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Numero 2 del 2008

Politiche scomode


Foto: Politiche scomode
PAGINA 17

Testi pagina 17

noidonne febbraio 2008 17
minarsi, anche e soprattutto quando
questo significa entrare in conflitto con
le comunità di appartenenza. Un com-
pito assai arduo, visto da una parte la
diffidenza di parti di femminismo e,
inoltre, l'apatia e l'incompetenza istitu-
zionale.
" Trama è stato ed è da dieci anni un
tentativo di dare corpo e voce ad altre
parole e a vite spezzate, un luogo molto
abitato e uno spazio di riflessione posi-
tiva, luogo di storie che non sanno più
rimettere insieme i pezzi e un luogo do-
ve è possibile praticare un continuo ri-
adattamento. Non tanto delle nostre
posizioni, ma anche dell'habitat, del
modo di stare insieme rispetto alle esi-
genze nuove che via via
si presentavano - spiega
Tiziana Dal Prà, che di
Trama è una delle fonda-
trici -. Il nostro è un la-
voro che svolgiamo spes-
so in un deserto di solitu-
dine sia politica che eco-
nomica, perché se la que-
stione interculturale non
è di certo nell'agenda dei femminismi al-
trettanto vale per l'agenda delle istitu-
zioni. Si confondono politica e servizi: i
servizi da soli non bastano, serve far ca-
pire che il lavoro da fare sull'immigra-
zione non è solo erogazione di servizio,
ma è soprattutto creare cittadinanza e
dentro la cittadinanza formare consa-
pevolezza dei diritti delle donne. Trama
è depositaria di nodi cruciali, tra i qua-
li quello più spinoso riguarda proprio i
diritti femminili, e la loro nominazione.
Abbiamo raccolto l'eredità più impor-
tante e anche più disattesa del pensiero
femminista: il personale è politico. Se
tengo mia moglie dentro case e le impe-
disco di uscire, di mangiare, di educare
i bambini io lo chiamo sequestro di per-
sona e questo è duro da dire perché il
discorso scivola presto sul fatto che so-
no culture 'altre' che comunque in tutte
le famiglie, anche quelle italiane, ci so-
no problemi. La nostra peculiarità è pro-
prio questa, evidenziare che è necessa-
rio il cambiamento, così come tra i na-
tivi e le native, tra di noi, così anche
nelle comunità migranti".
All'incontro di Imola c'erano le po-
che, ma molto attente, realtà sparse in
Italia che lavorano sulla questione mi-
grante dal punto di vista delle donne:
Acmid, associazione di donne maroc-
chine, Candelaria, Cisda (coordina-
mento aiuto donne afgane), Amnesty.
Da Imola nei primi mesi del nuovo an-
no partirà la costruzione di una rete
che, avendo a disposizione l'enorme pa-
trimonio costruito da Trama di terre di-
venti un soggetto collettivo in grado di
diventare punto di riferimento per tutte,
migranti, native, e soprattutto giovani
donne e uomini delle seconde generazio-
ni, che costituiscono il vero banco di
prova dell'integrazione.
un tentativo di dare corpo e voce ad altre parole
e a vite spezzate, un luogo molto abitato e uno
spazio di riflessione positiva
Come è difficile per noi donne far sentire la nostra voce più autentica a prescindere dallo ste-
reotipo che ci vuole o arrendevoli e poco assertive o maschiacce e con gli attributi. La natura-
le bellezza di una donna, spesso accompagnata dalla grazia con cui la vita si fa cultura al fem-
minile, è spesso tranciata da una mise al maschile sempre più tronfia, da linguaggi scurrili e
volgari, dall'aggressività incapace di ascoltare empaticamente le ragioni dell'altro. Credo che
una donna possa e debba rimanere se stessa, senza pagare un prezzo troppo alto, solo se si fa aiutare dalle altre, quelle
"che ce l'hanno fatta" o che pensano di condividere esperienze di successo. Quando una donna raggiunge posizioni di ver-
tice non può non voltarsi indietro e guardare alle altre, quelle che ancora arrancano, quelle che non credono nei loro ta-
lenti o hanno perso la capacità di sognare e fare progetti. Colei che acquisisce potere, solitamente appannaggio dei ma-
schi, non può dormire sonni tranquilli se non recupera il dna delle sue lotte, con la consapevolezza che un'aspettativa rea-
lizzata si possa trsformare in un modello di esperienza e di impegno fecondo per tutte le altre. Guai a quelle, e ce ne so-
no tante, che si dimenticano da dove vengono perché fanno del male a loro stesse in primis e deludono a livelli esponen-
ziali tutte le altre. Per una donna brava, oltre alla tenacia e all'impegno continuo, serve anche uno sponsor, non in senso
clientelare ma qualcuno che ti riconosca, che creda in te, che ti costruisca le occasioni e ti metta nei posti che contano in
termini di visibilità. Se al cancello del tuo sviluppo professionale sta un uomo oscurantista puoi star certa di sentirti un
nulla se non ti adegui alle sue aspettative. Mortificanti e improponibili. Quindi una via di uscita c'è sempre se si guarda al
futuro con ottimismo e prudenza: guardare ai giovani padri che potrebbero fruire dei congedi parentali ed equilibrare i ca-
richi familiari, cercare donne di valore a cui attaccarsi per poter fare emergere i propri naturali talenti, stare in rete con al-
tre donne e non temere mai, dico mai, di osare perché l'audacia aiuta sempre e regala un senso di sana consapevolezza di
esistere, di esserci e di avere il proprio personalissimo canto da intonare sul palcoscenico della propria vita. Coraggio a tut-
te e buon anno amiche mie!!
Se una donna ce la fa
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