Numero 11 del 2007
Stop femminicidio
Testi pagina 16
“La gravidanza non è una malattiama uno stato fisiologico modifica-
to della donna che adegua il suo orga-
nismo alle richieste di nutrimenti e ossi-
geno del feto. Oggi le evidenze scientifi-
che attribuiscono alla gravidanza di-
versi livelli di rischio. Nelle gravidanze
a basso rischio, non vi sono patologie
pregravidiche e non vi sono situazioni
che depongono a sfavore dell'adegua-
mento materno durante le diverse fasi
della gravidanza. Le gravidanze sono
classificate ad alto rischio quando sono
presenti patologie pregravidiche e/o fat-
tori che predispongono alle patologie in-
dotte dalla gravidanza stessa. La medi-
calizzazione della gravidanza e del par-
to impediscono alla donna di vivere pie-
namente le valenze biologiche, sociali
ed affettive di questi eventi nella loro
unicità. Il rischio serio è quello di in-
cappare negli effetti iatrogeni della me-
dicalizzazione con conseguenze negati-
ve sia sugli esiti materni e neonatali sia
sulla relazione madre-bambino". Incon-
triamo Antonella Cinotti, presidente
del Collegio delle Ostetriche di Firenze,
Prato ed Arezzo, rappresentante del Co-
ordinamento dei Collegi delle Ostetriche
della Toscana e coordinatrice del corso
di laurea in Ostetricia dell'Università di
Firenze (sede di Firenze). "Il modello as-
sistenziale demedicalizzato che inten-
diamo affermare rappresenta un valore
aggiunto per la società in termini sia di
salute globale delle donne e del nascitu-
ro, sia di costo-efficacia delle pratiche.
Senza perdere di vista i criteri di sicu-
rezza per la salvaguardia della salute
della donna e del bambino, poniamo at-
tenzione alla dimensione olistica della
salute che, come afferma l'OMS, non è
solo 'assenza di malattia'". Due le tema-
tiche che il convegno intende affrontare:
il recupero della naturalità della gravi-
danza e del parto e l'utilizzo intensivo
novembre 2007 noidonne16
Gravidanza, nascita e benessere
Professione ostetrica
Tiziana Bartolini
Consultorio di Carpi,
dove la chiave è l'armonia
"Sia come ginecologa che come donna vedo un errore nel mo-
dello sanitario che ha appiattito sulla stessa proposta di assi-
stenza sia le donne a basso rischio che quelle che hanno una
condizione di salute già compromessa. Questa scelta, tra l'al-
tro, ha impoverito la professionalità dei medici, che si dedica-
no relativamente meno alle gravidanze complesse e troppo a
gravidanze che non richiedono il loro intervento". Maria Dir-
ce Mezzani, responsabile dei consultori del distretto di Car-
pi, racconta una esperienza consolidata negli anni."Nel nostro
consultorio esistono due percorsi paralleli. L'assistenza alle
gravidanze fisiologiche è stata demandata prevalentemente
all'ostetrica, mentre le gravidanze che presentano alcuni indi-
catori di rischio hanno come figura di riferimento prevalente il
medico. Nel primo caso è l'ostetrica che compie i controlli e
guida l'iter di assistenza alla donna".
Cosa succede, quando una donna in attesa di un bambi-
no viene nel vostro consultorio?
Il primo contatto è con l'ostetrica per un colloquio informati-
vo durante il quale viene fatto il piano di assistenza e poi c'è
la visita del ginecologo, che verifica l'individuazione del ri-
schio. Nei controlli successivi la donna si riferisce all'ostetrica
o al ginecologo. Se la gravidanza è fisiologica sono sufficienti
due visite del ginecologo.
E' corretto fare ecografie tutti i mesi ?
Nella gravidanza fisiologica è un eccesso. Con la medicalizza-
zione della gravidanza l'attenzione è puntata sul legame stru-
mentale e non più sulla persona. In questo modo l'idea che
passa è che se l'ecografia va bene anche la gravidanza va be-
ne, e non è vero. Noi cerchiamo invece di spostare l'attenzio-
ne sulla valutazione di sé da parte della donna o nel colloquio,
per valorizzare la capacità di ascoltare il proprio corpo.
Come hanno accolto questa impostazione le donne?
Il progetto di assistenza condivisa alla gravidanza è partito nel
2000 e all'inizio le donne hanno vissuto l'assistenza delle
ostetriche come un abbassamento del livello. C'è stata una fa-
se di passaggio in cui abbiamo presentato questo modello co-
me un'opportunità e pian piano il messaggio è stato compre-
so. E' stato vincente l'approccio della collaborazione e integra-
zione tra le competenze e professionalità della figura del/la gi-
necologo/a e del/l'ostetrico/a nel rispetto e integrazione dei
ruoli. Se non c'è fiducia e armonia di equipe è difficile lavora-
re insieme, visto che storicamente le due professionalità si so-
no basate su un rapporto gerarchico. Parallelamente a quello
che facevamo noi nell'assistenza alla gravidanza, un processo
analogo è avvenuto nel nostro ospedale di riferimento per l'as-
sistenza al parto. Le donne hanno visto una coerenza negli
approcci e questo ci ha aiutato molto perché ha evitato che si
sentissero usate.
Perché avete avviato il progetto "Mamme oltre il blu"?
E' stato logico per noi concludere un percorso culturale sulla
nascita cercando di essere vicine alle donne che dopo il parto
vivono situazioni di disagio -nel rapporto di coppia o con il
bambino- o situazioni di malessere fisico. Nel 2004, con il so-
stegno economico della Cassa di Risparmio di Carpi, abbiamo
aperto un punto di ascolto in cui le donne che hanno partori-
to, senza appuntamenti e filtri di segreteria, trovano una psi-
cologa e un'ostetrica che le accolgono e le ascoltano cercando
di individuare quale può essere l'intervento più adatto per ri-
solvere il loro problema.