Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 1 del 2007

Che sia un anno di PACS


Foto: Che sia un anno di PACS
PAGINA 17

Testi pagina 17

noidonne gennaio 2007 17
Hanno ricevuto il premio "Città diModena" 2006, il 21 ottobre scorso,
i due progetti legati a percorsi di aiuto e
sostegno alle donne in difficoltà "Aiuta-
re ad aiutarsi" e "Relazioni solidali tra
donne sole e con bambini/e", promossi
nel 2005 dall'Associazione Gruppo
Donne e Giustizia di Modena in colla-
borazione con Provincia e Comune di
Modena. Il concorso è stato indetto dal
Comune di Modena per premiare i pro-
getti di particolare valore per la vivibili-
tà e sicurezza della città. I due percorsi
di auto-mutuo aiuto nascono dai biso-
gni emersi dallo studio annuale condot-
to dall'Associazione sull'utenza di
"Ascolto Donna" e dei servizi gratuiti di
consulenza legale e psicologica offerti
dell'Associazione. I dati dell'analisi con-
fermano l'aumento delle difficoltà e del-
le richieste di aiuto da parte di ampi
strati della popolazione femminile mo-
denese. In particolare, il disagio è una
conseguenza della difficoltà della don-
na ad affrontare la dipendenza psicolo-
gica dall'ex partner e dal progetto di vi-
ta comune ormai fallito, che si accom-
pagna a uno stato di solitudine e isola-
mento sociale. E che spesso si somma a
difficili condizioni personali, economi-
che e di gestione familiare, vissute da
donne relativamente giovani, rimaste
sole con bambini/e da crescere e accudi-
re in assenza o dopo la separazione dal
marito/compagno che elude le proprie
responsabilità nei confronti dei figli.
Hanno partecipato ai gruppi 22 utenti
dell'Associazione modenese, di cui 12
nel gruppo "Aiutare ad aiutarsi" e 10 nel
gruppo "Relazioni solidali tra donne so-
le e con bambini/e. Alcune partecipanti
hanno avuto difficoltà a collocare i pro-
pri figli, una soluzione è stata indivi-
duata nel progetto "Voucher di cura",
avviato dal Centro Documentazione
Donna di Modena che ha messo a dis-
posizione del gruppo una baby-sitter ne-
gli orari di riunione. I percorsi hanno
previsto il coinvolgimento di tre figure
professionali per ogni gruppo, sei in to-
tale: la psicologa/facilitatrice, l'opera-
trice osservatrice/partecipante e l'opera-
trice con compiti di segreteria. Dalla co-
noscenza reciproca, avvenuta con i rac-
conti personali, l'esposizione delle pro-
prie aspettative, di paure e dolori, si è
passate ad un'analisi delle difficoltà
personali ed oggettive. Ogni donna ha
messo a disposizione delle altre le pro-
prie risorse, in un percorso di sviluppo e
rafforzamento delle proprie potenzialità
e delle strategie psicologiche, cognitive,
emotive e comportamentali utili a supe-
rare le difficoltà e a ricercare soluzioni
Si è intensificato fra loro un sentimento
di solidarietà che le ha portate a scam-
biarsi i numeri di telefono e a ritrovarsi
al di fuori del gruppo per incontri ami-
cali o di aiuto.
Oltre la solitudine
Modena
il premio "Città di Modena" ai
percorsi di aiuto e sostegno alle
donne in difficoltà
Daniela Ricci
Idee
Un domani senza paure
Le donne oggi si ammalano di disagio mentale e sono perlopiù spaventate da
un settore, quello degli psichiatri e degli analisti, governato dai maschi e dal
potere medico. Le battaglie più difficili sono proprio quelle tese ad affermare
che il malessere femminile non affonda le sue radici in cause biologiche (i cicli),
né fisiche, né naturali, ma si lega al concetto di ruolo femminile e al quotidia-
no logorio delle donne bistrattate tra cura e lavoro, tra doveri coniugali e
materni.
Il dato parla chiaro: più di tremila donne, di età e condizione sociale differen-
ti, con diverse patologie che vanno dalla depressione alle nevrosi conclamate,
dalle psicosi alle situazioni di crisi personale, consumano più psicofarmaci così
come risulta anche dalle statistiche internazionali. Le cause della malattia sono
allora da ricercarsi nelle modalità con cui la donna, attraverso l'educazione, i
modelli, i mass media vive la propria condizione di genere. Il ruolo materno è
presente nell'antiruolo, in quello della donna emancipata ed in carriera: le
donne, anche se lavorano, non possono dimenticarsi di attenersi ai canoni della
femminilità. Di disagio si soffre quando una donna, per affermare se stessa e le
proprie esigenze di autoaffermazione, si ritrova sola, sia rispetto agli uomini,
sia rispetto alle altre donne che non condividono le stesse scelte. Ma altret-
tanto malessere si produce quando il modello materno e femminile, general-
mente condiviso, quello della ablativa disponibilità dell'essere al servizio dei
bisogni degli altri, è latamente rischioso per l'integrità psichica della donna per-
ché porta all'annientamento e alla distruzione di sé e delle istanze di ricono-
scimento, dall'altra l'autoaffermazione inducono sempre più spesso al discono-
scimento sociale come donna e inducono all'isolamento. Insomma all'origine
sta sempre la tendenza diffusa a negare il malessere e le sue ragioni che stan-
no spesso nel sovraccarico di lavoro familiare e nel disconoscimento di interes-
si e bisogni personali. Ci è dato di affermare che il disagio psichico di norma
scaturisce dal mancato riconoscimento di una condizione di oppressione quo-
tidiana. Epperò mi preme dire che il malessere non è già malattia: quel sinto-
mo, quella crisi deve darci la spinta per interrogarci su ciò che vogliamo nel pro-
fondo di noi stesse. In fondo una notte oscura non è un problema da risolvere
o una malattia da curare ma una potenziale fonte di ricchezza. Ed è proprio
questo il nocciolo del viaggio notturno di tante donne: rinascere a se stesse,
alla riscoperta della propria esistenza. La promessa è entusiasmante, ma com-
porta anche gravissimi rischi. Rifiutando una vita anonima, ognuna di noi, ne
sono convinta, coglie l'occasione di partorire la propria unica e irripetibile indi-
vidualità.
Catia Iori
\


©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®