevo eppure mi ritengo fortu-
nata. Ho incontrato persone meravigliose, che mi
hanno regalato amicizia, rispetto sostegno e com-
prensione. Gli voglio molto bene e prego per loro.
Ringrazio tutti coloro che mi conoscono. Questa
esperienza, ripeto, se non mi ha arricchito material-
mente (come speravo) mi ha arricchito spiritualmen-
te. Adesso scrivendo, sorrido. Sorrido a te, Italia".
"Quando non c'era nulla ci chiedevamo dove pote-
vamo andare, ho camminato per tutta la città. Giravo
per scaldarmi i piedi, non potevo rientrare perché era-
no le ore libere. Così ho conosciuto ogni singolo ango-
lo di questa città, ho sofferto la mancanza di un posto
dove non ci si può fermare. Anche soltanto per andare
in bagno dovevano andare in stazione perché lì era
aperto. Molte persone si chiedono cosa hanno gli ex-
tracomunitari nei sacchetti di plastica che portano con
sé, ma se uno esce tutto il giorno e non ha un luogo in
cui ripararsi, cosa porta con sé? Un maglione per co-
prirsi se c'è freddo, una bottiglia d'acqua, un panino,
un libro, un giornale da leggere. Quando stai un gior-
no intero fuori di casa non sai dove lavarti le mani,
provi umiliazione e vergogna … I momenti liberi sem-
brano la vita da vagabondo fatta da persone che non
vogliono fare i vagabondi".
"Si, c'era bisogno del Madreperla perché prima l'u-
nico punto di riferimento era il parco. Vengo qui per in-
contrare i miei amici, organizzare delle feste. Qui mi
sento come a casa mia, è tranquillo, c'è la macchina
da cucire se vogliamo qualcosa, c'è la televisione
quando arriva una cassetta da casa con le nozze o un
battesimo di nipotini. Veniamo qui e le guardiamo in-
sieme".
"Mi piace quando ci invitano a qualche festa, come
al circolo Orologio. Certe volte finiamo a cantare con
musicisti italiani. Al Madreperla abbiamo fatto bellis-
sime visite guidate ai musei, poi sono venuti a raccon-
tare la storia di Mantova, Bologna e Ferrara. Abbiamo
fatto escursioni in città, un giorno mi piacerebbe fare
visite serali, passeggiare, guardando le stelle… Quan-
to mi manca!"
"E' difficile raccontare lo spirito e il valore di un po-
sto fatto di cose semplici come festeggiare un com-
pleanno o piangere senza provare vergogna".
"Qui al Madreperla ho potuto riflettere sulla nostra
condizione. Io credo che la migrazione dei popoli ci sia
sempre stata. Dobbiamo cooperare insieme. Ci sono
storie bellissime come quella di una donna che è tor-
nata in Ucraina per le vacanze estive, si è portata con
sé il suo anziano. Pensate, una badante e il suo vec-
chietto in ferie insieme. Lui è in carrozzina e ha visto le
città dove siamo nate, ha incontrato il marito e i figli
della signora che si prende cura di lui".
"A Reggio quando ti prendono in casa diventi parte
della famiglia. Per la mia signora io sono come una fi-
glia… Certe volte quando torniamo a casa siamo feli-
ci e siamo tristi… Siamo felici perché torniamo dai no-
stri figli ma siamo anche tristi perché per qualche set-
timana ci allontaniamo dalle persone a cui vogliamo
bene".
Frammenti di vita
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