Numero 7 del 2007
Uomini contro la violenza sulle donne
Testi pagina 16
Le risposte di lettrici e lettori si sonopolarizzate su due opzioni: il 56% so-
stiene che la società non si prende suffi-
cientemente a carico infanzia e adole-
scenza, il 30% afferma che le numerose
violenze registrate evidenziano la neces-
sità di intervenire prontamente per un
domani sereno. Ciò che troppo spesso la
cronaca ci presenta sembra sottolineare
"una famiglia in grande difficoltà",
mancando" un'etica condivisa"; "stiamo
distruggendo, mancando di rispetto al
nostro corpo.. così da non rispettare gli
altri e soprattutto i bambini". La super-
ficialità appare essere predominante, e
sale lo sconcerto di fronte ad un nuovo
sistema di valori che non si sente pro-
prio, la percezione che "ci sia solo catti-
veria" e che la società presenti un livel-
lo di degrado non più sopportabile. For-
se è cresciuta una certa "mancanza di
attenzione", il ruolo di genitore-educato-
re sembra andato in crisi e la tecnologia
(specialmente la televisione e il compu-
ter) ha preso il posto di una silente
baby-sitter. Scuola e servizi della comu-
nità, oltre a fornire sempre minori co-
perture agli accresciuti fabbisogni indi-
viduali, non sono più all'altezza. Un
maggior ruolo dei padri risulta necessa-
rio, visto che "ora la legge prevede i con-
gedi parentali anche per loro". Nelle ri-
sposte emerge il ruolo importante che si
riconosce alle istituzioni ma anche tutti
i limiti presenti: "da sole non possono
modificare la mentalità di una comuni-
tà" oppure "non bastano i convegni per
addetti ai lavori, bisogna agire sulla so-
cietà, sui media, soprattutto sulla tele-
visione". Ma ancor più si evidenzia una
critica verso una politica di immagine e
poco di sostanza: "troppi seminari,
troppi convegni e poche concretizzazio-
ni", si parla di infanzia "solo per farsi
propaganda". E le domande che emergo-
no vanno tutte in un'unica direzione:
"cosa si aspetta ad investire sull'infan-
zia, su insegnati preparati?" oppure
"nessuno definisce percorsi che vincoli i
programmi scolastici.." ad occuparsene
attraverso prevenzione e sostegno. Ri-
spetto al passato molto è cambiato. In-
dipendentemente dall'età sembra co-
munque che in pochi anni molte situa-
zioni siano mutate: "ricordo le porte
aperte del pianerottolo e noi bambini
che correvamo per le scale e potevamo
infilarci in qualsiasi casa, avere la me-
renda e magari anche una sgridata da
una mamma o da una nonna ", mentre
ora "la necessità di muoversi in spazi or-
ganizzati crea nuovi individui con com-
petenze diverse, più stabili ma con mi-
nore capacità di reazione di fronte alle
difficoltà e agli imprevisti". Quello che
manca è "il senso di fiducia nel prossi-
mo, oggi pensi che tutti vogliano fregar-
ti!", "c'è troppo consumismo", "tutto è
commerciale, globalizzato". Quello che
nel ricordo dell'infanzia emerge molto
spesso nei commenti, è che ti avevano
insegnato "a dividere quel poco che ave-
vi con chi aveva meno" e se una volta
"era l'autoritarismo" il problema, oggi è
stato sostituito "dal lassismo...vedo i ge-
nitori riempire di oggetti i figli. Scegliere
l'avere rispetto all'essere". Così "le rela-
zioni sociali sono più difficili, i bambini
sono sempre più soli". L'Unicef afferma
che la violenza sui bambini si verifica
ovunque: in ogni nazione, società, grup-
po sociale. I casi efferati possono fare
notizia, ma sono gli stessi bambini ad
affermare che anche piccoli e ripetuti at-
ti di violenza ed abuso commessi su ba-
se quotidiana provocano loro sofferen-
za, intaccando la loro autostima, sere-
nità e senso di fiducia nel prossimo.
Sebbene alcune violenze si verifichino in
modo imprevedibile e isolato, la mag-
gior parte di quelle sui bambini sono
commesse da persone in cui dovrebbero
poter riporre la loro fiducia: genitori,
sposi o partner, compagni di scuola,
maestri e datori di lavoro.
Il grosso delle violenze sui bambini
rimane nascosto; i bambini sottoposti a
violenze, così come quelli che vi assisto-
no, spesso restano in silenzio, per timo-
re di punizioni e a causa della riprova-
zione sociale che la violenza comporta
tanto per chi la subisce quanto per chi
la commette. Molte persone, e tra que-
ste i bambini, accettano la violenza co-
me un aspetto inevitabile della vita.
Spesso, i bambini che hanno subito vio-
lenze o che ne sono a conoscenza resta-
no in silenzio, perché non ci sono modi
sicuri o affidabili per denunciarle o per
chiedere aiuto.
Rosa M. Amorevole
Sondaggio di giugno
Bambine e bambini, potenziale
per la società del domani?
luglio/agosto 2007 noidonne16
L'Unione europea:
i diritti dei minori
Nella comunicazione della Commissione
del 4 luglio 2006 "Verso una strategia
dell'Unione europea sui diritti dei minori"
COM(2006)367, si propone di elaborare
una strategia globale per promuovere e
salvaguardare efficacemente i diritti dei
minori nelle politiche interne ed esterne
dell'Unione europea, e di sostenere gli
sforzi degli Stati membri in questo setto-
re. I minori, intesi conformemente alla
Convenzione delle Nazioni Unite sui dirit-
ti del fanciullo come le persone di età infe-
riore ai 18 anni, rappresentano un terzo
della popolazione mondiale.
Ritratto di famiglia in un interno
"Strutture familiari e opinioni su famiglia e figli" - Indagine su un campione di oltre 19mila
famiglie per un totale di circa 49mila individui, presentata dall'ISTAT nel 2006.
Il matrimonio non è superato ma la convivenza è ormai accettata socialmente,
libere unioni sono cresciute largamente
Accettato il divorzio anche in presenza di figli, ma non l'affidamento dei figli alla madre
Essere casalinga non consente alla donna di realizzarsi quanto un lavoro retribuito
Scarsa tranquillità per la situazione economica, scarsa fiducia negli altri
I giovani dovrebbero uscire dalla famiglia a 25 anni
Le difficoltà dei giovani a uscire dalla famiglia di origine
Il numero di figli desiderato è maggiore del numero di figli avuti.
L'arrivo di un figlio può peggiorare la situazione economica e quella lavorativa
delle donne
Fattori economici e lavoro incidono sulle scelte di avere un figlio nei tre anni
successivi all'intervista
Poca pressione familiare e sociale sull'avere un figlio