Numero 11 del 2008
L'inverno dei diritti
Testi pagina 16
novembre 2008 noidonne16
Corpi violati, corpi da rispettare
integrità del
corpo violata,
diritto alla salute
negato, autode-
terminazione
impedita… l'elen-
co è lungo e
potrebbe conti-
nuare. Le tradi-
zioni e la cultura
non giustificano
le violenze che le
donne subiscono
ovunque nel
mondo
Se esiste un campo in cui è possibile guardare in faccia il falli-
mento della Dichiarazione universale dei diritti umani è quello
dei diritti delle donne.
Assistiamo ancora, in tutto il pianeta, a restrizioni della libertà
basate sul sesso, come il divieto di praticare sport in pubblico
o la norma per cui le donne non possono viaggiare sole ma
solo accompagnate da un uomo; alla negazione dell'accesso
alle informazioni sulla pianificazione familiare, sulla salute
riproduttiva e sulla prevenzione la cura di HIV/AIDS; alle dis-
criminazioni legate alla partecipazione alla vita pubblica e
politica attuate da censure governative e non esercitate da
gruppi di potere. E ancora minacce e violenze contro le
donne che non osservano i codici di abbigliamento, interventi
medici - sterilizzazioni, gravidanze forzate, utilizzo forzato di
contraccettivi, test HIV ed aborti - praticati su donne senza il
loro consenso libero ed informato. La galleria di orrori e ves-
sazioni è così dolorosa ed ampia da rendere impossibile l'e-
saustività. Per ricordare quello che le donne subiscono ogni
giorno abbiamo scelto di concentrarci sulle ferite che vengo-
no inferte al nostro corpo.
Le Mutilazioni Genitali
Femminili
Dal punto di vista storico sono pratiche arcaiche delle quali è
difficile ravvisare le radici. L'escissione era praticata già da
Fenici, Hittiti, Etiopi ed Egiziani ed alcuni affermano che era
praticata anche a Roma ed Atene per diminuire il desiderio
sessuale femminile. E' comunque una pratica preislamica che
si è conservata in paesi che sono attualmente musulmani.
Definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come delle
prassi che comprendono 'tutte le procedure che comportano
la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili, o
altri interventi dannosi sugli organi genitali femminili, per
ragioni culturali o per altre ragioni non terapeutiche', sono
classificate in 4 categorie: la clitoridectomia, rimozione par-
ziale o totale del clitoride e raramente del prepuzio; l'escissio-
ne, rimozione parziale o totale del clitoride e delle piccole
labbra, con o senza escissione delle grandi labbra; l'infibula-
zione, restringimento della vagina e creazione di un orifizio
coperto, mediante cucitura con riposizionamento delle piccole
e grandi labbra, con o senza rimozione del clitoride; altre,
tutte le altre procedure sui genitali femminili eseguite per
motivi non medici (es. piercing, incisioni).
Attualmente le MGF sono praticate prevalentemente in 28
paesi africani, in alcuni dei quali la subisce il 98% delle
donne. E' esercitata anche in Medio Oriente nello Yemen,
Oman, nel Kurdistan iracheno, tra alcune donne beduine in
Israele, in alcune parti dell'India, del Pakistan, e presso le
popolazioni musulmane della Malesia e dell'Indonesia. Negli
ultimi anni si è manifestata anche in paesi terminali di immi-
grazione, come l'Italia.
Generalmente esercitate da figure tradizionali senza alcuna
preparazione medica (non vengono usati anestetici né disin-
fettanti e per praticare le incisioni si utilizzano strumenti
come coltelli, forbici, pezzi di vetro, rasoi) hanno spesso delle
conseguenze devastanti sulla salute fisica e psichica: shock,
infezioni, emorragie, vaginiti e cistiti ricorrenti, infezioni pelvi-
che anche molto gravi, fistole, infertilità. Il trattamento delle
complicanze prevede interventi chirurgici per ricostruire l'ana-
tomia dei genitali mutilati. Si stima che attualmente tra i 100
e i 140 milioni di donne vivano con le conseguenze delle
MGF. Solo in Africa circa 3 milioni di bambine, principalmente
nel periodo che va dall'infanzia a 15 anni, ogni anno sono a
rischio di MFG.
La tratta
e la prostituzione forzata
L'articolo 3 del Protocollo sulla tratta, supplementare alla
Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale
delle Nazioni Unite del 2000, definisce questo fenomeno
come "reclutamento, trasporto, trasferimento, l'ospitare e
accogliere persone, tramite l'impiego o la minaccia di impiego
della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento,
frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulne-
rabilità o tramite il dare o ricevere somme di denaro o van-
taggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità
su un'altra a scopo di sfruttamento". Per la vastità geografica,
per le categorie di individui
coinvolti, per la violenza, gli
abusi con cui si manifesta la
tratta rappresenta attual-
mente una delle forme cri-
minali più minacciose. Il
Rapporto delle Nazioni
Unite sulla Popolazione
mondiale del 2003 riportava
che il numero di persone
coinvolte oscilla tra le 700
000 e i 4 milioni, in partico-
lare donne, di cui una buona
percentuale minorenni desti-
nate allo sfruttamento ses-
suale e al lavoro forzato. I
60° anniversario
della Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani