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Numero 5 del 2012

Mamme nel Terzo Millennio


Foto: Mamme nel Terzo Millennio
PAGINA 17

Testi pagina 17

al clan: il naso come la bisnonna, il carat-
tere come la madre, la bocca come la zia.
Ouante madri sono in grado realmente di
accettare la differenza da sé, l'autonomia
di pensiero ole scelte di vita opposte alle
proprie che spesso si incarnano nei propri 1
figli. Quante riescono a guardare senza giu- 1

dicare. Ma con la propria unica scala di va-
lori non si va troppo lontano. La figlia este- . .
tista da madre intellettuale, il figlio gay da ‘ '

genitori cattolici, I’escort da una famiglia \ '
borghese. Come la mettiamo? E in che ÃŽ
modo siamo madri quando il risultato del L
parto non va proprio nella direzione che .
pensavamo. Bisogna avere il coraggio di E
sperimentare. Ma il rischio non è donna e non è madre. È il corag-
gio dei maschi. La madre è conservativa per definizione. Traman-
da, perché il tempo di inventare non c'è. Perché il lavoro chiama, la
casa deve essere organizzata, i bambini accuditi, il maschio ascol-
tato, la famiglia gestita. È ovvio che in una tale corsa ad ostacoli non
c'è modo di costruire azioni collettive su una differenza di genere
capace di ri-ordinare il mondo. Le madri non rappresentano una lob-
by. Solo in sporadici casi le donne si uniscono diventando gruppo
di pressione capace di lottare per ottenere diritti. Il pensiero fem-
minista, che tanto deve alla Castora del Padre dell’esistenzialismo,
continua ad essere deficitario. Nonostante l’abbattimento di un pa-
radigma, non riesce a tracimare nella politica che crea cultura. Non
riesce ad essere attraente. Non riesce ad essere semplice. Non ci rie-
sce, anche perché non ci sono donne che accolgano quel pensiero.
Fattivamente. Comunitariamente. Ciascuna lotta per se stessa o per



il proprio clan di appartenenza. Per il pro-
prio gruppo politico. O per le amiche del
tè, o per quelle dell'infanzia. Le altre re-
stano fuori. Una dimensione più ampia non
c'è. E il pensiero resta lì, come le migliaia
elaborazioni femminili che appassionano
il femminismo e che vengono considera-
te cardini di una cultura Altra, come dice
la de Beauvoir. Mi domando, a proposito
di madri e di declinazioni del ruolo fem-
minile, cosa posso rispondere a mia figlia
undicenne che mi chiede perché Cristoforo
Colombo non era donna e perché mai non
si hanno notizie di Piratesse madri, e per
quale motivo quando andiamo a fare la
spesa nelle botteghe di provincia i maschi parlano di economia e po-
litica mentre le femmine tacciono. Mi domando perché le mamme,
anche colte, portando i figlioletti al parco parlano soltanto dei figli
e mai di finanza o del condominio. Perché il calcio è passatempo qua-
si esclusivo degli uomini che riescono in una dimensione, altra da
sé, il gioco appunto, a ritrovarsi e a discutere, dimenticando sé stes-
si e liberando energie, in un caleidoscopio di emozioni e di tattiche
e di strategie che gettano il pensiero all'esterno. Come richiede la
vita, che va cavalcata e lanciata fuori da sé come avviene nel par-
to. Questo dovrebbe essere il compito delle madri: trasmettere pos-
sibilità e insegnare autonomia. E invece avviene il contrario e fi-
niamo per lasciare in eredità nevrosi, quando ci va bene, pianti
e lamenti di quel che volevamo e non è, nella maggior parte dei
casi. Il gioco non ci appartiene. L'autoironia è per pochissime. La
leggerezza è mal guardata.



Vergine o contadina la madre dà
principio a ogni vita gettando nel
mondo l'incanto della sua creazione.
Stesa o accovacciata. Nel buio del-
la preistoria o sotto i neon della mo-
dernità il mistero della nascita ren-
de potente anche chi è sprovvista di
talenti, creativa anche chi non è poe-
ta. Nelle grotte primitive - tra pittu-
re rupestri e graffiti che non la scol-
piscono né la dipingono- la maternità
pare un enigma. Un mistero da tra-
sformare in sogno. Traslata negli at-

tributi femminili delle veneri prei-
storiche, cantata da Omero e subli-
mata nella Maiuetica di Socrate la
madre diventa Diotima, faro illumi-
nante e precettore del pensiero fi-
losofico. Una strada accidentata
quella delle madri. Matrone che esi-
biscono ricchezza sminuendo ì figli
al rango di oggetti, i preziosi gioiel-
lidi Cornelia. Regine che tramano oc-
cupandosi di affari di Governo per in-
terposta persona o semplicemente
donne che attraverso i figli rompo-
no steccatì facendosi strada nella dif-
ficile scalata sociale. Tra sterzate re-
pentine e bruschi ritorni indietro, la

l CONCETTI E AUTORI

LA MATERNITÀ ESPROPRIATA
ALLE DONNE

di Emanuela Irace

sfida all'autonomia materna non
molla mai la presa. Evento magico o
politico la maternità sembra sempre
appartenere a qualcun altro. Auto-
concepita nel femminile quando an-
cora non si conosceva il ruolo del ma-
schio nella procreazione, suddivisa
tra ì due generi come risultato di una
copula che, facendo famiglia, diven-
ta prima Clan e poi Nazione, la ma-
ternità è sempre cosa pubblica. Fino
a diventare intervento medicaliz-
zato, ecografia voyeristica, parto
pilotato, grazie all'uso spregiudica-
to del controllo sul ruolo: quello di
madre appunto.

noidonne | maggio | 2012

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