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Numero 8 del 2016

Felicità, parliamone


Foto: Felicità, parliamone
PAGINA 17

Testi pagina 17

15Luglio-Agosto 2016
nel mondo. Anche quest’anno e il Rapporto è stato pre-
sentato in Italia nel “giorno della felicità”, che l’Onu ha
fissato il 20 di marzo.
Il taglio di questi studi non intende, ovviamente, sottova-
lutare i fattori concreti del benessere quali il reddito, la
povertà o le condizioni materiali di vita. C’è da dire che,
proprio perché l’analisi si fonda su un lavoro che parte
dalla valutazione stessa delle persone in varie parti del
mondo e in contesti diversissimi su alcuni aspetti che
hanno a che fare con la percezione di felicità, riesce a
fornire approcci più ampi e articolati assai utili a capi-
re - e ad affrontare - problemi enormi come le differenze
esistenti nel mondo, le disparità, le condizioni di vantag-
gio e svantaggio, gli intrecci tra politiche economiche e
politiche sociali, le connessioni tra “ambienti degli stati”
e individui. Di grande importanza è anche l’osservazione
degli impatti di alcuni problemi su uomini e donne.
Nel Rapporto 2016 sono state usate e elaborate delle
statistiche o “medie di felicità” lavorando su alcune
variabili sulla felicità percepita, quali il potere di ac-
quisto personale, il livello di supporto sociale su cui
poter contare, l’aspettativa di salute e di vita, il grado
di soddisfazione o meno sulla propria capacità di scel-
ta, la percezione della corruzione in senso ampio, la
propensione alla generosità.
Quello che emerge è un quadro complesso e
non facilmente riassumibile. Alcuni elementi,
però, spiccano. Intanto il fatto che attraverso
la percezione di felicità, oltre alle questioni
legate alla dimensione economica, ci sono
altri importanti fattori collegati alla dimen-
sione individuale. Si tratta di fattori che, se
messi in gioco su larga scala, intervengo-
no attivamente sul miglioramento collettivo.
Altro elemento, preoccupante, che emerge
da queste analisi più complesse è l’impatto
della crescita delle diseguaglianze insieme al
peggioramento di vita prodotto in questi anni dalla cri-
si economica di proporzioni mondiali che ha colpito in
diversa misura tante nazioni.
L’Italia si attesta al cinquantesimo posto nella gradua-
toria della misurazione della felicità. Ma le informazioni
e le molteplici indicazioni che vengono fuori dal documen-
to forniscono anche importanti chiavi e spunti per affronta-
re in termini di “felicità pubblica” i temi dello sviluppo, del
rapporto tra questa parola e la condizione di ogni persona
ma anche l’importanza nella percezione di ogni individuo
di elementi di contesto come il clima, il grado di libertà
agita oppure le barriere oscure della corruzione rispetto ai
percorsi di crescita economica e sociale..?
PRIMA LA DANIMARCA,
ULTIMO IL BURUNDI
Il ‘Rapporto mondiale sulla Felicità’
2016 sancisce che la nazione con il
livello più alto di felicità ‘misurata’
è la Danimarca, che si conferma al
primo posto, seguita da Svizzera,
Islanda e Norvegia. A seguire, tra i
primi dieci ‘della classe’ Finlandia,
Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda,
Australia e Svezia. Gli Stati Uniti
hanno guadagnato due posizioni più
in alto rispetto allo scorso anno e
si classificano al tredicesimo posto.
L’Italia conferma la cinquantesima
posizione. Madagascar, Tanzania,
Liberia, Guinea, Rwanda, Benin,
Afghanistan, Togo, Syria, Burundi
sono gli ultimi dieci in classifica.
L’attenzione internazionale che
ottiene il Rapporto va di pari passo
con l’intento di individuare la felicità
e il benessere soggettivo come
indicatori primari della qualità dello
sviluppo umano. Fa ben sperare,
infatti, che tale attenzione arrivi
da molti governi e istituti di ricerca
intenzionati, si spera, ad attuare
politiche volte a migliorare la qualità
della vita, mettendo al centro le
persone e non la finanza.
IlRapporto,prodottodal Sustainable
Development Solutions Network
(SDSN), è stato curato da John F.
Helliwell della University of British
Columbia e il Canadian Institute for
Advanced Research, Richard Layard,
direttore del Well-Being Programme
presso LSE’s Centre for Economic
Performance, Jeffrey Sachs, direttore
del EarthInstitute e SDSN.
L’APPROCCIO OLISTICO
E LE DISUGUAGLIANZE
Una novità nel ‘Rapporto sulla
Felicità’ 2016 è arrivata con la
misurazione della disuguaglianza nella
distribuzione del benessere tra i
paesi, che ha aggiunto altri indicatori
rispetto a quelli classici: reddito,
povertà, educazione, salute e buon
governo. Da uno sguardo più ampio
è emersa la relazione tra la felicità e
le disuguaglianze sociali accanto alla
constatazione che la disuguaglianza
di felicità è aumentata in modo
significativo se si paragona il 2012-
2015 al 2005-2011. “Il benessere
umano dovrebbe essere promosso
attraverso un approccio olistico che
combina obiettivi economici, sociali
e ambientali. Al posto di adottare un
approccio incentrato esclusivamente
sulla crescita economica, dovremmo
promuovere società prospere,
giuste e sostenibili dal punto di
vista ambientale - ha detto Jeffrey
Sachs, direttore dell’Earth Institute
presso la Columbia University - e la
misurazione della felicità percepita
e il raggiungimento del benessere
dovrebbero essere attività all’ordine
del giorno di ogni nazione che si
propone di perseguire obiettivi di
sviluppo sostenibile”.
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