Numero 8 del 2010
Idee in viaggio
Testi pagina 17
15noidonne | luglio-agosto | 2010
FOCUS
a DIMENSIONE di Nadia Angelucci
Di fronte a Dakar, sulla costa
atlantica del Senegal, c’è l’isola di
Gorée. Cumulo di rocce nel-
l’oceano. Da luogo incantato ha
rappresentato, per trecento anni,
le colonne d’ercole del continen-
te africano. Da lì partiva per le
Americhe la tratta degli schiavi.
Proclamata nel 1978 Patrimonio
dell'Umanità dell'UNESCO l'isola
ospita ancora la "Maison des
Esclaves", la casa degli schiavi
dalla quale sono transitati milio-
ni di africani strappati alla loro
terra d'origine. Passavano tutti at-
traverso una piccola apertura, la
porta del non ritorno, che, per-
correndo una passerella, li con-
duceva direttamente nelle stive
delle navi e da lì nelle piantagio-
ni e nelle miniere del Nuovo Mon-
do dove la loro manodopera co-
atta è stata per secoli la base di
economie redditizie.
Ancora oggi il traffico di esse-
ri umani, abolito solo formal-
mente, ha un volume d’affari di 32
miliardi di dollari l’anno. Secondo
i dati del Ministero dell’Interno la
tratta costituisce, dopo le armi e
la droga, la terza fonte di reddi-
to per le organizzazioni crimina-
li. Ogni giorno migliaia di perso-
ne si spostano da sud verso nord
cercano di giungere nella fortez-
za europea. Sono viaggi acci-
dentati nei quali rischiano la vita.
Il Mediterraneo solcato da im-
probabili imbarcazioni e le Alpi,
frontiera naturale del nostro pae-
se, spesso attraversate a piedi, ri-
corrono nei racconti di questi
nuovi schiavi. E poi, autostrade,
aree di servizio utilizzate per
fare gli scambi, appartamenti
blindati in cui le vittime vengono
segregate, fiumi oltrepassati al
buio della notte. Ed è incredibi-
le la varietà di mezzi di traspor-
to utilizzati e di ‘trasportatori’ in-
contrati. Scafisti specializzati
nell’attraversare il mare, coyote-
ros, nei deserti tra Centro Ame-
rica e Stati Uniti, autisti di Tir dal
doppio fondo.
I volti delle persone vittime
delle tratte sono soprattutto quel-
li delle donne e dei bambini. Col-
pevoli solo di essere poveri, ven-
gono trascinati sulle rotte del gua-
dagno e diventano piccoli schiavi,
abusati da pedofili, costretti nelle
fabbriche clandestine o negli eser-
citi. La sorte non è poi così diver-
sa per le donne vendute da un
gruppo criminale all’altro, passate
letteralmente di mano in mano, per
finire nel mercato del sesso. Il
79% del traffico di esseri umani è
finalizzato allo sfruttamento ses-
suale, il 18% al lavoro forzato se-
condo i dati del Rapporto dell’Uf-
ficio delle Nazioni Unite contro le
droghe e il crimine – Unodc. Dati
ovviamente sottostimati per l’im-
possibilità di studiare un fenome-
no illegale.
LE VIE
DELLA
TRATTA
SONO
INFINITE
l’immagine del neonato che attraverso l’esplorazione
del mondo raggiunge la sua compiutezza fa parte del
bagaglio esperienziale di ognuno di noi, non solo
come infanti ma anche come adulti. Tutta la nostra
vita scorre in un viaggio ininterrotto del quale spesso
non siamo consapevoli; incapaci di riflettere sul si-
gnificato dell’esistenza e sull’imprevedibilità del no-
stro viaggio: “viaggiare era sempre stato per me un
modo di vivere e ora avevo preso la malattia come
un altro viaggio: un viaggio involontario, non previ-
sto, per il quale non avevo carte geografiche, per il
quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che
di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impe-
gnativo, il più intenso” (Tiziano Terzani, Un altro
giro di giostra).
Ma la sensazione è che l’uomo moderno, capace
di spostarsi e di essere ovunque nel giro di poche ore
– se non di pochi secondi, attraverso le reti informa-
tiche – non è più capace di viaggiare. Abbiamo il na-
vigatore satellitare ma abbiamo perso i punti di
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