Numero 2 del 2009
Se 60 anni vi sembran pochi provate voi a lavorar...
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stualmente è la seconda regione per tas-
so di disoccupazione femminile.
Per completare le informazioni di
contesto va detto che Foggia è l'ultima
provincia italiana per tasso di occupa-
zione femminile. Si potrebbe parlare di
una vera e propria emergenza provin-
ciale e regionale. A fronte di uno scena-
rio davvero allarmante, dalla "mappa
del potere" femminile nel territorio pu-
gliese si registra una assenza totale nel-
le strutture decentrate dello
Stato (Questori, Pretori, Pre-
sidenti tribunali), nella
CCIAA (Presidente, Segreta-
rio Generale) e nelle Asso-
ciazioni Datoriali e Sinda-
cali. Altrettanto insufficien-
te è la presenza nell'Univer-
sità (1 Preside su 6), nella
Sanità (1 Direttore su 6),
negli Ordini Professionali (1 Presidente e
1 Vice su 11).
Il Governo locale fa la parte del leo-
ne con il 4,7% di donne Sindaco, l'8,9%
di Consigliere e l'8% di Assessore.
Tra le imprese attive, quelle rosa so-
no il 32,7% con un trend in crescita nel-
l'ultimo biennio. Sono prevalentemente
individuali, di piccole dimensioni, ap-
partenenti al settore terziario: uno sce-
nario comune a molte altre regioni del
nord. L' accentuata e critica sottopre-
senza e sottorappresentazione delle
donne, considerate le caratteristiche so-
cio-economiche del territorio, va stretta-
mente collegata ad un problema di svi-
luppo.
Attraverso gli incontri avvenuti pres-
so la Regione Puglia, si è reso necessario
proporre l'istituzione di un Patto strate-
gico di medio termine per valorizzare le
risorse femminili, un patto cioè che met-
ta al centro delle politiche e delle azioni
di tutti gli attori coinvolti il tema del la-
voro femminile e della presenza delle
donne nei luoghi dove si decide come le-
va fondamentale per migliorare le per-
formance dell'economia regionale. La
Regione Puglia potrebbe rappresentare
con questa iniziativa un caso pilota di
grande rilievo per tutte le Regioni ed in
particolare per le regioni meridionali.
noidonne febbraio 2009 17
Gentile dottoressa, sono un'impren-
ditrice di 47 anni e da 3 anni ho aper-
to una mia società di formazione e
consulenza aziendale. Allo start-up
eravamo io, la mia segretaria e un col-
laboratore-consulente. Come può
comprendere era una piccola realtà
improntata su prodotti molto "taylor-
made". Negli ultimi 3 anni ci siamo
molto sviluppati, grazie anche a tutti
i contatti che io ho mantenuto nelle mie precedenti attività e col-
laborazioni, fino al punto che ho dovuto avvalermi anche del sup-
porto di altre figure professionali.
Ho coinvolto 2 persone della mia famiglia all'interno della so-
cietà, non come soci, ma come collaboratori-partner volendo rico-
noscere a loro - che stavano passando un momento "difficile" lavo-
rativamente - un sostegno sia professionale che di immagine.
Dopo un primo momento di buona collaborazione mi sono tro-
vata al punto di ricevere da parte loro critiche rispetto al loro co-
involgimento nei vari progetti in atto.
Le preciso che durante una riunione le mie cugine mi hanno ri-
velato che stanno costituendo una società che è in diretta concor-
renza con la mia. La motivazione che mi è stata portata è che non
sono stata in grado di dare loro una quantità sufficiente di proget-
ti su cui lavorare o, comunque, si aspettavano da parte mia - in
quanto parente - un maggior flusso di denaro proveniente dalle at-
tività. La notizia è stata per me come una doccia fredda, soprat-
tutto in un momento in cui ho affidato loro dei clienti importanti
che, temo, possano sottrarmi.
Mai il detto "Parenti serpenti" è così calzante come quando ci so-
no interessi lavorativi ed economici in atto. So che il mondo degli
affari è un mondo spietato ma quando questo ti tocca personal-
mente lascia l'amaro in bocca.
Come posso accettare lo spirito imprenditoriale delle mie cugine
senza sentirmi delusa, ferita ed amareggiata dal loro "tradimento"?
Stefania Canino (Milano)
Cara Stefania, capisco lo stupore che ti accompagna nell'accor-
gerti che non sempre le persone che crediamo le più vicine siano
anche quelle più fedeli.
Spesso, nella mia esperienza, ho constatato che i rapporti fami-
gliari possono costituire, all'interno di una società, un punto di for-
za solo quando la società è stata fondata insieme. Questo perché
fin dall'inizio vengono definite le basi del rapporto con chiara as-
segnazione di competenze e responsabilità societaria.
Quando invece si vuole aiutare un parente in momentanea diffi-
coltà scattano dei meccanismi di invidia e di gelosia rispetto al
successo conseguito dall'uno o dall'altro.
Ottimo è stato il tuo prenderti cura delle cugine in difficoltà ma
questo è da vedere solo da un punto di vista umano. Professional-
mente parlando mi sembra che tu debba tirare fuori le "grinfie" di
imprenditrice per non trovarti a dover perdere dei clienti e trovarti
a tua volta in difficoltà. Non mi sembra che loro si siano prese par-
ticolarmente cura dei tuoi sentimenti ed interessi quando hanno
fondato la loro società.
Ti consiglio di affiancarle nelle riunioni con i clienti che hai af-
fidato loro in modo che tu venga ancora percepita come "il capo"
e che capiscano che non hai nessuna intenzione di perdere ciò che
hai acquisito grazie alle tue conoscenze. Un altro consiglio che ti
do è quello affiancare a ciascuna delle tue cugine dei collaborato-
ri di tua fiducia cosicché la loro unione possa essere controllata an-
che da figure di tuo riferimento. Non cedere alla tentazione di "scu-
sare" le tue cugine per salvare la relazione famigliare, valuta i tuoi
interessi.
Cristina Melchiorri
Azienda e famiglia
rispetto all'Europa, la Puglia è la regione
con il più basso tasso di occupazione femminile
e seconda per tasso di disoccupazione femminile