Numero 9 del 2010
Dove vanno i consultori?
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invece oggi la maternità per molte donne è un traguardo
irraggiungibile. Il progresso scientifico, anziché consentire
spazi di libertà femminile, ha aperto ulteriori fronti di
contrasto. Emblematici i casi della procreazione assistita,
della pillola del giorno dopo o della RU486.
Sul piano economico - anche in conseguenza dei tagli
alla spesa pubblica ma fatte salve le scelte delle regioni
- è prevedibile un ulteriore definanzia-
mento dei consultori pubblici, cosa che
rende inaccettabili i contributi erogati
alle strutture private. Questo trend
comporterà il doppio danno di com-
promettere il ruolo e l’efficacia dei con-
sultori e di ridurre gli spazi di autono-
mia delle donne. Invece i movimenti
per la vita sono sempre più intrusivi e
lasciano poco spazio al dialogo con chi
- laico o cattolico - ha un’idea non confessionale dello
Stato. Il ‘caso Lazio’ è in questo senso emblematico e po-
trebbe configurarsi come un ‘laboratorio’ per l’afferma-
zione su scala nazionale di un altro modello di consul-
torio, funzionale al rafforzamento della famiglia
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‘naturale’ e fondata sul matrimonio. La relazione che in-
tercorre tra questa idea di famiglia e la tendenza alla pri-
vatizzazione parziale o totale dei consultori si rileva nella
volontà di far entrare, con pieno potere di controllo e ge-
stione, solo le associazioni “che promuovono la stabilità
e la cultura familiare”. L’esclusione dell’associazionismo
femminile e delle unioni al di fuori del matrimonio di-
segnano un futuro etico per i consultori, con buona
pace di politiche familiari che dovrebbero includere le
varie ‘famiglie’ esistenti, nel rispetto delle scelte dei cit-
tadini e per garantire pari diritti a tutti. Quello dei con-
sultori potrebbe diventare un terreno di confronto e di
scontro nei prossimi mesi anche in relazione ad una
questione centrale che riguarda la questione definita va-
lore sociale della maternità, che avrebbe bisogno di pa-
recchi chiarimenti circa il ‘chi’, il ‘come’, il ‘quando’. Sui
consultori, e su tutto quello che intorno ruota in termini
di valori e investimenti, i movimenti delle donne po-
trebbero dire cose interessanti, a partire dall’indispen-
sabile patto tra le generazioni per trovare una sintesi
ideale e operativa. Oltre a nuove energie. n
MANIFESTIAMO
IN PIAZZA
Emma Bonino segue il dibattito che si
è aperto e vede una sola possibilità: farne un
caso nazionale.
“La proposta di legge di ‘Riforma e qualificazione dei con-
sultori familiari nella Regione Lazio rischia, se venisse ap-
provata così come è formulata, di creare un vulnus.
Altre regioni potrebbero imitarla. Il tema di fondo è la
legge 194, che non si applica in molte regioni per la pre-
senza degli obiettori di coscienza, e che si vuole scardi-
nare nel Lazio grazie a questa formula di riforma dei
consultori e alle mancate linee guida per la RU486.
Io credo che questa proposta di legge non sia emendabile
e che quindi non si possa delegare la battaglia unicamente
al lavoro parlamentare in Consiglio regionale attraverso la
consueta presentazione di emendamenti, anche perché
l’opposizione non ha i numeri sufficienti per pesare nel
Consiglio. Ritengo quindi che ci si debba muovere su tre di-
rettrici: per prima cosa la creazione di un comitato molto
trasversale che coinvolga anche settori differenti della so-
cietà civile; poi l’elaborazione e la redazione di un docu-
mento che esponga ‘nero su bianco’ cosa chiedono le
donne su questo argomento, anche andando al di là della
difesa delle conquiste e rilanciando sui temi che ci stanno
a cuore. Il terzo punto è la necessità di mostrare i ‘corpi
delle donne’ in piazza e quindi la convocazione, chiamando
a raccolta tutte, di una manifestazione nazionale che par-
tendo da un casus belli regionale abbia una portata molto
più ampia; questa mobilitazione servirebbe a sostenere la
battaglia delle consigliere e dei consiglieri dentro il Consi-
glio regionale ma potrebbe coinvolgere anche chi magari
non ha votato a sinistra, ma su questi temi ha una visione
diversa dal centrodestra”.
FO
CU
S GIOVANI:PENSIERI E DUBBI
Serena Fredda è di un gruppo, Infosex, che ha seguito fin dalle
prime battute gli incontri alla Casa internazionale delle donne.
“Riporto l’opinione di giovani donne con cui ci confrontiamo
abitualmente. I consultori, in molti casi, hanno smesso di es-
sere un riferimento per le giovani. Questo per due motivi. Da
una parte, il rafforzarsi di condizionamenti culturali e l’affer-
marsi di politiche, più o meno subdole, che sottraggono ter-
reno all’effettiva libertà di scelta delle donne e che hanno
contribuito a marginalizzare i consultori trasformandoli, nella
percezione comune, in esperienze di tipo residuale. Dall’altra,
la rottura di quel processo virtuoso che legava al servizio
socio-sanitario l’assemblea delle donne, ne orientava e defi-
niva la qualità, connetteva cioè le abitudini e le scelte di vita
con l’efficacia di un servizio duttile e in grado di assolvere a
queste esigenze.
Alla luce di quanto ha rappresentato questa esperienza in pas-
sato, dovremmo riverificarne il senso che ha assunto oggi. Ri-
vitalizzare lo spirito che ha portato alla costituzione dei
consultori vuol dire rimettere al centro le donne di oggi, le loro
esigenze, i loro desideri e stili di vita. Far riemergere la neces-
sità di misurare gli strumenti medici e scientifici con le trasfor-
mazioni sociali e culturali che attualmente non trova risposta
ed espressione politica. Un esempio calzante e un terreno di
conflitto a nostro parere prioritario è la questione della RU486
e dell’imposizione dell’ospedalizzazione che di fatto ne impedi-
sce l’effettivo utilizzo. Su temi come questo assistiamo a scon-
tri politici aspri in cui le donne sono sempre più sfondo e non
soggetto del dibattito, temi in cui il protagonismo delle donne
non può essere messo in discussione. Ripartire non dalla mera
difesa dell’esistente, quindi, ma rilanciare in avanti e recuperare
la capacità di lottare e inventare, a nostra misura”.
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