Numero 5 del 2010
Non solo madri
Testi pagina 17
noidonne maggio 2010 17
Così, la donna che decidesse di por-
tare a termine una gravidanza con re-
ferti negativi, è classificata già a priori
come incinta di qualcosa di sbagliato, e
l'alternativa (alternativa reale, accetta-
bile, innocua?) è quella di interrompere
la gravidanza.
In tutte le fasi in cui è la donna che
deve decidere, da sola, mortificata da
una continua percezione del rischio, po-
tremmo parlare di "autodeterminazione
obbligatoria".
Per dirla con Duden, "le donne non
sono incinte per una quantità statistica,
ma di un bambino o di una bambina.
Tutti i calcoli non hanno senso, sono ri-
schi astratti alla base delle decisioni che
le donne devono prendere. Le donne che
vogliono diventare madri non possono
fare nulla, ma devono decidere tutto".
Quindi, in questa trappola decisiona-
le, il rischio è rappresentabile come una
probabilità, nel futuro, di cui non si pos-
sono conoscere gli esiti: un concetto di
possibilità che viene assimilato al con-
cetto di "sicurezza", ma che in realtà "in
modo endemico produce insicurezza e
impedisce alla donna di essere ciò che è".
Si tratta di una forma di violenza ver-
so il senso naturale delle cose, in cui le
donne sono tenute ad assumere obbliga-
toriamente una scelta su qualcosa che
non possono conoscere: senza considera-
re che avere un bambino richiede di per
sé coraggio, fiducia, e senza considerare
che nessuno può dire prima come sarà.
Le donne andrebbero incoraggiate e
accompagnate, ma non guardando alla
nuova vita che sta per nascere attraver-
so un calcolo programmato di svantaggi
e vantaggi, né guardando al corpo delle
donne attraverso lo schema burocratico
e amministrativo delle statistiche.
"Le offerte tecnologiche sono un altro
esempio del controllo, dell'enfasi distor-
ta che la società pone: la paura della
sterilità, la riproduzione assistita, la sa-
lute neonatale, l'analgesia per il parto
indolore, il taglio cesareo, il concetto di
prevenzione, sono tutti temi in cui la so-
cietà ha posto il concetto di 'sicurezza'
come un imperativo etico per cui è con-
siderato colpevole ogni rifiuto di com-
portamenti definiti a priori come 're-
sponsabili'. Siamo al paradosso in cui la
società non possiede le tecniche, ma ne
è posseduta".
Le donne: sempre merce
di scambio
Negli ultimi mesi, in Italia, siamo stati occu-
pati dalla competizione elettorale per le re-
gionali; negli Stati Uniti si è votata la prima
grande riforma sanitaria. Due avvenimenti si
dirà che non hanno molto in comune. Infatti
è così, se non ci fosse un elemento che li uni-
sce. La sera prima che il Senato americano
votasse la legge che assicura a una buona
parte dei suoi cittadini il diritto alla salute il
voto era ancora incerto, una trentina di elet-
ti nelle file dei democratici, che erano i soste-
nitori della legge, aveva deciso di votare con-
tro e questo non ne avrebbe permesso l'ap-
provazione. Il presidente Obama, a quel pun-
to, ha fatto una dichiarazione: il servizio sa-
nitario pubblico non avrebbe coperto le spe-
se per le donne che avrebbero voluto ricorre-
re all'aborto. A quel punto anche i trenta in-
decisi si sono decisi. La legge è stata quindi
approvata con questa eccezione.
In casa nostra è inutile ricordare come negli
ultimi giorni della campagna elettorale un
appello dei vescovi aveva riportato nel di-
battito politico la questione aborto. Non che
questa legge fosse una competenza delle Re-
gioni, per le quali si stava votando, ma tan-
t'è. Appena eletto il nuovo Presidente del Pie-
monte, Cota, non ci ha spiegato come inten-
deva cominciare il suo mandato, ma subito ha chiarito che la pil-
lola Ru486, dopo aver avuto il via libera dall'Agenzia del far-
maco, essendo lui "per la difesa della vita e contro l'aborto" sarà
somministrata applicando tutte le misure restrittive possibili, an-
zi avrebbe fatto in modo che la pillola restasse nei magazzini.
Cosa dire? Sembra di essere noiosi, sempre le stesse cose, ma pur-
troppo sempre le stesse cose ci sentiamo dire. Anche il Papa ci ri-
corda che i veri cristiani "rifiutano di fare ciò che negli ordina-
menti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia" parlando
naturalmente dell'aborto.
Allora forse le donne devono saper rispondere con le solite vec-
chie tematiche, ma che sono quelle che rispondono alla verità, e
permettono di ricordare a tutti con quali lotte, attenzione e qua-
le sofferenza le donne italiane si sono conquistate non il diritto di
abortire, ma quello di non morire di aborto e la sua prevenzione.
Nella stessa legge era previsto un forte potenziamento dei con-
sultori e dell'educazione sessuale nelle scuole. I pochi consultori
sono ormai quasi sempre pieni di medici obiettori, dell'educazio-
ne sessuale è inutile parlarne. Avremo anche conquistato il dirit-
to alla maternità se non fosse che, ogni volta che una donna la-
voratrice rimane incinta e comincia un calvario che troppo spes-
so la porta a lasciare il lavoro, per sua volontà perché non dis-
pone di aiuti per crescere suo figlio, (con questa motivazione han-
no abbandonato il posto di lavoro quasi 20.000 donne nel
2009*) viene demansionata, o invitata e messa nelle condizioni
di andarsene.
Quindi siamo alle solite. Forse sarebbe ora di reagire con più for-
za? Credo proprio di sì.
* Fonte Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Alida Castelli
il feto si è trasformato in un "portatore di rischio";
l'autodeterminazione è diventata "obbligatoria"