Numero 7 del 2012
Sportive per passione
Testi pagina 17
MABEL BOCCHI
CESTISTA DA RECORD
Bandiera storica della Geas Sesto San Giovanni, Mabel Bocchi (clas-
se 1953) inizia la sua carriera di cestista nella Partenio Avellino,
squadra che Mabel, nel campionato 1968-1969, porta per la pri-
ma volta nella sua storia alla Serie A. Ha vinto otto scudetti ita-
liani, una Coppa dei Campioni. È stata migliore giocatrice euro-
pea per diverse stagioni. Eletta nel i974 migliore giocatrice del
mondo. Ha collezionato 121 presenze nella nazionale italiana di
pallacanestro. Negli anni ottanta ha partecipato a diverse edizioni
de la Domenica Sportiva. In seguito è diventata collaboratrice per
la Gazzetta dello Sport.
Come ti sei avvicinata allo sport e a che età ?
Nasco in una famiglia di sportivi e quindi ho iniziato praticamen-
te da subito a praticare sport. I| primo è stato la danza classica ma
ad un certo punto la mia statura è diventata incompatibile con quel
mondo. Sono passata quindi all'atletica e alla pallavolo. Poi ci sia-
mo trasferiti ad Avellino, la pallavolo lì non c'era e un’amica mi ha
convinto a provare i| basket. Così è iniziata l'avventura.
Quali sono i ricordi di Mabel piccola e sportiva?
Ho avuto un'infanzia felice e sempre in movimento. Per intenderci
non ricordo di aver mai avuto un peluche o una bambola. Ave-
vo tanti amici maschi e i nostri giochi erano dinamici. Mia mam-
ma racconta che pur avendo iniziato a camminare molto tardi, i
miei primi passi erano con il pallone che faceva da appoggio, ov-
viamente non stabile ma evidentemente indispensabile per il mio
equilibrio perché se lo perdevo ruzzolavo...
Olimpiadi: evento sportivo o esaltazione del sistema capi-
talistico?
Le Olimpiadi sono un enorme contenitore in cui si butta una gran-
de quantità di soldi e l'unica cosa che il presidente del Consiglio
Monti ha fatto bene è stata non dare la disponibilità alla candi-
‘ datura dell'Italia alle Olim-
piadi del 2016. I Giochi olim-
. pici sono lo specchio di una
‘ società che si fonda esclusi-
vamente sul capitalismo. Al-
tra cosa, però, è la presta-
zione atletica di cui rimane in-
tatto tutto il fascino. Gli spor-
tivi e le sportive rimangono
fuori dal meccanismo del si-
stema Olimpiade. La merito-
crazia nello sport ha ancora
e per fortuna un valore og-
gettivo, fuori dagli “inciuciâ€.
La vita dello sportivo è forse
anche un po' fuori dalla real-
tà in senso generale: forse gli atleti rimangono anche un po' bam-
bini e a volte impreparati, una volta finita la carriera, a rientra-
re nel mondo reale.
Se alla parola Olimpiade accostiamo il temine Donna si apro-
no scenari e considerazioni con una loro specificità e com-
plessità . Cosa ne pensi?
Le Olimpiadi non rappresentano una cartina al tornasole delle
specificità femminili nel suo complesso perché lì - almeno in
grande linee - uomini e donne hanno lo stesso peso e la stessa
visibilità . Non è così fino in fondo, è vero, ma almeno apparen-
temente è così. Ci sono alcuni sport come la scherma, la ginna-
stica o il nuoto in cui |a presenza femminile è di grandissimo
valore e di alto impatto mediatico. Lì, ad esempio, la differenza
non si nota. Ricordati però che le Olimpiadi si svolgono ogni
quattro anni e durano solo un mese e quindi anche quel po’ di
parità , di pari dignità svanisce appena si spengono i riflettori.
Le atlete quindi sono destinate all'oblio. A meno che non siano
molto belle. Belle e brave, il mito del capitalismo che non si oc-
cupa di indagare chi tu sia veramente.
SflJÙJ
noidonne | luglio—agosto | 2012 G