Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 6 del 2009

Libere o sicure?


Foto: Libere o sicure?
PAGINA 16

Testi pagina 16

giugno 2009 noidonne16
Èormai trascorso unmese dalla morte di
Roberta Tatafiore e trovo,
finalmente, la forza di
dedicarmi al ricordo del
suo contributo a "noidon-
ne", di cui è stata autore-
vole collaboratrice, pro-
ponendo alle nostre lettri-
ci alcuni brani della sua
introduzione al libro "Ses-
so al lavoro" (edito da "Il
Saggiatore" - ottobre '94). Parto da questo
libro perché è legato ad un colloquio avu-
to con lei per il mio diverso modo di ve-
dere il "sesso al lavoro"; io sostenevo che
chi si prostituiva ledeva la propria digni-
tà di persona. Ne nacque una discussione
che, nonostante la mia opinione diversa,
mi portò a proporle una presentazione del
libro anche a Carpi. La tematica affronta-
ta, straordinariamente interessante, diede
vita ad un incontro molto partecipato,
con un successo ben al di là di ogni mia
aspettativa.
Ricordo con particolare piacere quel-
l'incontro perché, a conclusione, Roberta
mi fece dono della copia del libro con una
dedica che ancora è per me motivo di af-
fetto e gratitudine. Posso ricordarla par-
tendo dalle sue stesse parole… (dall'in-
troduzione) "Ogni giorno
sul nostro pianeta, men-
tre i fiumi scorrono verso
il mare e i bambini na-
scono, mentre nevica sul-
l'Himalaja e il sole brucia
il deserto del Sahara,
mentre si lavora per la
sussistenza e si produce
per l'esistenza, mentre si
fa la guerra e si prega,
hanno luogo milioni - che
dico? Miliardi - di rapporti sessuali a pa-
gamento. In contesti sociali e culturali
differenti, in circostanze e condizioni che
sono le più diverse. La prostituzione è 'un
mondo che attraversa il mondo'. Perdersi
è facile, come in un labirinto. Ci vuole un
punto di vista e una traccia. Ho seguito
come traccia il filo di Arianna srotolato
dai movimenti delle prostitute a partire
dai primi anni 70 e mi sono confrontata
con il loro punto di vista, riassumibile in
tre tesi: la prostituzione è lavoro, diritti
umani e civili per chi si prostituisce, leggi
che non le/gli criminalizzino come citta-
dine e cittadini di serie b…".
E poi, nella professione..... "Pordenone,
Italia. Lì mi trovai, inviata di "noidonne",
al primo convegno del Comitato per i di-
ritti civili delle prostitute, nel 1983... lì
ebbe inizio il mio lavoro di cronista da
questo mondo. Devo precisare, però, che
non sono una cronista d'assalto. Non so-
no mai stata una desiderosa di usare il
microfono o il taccuino per carpire testi-
monianze veloci dal mondo dei marcia-
piedi o dei bordelli, per tratteggiare una
realtà 'usa e getta'" come spesso fanno i
grandi mezzi di comunicazione, giornali e
tv, in questo così simili alla logica
dell''usa e getta' che impera nel sesso a
pagamento..... Seguire il filo di Arianna,
la traccia inaugurata dalle amiche prosti-
tute, ha costituito anche per me una fon-
te di equilibrio e una mediazione decisiva
per mettermi in comunicazione con il loro
mondo... Chi si aspetta che questa crona-
ca parli di ciò che c'è di sbagliato nella
prostituzione resterà delusa e deluso".
Parole, quelle di Roberta, ancora effi-
caci e stimolanti per un dibattito che si
propone, oggi più che mai, di grande at-
tualità. Non possono bastare, però, que-
ste poche righe per tracciare il valore del-
le riflessioni e degli studi di Roberta, per
cui invito le amiche che mi leggono di cer-
care "Sesso al lavoro" per approfondire e,
perché no?, riscoprire le ragioni che da
sempre accompagnano questa tematica.
Isa Ferraguti
“Guarda che io rus-so". La prima vol-
ta che abbiamo dormito
insieme ti risposi come al
rilancio di un tavolo ver-
de: "Anche io - dissi -. E
come un trattore". Erava-
mo a Bologna per la pre-
sentazione del tuo libro
alla Festa de l'Unità ed
eri fierissima perché ave-
vamo lo spazio più im-
portante e le ragazze correvano a chie-
derti l'autografo. La ristampa di: "Come
lo fanno le ragazze" era stato un succes-
so, una inchiesta in piena regola da cui
eri riuscita a tirarne fuori uno spettacolo
teatrale andato in scena al Piccolo Eliseo.
Un rapporto sulla sessualità delle giova-
ni, beneficiate dalle lotte femministe di
mamme e nonne. Le nipotine del '68 le
avevi chiamate. Quelle che oggi possono
finalmente esprimere un corpo liberato
ma che nella società continuano a subire
l'assalto violento dei maschi. Erano le tue
ragazze. Figlie di un pen-
siero che non aveva spe-
rimentato la maternità.
Lo ritrovavi nelle reda-
zioni di "Punto Donna"
quel pensiero. Tra colla-
boratrici, amiche, temi
trattati e stile dei conte-
nuti che davano la cifra
di quanto fosse impor-
tante per te il rapporto
tra generazioni. Non ave-
vi mai smesso di essere figlia, ma dimo-
stravi con il tuo lavoro il quadro comple-
to della femminilità. Quando ti ho cono-
sciuta indossavi fantastici cappellini e
parlavi sempre di Giorgio. Una volta al
mese ci incontravamo al Tavolo delle
donne a Palazzo Chigi, con Livia Turco.
Raccontavi della tua famiglia numerosa,
e del rapporto con tua madre, ebrea tede-
sca, e di come avessi filtrato cultura e re-
ligione. Raccontavi dei vent'anni di anali-
si e introspezione interrompendoti con
una risata quando i ricordi diventavano
troppo dolorosi. Quando è morta mia ma-
dre mi regalasti un ciondolo d'oro a forma
di cuore, "comprato dagli ebrei di Tange-
ri". Nell'ultimo anno sono scappata come
una lepre. Quando mi dicevi: "Vieni tu,
domani alla Chemio?" trovavo sempre
una scusa per non venire. C'era Grazia
Scuccimarra e altre amiche attrezzate più
di me. Ti lasciavo in buone mani, consa-
pevole che stavo facendoti una meschina-
ta. Non ho avuto il coraggio di condivi-
dere. Non ho avuto la forza delle donne.
Sono rimasta estranea al tuo percorso di
malattia. Non mi sono messa in competi-
zione con quel cancro di merda che ti ave-
va colonizzato. Sono scappata. Semplice-
mente per mancanza coraggio.
L'ultima telefonata per Roberta Tata-
fiore. Ma eri già troppo debole per rispon-
dere. Poi è cascato un muro. Un terremo-
to annunciato. E ti ho rivista magrissima
e senza fiato. Inaspettatamente sguarni-
ta, sopra un letto, a casa tua.
Emanuela Irace
Ricordo di Roberta Tatafiore
Lettera ad un’amica. Ilda Bartoloni
\


©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®