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Numero 1 del 2008

Siamo in movimento


Foto: Siamo in movimento
PAGINA 17

Testi pagina 17

noidonne gennaio 2008 17
wText?tipodoc=Sindisp&leg=15&id=
268278) è stato impegnato il Governo a
"introdurre negli atti e nei protocolli
adottati dalle pubbliche amministrazio-
ni una modificazione degli usi linguisti-
ci tale da rendere visibile la presenza di
donne nelle istituzioni, riconoscendone
la piena dignità di status ed evitando
che il loro ruolo venga oscurato da un
uso non consapevole della lingua". Ma
tutto questo non basta: è necessario un
atto ufficiale della Ministra Pollastrini.
Nei paesi europei viene usato il fem-
minile?
Sì, ed è anche regolamentato dalle
istituzioni. Per fare qualche esempio, in
Francia, in Austria, in Svizzera si usa
normalmente il linguaggio 'di genere'
anche negli atti ufficiali..
Qual è il ruolo dei libri scolastici nel-
la formazione di un linguaggio al di
là degli stereotipi?
Quello di offrire sia un linguaggio
esemplare per quanto riguarda il rispet-
to dell'identità di genere, sia contenuti
coerenti con questa impostazione. Ethel
Serravalle nell'Introduzione al 'Codice
di autoregolamentazione del Progetto
Polite' (che rappresenta ancora un pun-
to di riferimento prezioso e, direi, unico
per gli editori italiani) sottolinea l'im-
portanza di "evitare il sessismo e gli ste-
reotipi sessuali, fornire rappresentazioni
equilibrate delle differenze; promuovere
la formazione di una cultura della diffe-
renza di genere; ripensare il linguaggio;
aggiornare ed adeguare la scelta delle il-
lustrazioni".
La lingua è un fatto collettivo. Come
tale non è soggetta all'arbitrio del
singolo parlante ("io parlo come mi
pare") né del singolo grammatico
("la regola è così, e basta"). Cosa ne
pensa?
Veramente i grammatici un certo po-
tere, almeno sulla lingua scritta, lo han-
no avuto: fino a cento anni fa si scrive-
va 'io amava' anziché 'io amavo', e a
scuola chi avesse scritto 'lui dice' anzi-
ché 'egli dice' avrebbe avuto un 'meno'.
Oggi si è allentata la morsa normativa,
il parlato ha influenzato lo scritto, e
queste forme si scrivono tranquillamen-
te. I cambiamenti della società hanno
influenzato profondamente la lingua, si
pensi solo alla diffusione dell'istruzione,
dei giornali, di radio e tv. La lingua
cambia continuamente, ma rimane sem-
pre uno spicchio di possibilità, per cia-
scuno, di usare la lingua come vuole:
può scegliere la varietà che desidera, le
parole che vuole, addirittura inventar-
ne, nella pubblicità, senza rispettarne
appieno le regole...la lingua italiana
permette di creare tutte le parole femmi-
nili che vogliamo: la resistenza al loro
uso non dipende certo da fattori lingui-
stici!
l'oscuramento linguistico della figura professionale e
istituzionale femminile ha come conseguenza la sua
non-comunicazione e, in sostanza, la sua “negazione”
Proposta per un uso della lingua italiana
rispettoso dell'identità di genere
Alla Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità On. Barbara Pollastrini
L'accesso delle donne a nuove attività, professioni e posizioni istituzionali e la loro
conquista di ruoli tradizionalmente occupati dagli uomini rappresentano un passo de-
cisivo verso il raggiungimento della parità tra uomini e donne sulla scala sociale, poli-
tica e economica.
Questo percorso ascendente della figura femminile non è rispecchiato, finora, nelle
strutture della lingua italiana.
Specialmente nel campo delle professioni il prestigio sembra legato solo alla forma
maschile: se nessuno esita a usare i termini infermiera o maestra, l'introduzione del
termine 'ingegnera' o 'ministra' suscita un generale rifiuto. In ambito istituzionale la
declinazione delle cariche al femminile (sindaca, ministra, assessora), già oggetto di
esplicito pronunciamento ufficiale in altri stati europei (v. Francia), non è regolamen-
tata. L'oscuramento linguistico della figura professionale e istituzionale femminile ha
come conseguenza la sua non-comunicazione e, in sostanza, la sua 'negazione'. Esiste
ancora una profonda resistenza a mutare i modelli di genere tradizionali.
Sembra ormai irrinunciabile un intervento da parte delle istituzioni che sancisca l'e-
sigenza, in sede ufficiale e istituzionale, di un uso della lingua rispettoso dell'identità
di genere. Nasce da queste convinzioni la presente PROPOSTA di PROMUOVERE
UN'OPERAZIONE DI VISIBILITÀ DELLA FIGURA FEMMINILE SUL PIANO LINGUISTICO
ATTRAVERSO L'ADOZIONE UFFICIALE DELL'USO DEL GENERE FEMMINILE PER LE CA-
RICHE ISTITUZIONALI E PER TUTTI I RUOLI E PROFESSIONI RICOPERTE DA DONNE.
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Le proposte di Alma Sabatini si possono riassumere in quattro punti:
(a) evitare il maschile non marcato, es. i diritti della persona e non i diritti dell'uomo
(b) evitare l'articolo con i cognomi femminili, es. Biagi e Gruber
(c) accordare il genere degli aggettivi con quello dei nomi che sono in maggioranza o in caso
di parità con l'ultimo nome
(d) usare il femminile dei titoli professionali in riferimento alle donne.
Sul quarto punto, le Raccomandazioni consigliavano di creare la forma femminile, laddove
non fosse già disponibile, con la sola avvertenza di evitare le forme in -essa, sentite come
riduttive, e preporre ai nomi in -e l'articolo femminile. Le varie modalità di formazione del fem-
minile venivano così analizzate partendo dalla forma maschile già lessicalizzata:
- i termini -o, - aio/-ario, -iere mutano in -a, - aia/-aria, -iera es. architetta, avvocata, chirurga,
ministra, primaria, notaia, portiera, ecc.
- i termini in -sore mutano in -sora. es. assessora, difensora, evasora, oppressora, ecc.
- i termini in -essa corrispondenti a maschili in -sore devono essere sostituiti da nuove
forme in -sora: es. dottora, professora, ecc.
- i termini in -tore mutano in -trice. es. ambasciatrice, direttrice, ispettrice, redattrice,
senatrice, accompagnatrice (eccezione 'questora').
Nei seguenti casi si ha solo l'anteposizione dell'articolo femminile:
- termini in -e o in -a. es. generale, maggiore, parlamentare, preside, ufficiale, vigile,
interprete, presidente, etc.; poeta, profeta, ecc.
- forme italianizzate di participi presenti latini. es. agente, inserviente, cantante,
comandante, tenente, ecc.
- composti con capo-. es. capofamiglia, caposervizio, capo ufficio stampa, ecc.
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