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Numero 5 del 2008

Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato


Foto: Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
PAGINA 17

Testi pagina 17

noidonne maggio 2008 17
Ormai da diversi anni, gli storici deldiritto stanno ricostruendo il gra-
duale processo della morte dell'autorità
paterna mentre sociologi e psicologi si
dedicano allo studio della moltiplica-
zione dei ruoli attribuiti ai padri. E' in
questo contesto teorico che si colloca il
volume di recente uscita 'Paternità e la-
voro' (ed Il Mulino), curato da Laura
Calafà (professoressa associata di Dirit-
to del Lavoro nell'Università di Verona),
che prende spunto dalla ricerca condot-
ta per la Commissione Europea dal tito-
lo "More than one day daddy" sul tema
di paternità e lavoro.
E' dall'inizio degli anni '90 che, alla
luce delle analisi delle trasformazioni in
atto, nei documenti dell'Unione Europea
inizia ad essere introdotto il termine
"conciliazione", intendendo con questo
la predisposizione di direttive, informa-
tive, raccomandazioni, suggerimenti ai
Paesi membri affinché adottino misure
che sostengono la combinazione tra la-
voro pagato e responsabilità di cura e
tutte le strategie tese a conciliare le do-
mande oppositive di tempo al fine di
rendere meno drammatico il conflitto
sul tempo della vita quotidiana. Come
base teorica delle azioni politiche si as-
sume che il piano di intervento a favore
dell'occupazione non possa essere sepa-
rato da dimensioni più ampie, quali il
piano della famiglia, dei servizi sociali,
dei tempi e degli orari. Occorre tenere
insieme, 'a causa' della presenza delle
donne e 'per favorire' questa presenza
delle donne nel mercato del lavoro, pia-
ni finora tenuti separati, con l'obiettivo
di coinvolgere anche gli uomini in que-
ste politiche.
Nel libro autrici ed autori, chieden-
dosi se sia ancora corretto considerare
la presenza paterna indispensabile ma
"integrativa" rispetto a quella materna,
analizzano le leggi e le buone prassi che
vengono messe in atto in Europa per
consolidare la parità tra i due ruoli. In-
dagano sulla conciliazione condivisa e
sulla paternità nel diritto comunitario,
con interessanti apporti del diritto pri-
vato, della giurisprudenza costituziona-
le e della sociologia.
Appare dunque come utile lettura di
approfondimento, in risposta al bisogno
di informazione sentita oggi nel conte-
sto italiano, anche a fronte di una nuo-
va discussione politica sul tema di una
maggiore contribuzione ai congedi pa-
rentali richiesti da madri e padri che la-
vorano.
La conciliazione dei padri
Lavoro e famiglia
Rosa M. Amorevole
i servizi sociali, i tempi e gli
orari sono chiamati in causa
insieme ai congedi parentali
Germania: 1 neopadre su 10 prende il congedo
Dal 1° gennaio 2007, quando la nuova legge è entrata in vigore in
Germania, un neopadre su dieci ha chiesto il congedo. Il triplo di quan-
to succedeva prima.
Erano il 6,5% all'inizio del 2007, sono il 9,5% alla fine, con punte del
12% a Berlino e in Baviera. Quello che colpisce è la metamorfosi cultu-
rale: il padre che resta a casa è cool. Non sono gli ultimi della classe (e
delle classi) a rimanere coi figli, ma piuttosto padri con solide professio-
ni e ottima istruzione.
Francia: 2 papà su 3 stanno a casa per 14 giorni
Tre pagati dal datore di lavoro e 11 retribuiti all'80% dello stipendio, e
comunque per un importo non superiore a 2500 euro, attraverso un
fondo messo a disposizione dal ministero della Famiglia. Piace molto ai
papà francesi più giovani il congedo di paternità: lo prende il 75% di chi
ha tra i 30 e i 34 anni. Scende al 60% tra i neopadri 35-39enni. Per i
gemelli si può arrivare fino a 18 giorni, più i tre offerti dal datore di
lavoro ma per tutti è necessario usufruirne entro i 4 mesi dalla nascita
del bambino.
E' il congedo di paternità - introdotto nel 2002 - secondo un'indagine
pubblicata da Le Monde ha avuto un grande successo, anche se resta la
disparità tra pubblico e privato.
Italia: solo 4 padri su 100 usufruiscono
del congedo parentale
Secondo i dati Inps, nel 2006, nel settore privato (esclusa l' agricoltu-
ra) i dipendenti che hanno chiesto qualche mese di permesso per fare
i papà sono stati 10.797. Solo poche centinaia in più rispetto al
2005, anno in cui i congedi al maschile si fermarono a quota 10.122.
I papà che sfruttano i congedi arrivano, se va bene, a essere quattro
su cento. Esattamente la stessa percentuale del settore pubblico. E
questo nonostante nel pubblico impiego anche gli uomini abbiano
diritto ad un mese a casa a stipendio pieno (di solito i congedi paren-
tali sono retribuiti al 30%). Nell' agricoltura i papà che dedicano
qualche settimana ai figli non esistono: nel 2006 sono stati due in
tutta Italia.
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