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Numero 4 del 2012

Obiettori. Di coscienza?


Foto: Obiettori. Di coscienza?
PAGINA 16

Testi pagina 16

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OBIEITORI. DI COSCIENZA? / l

ABORTÙ

RITORNO ALLA
CLANDESTINITA

di Carlo Flamignl

LA LEGGE 194 E STATA APPROVATA PER TUTELARE LA SALUTE DELLE DONNE,
UN DOVERE MANCATO NEGLI OSPEDALI CHE A CAUSA DELLE TROPPE
OBIEZIONI DI COSCIENZA NON ORGANIZZANO BENE GLI INTERVENTI DI IVG

a clausola dell'obiezione di coscienza era pienamente
giustificata ai tempi in cui la legge è entrata in vigore:
i medici cattolici (o comunque contrari all'aborto vo-
lontario) che lavoravano negli Ospedali furono sorpresi
da una innovazione alla quale non avevano pensato nel
momento in cui avevano fatto la loro scelta di lavoro
e, quindi, avevano il diritto di dissociarsi. Certo, sarebbe stato lo-
devole se avessero dedicato il tempo risparmiato a fare promo-
zione di cultura su uno dei tanti temi che riguardano il control-
lo delle nascite, un modo per dimostrare la coerenza delle loro
scelte, ma non si può pretendere troppo. Attualmente, però, chi
sceglie una specializzazione o decide di lavorare in un Ospeda-
le pubblico sa bene cosa lo aspetta e se lo fa, pur sapendo di es-
sere ben determinato a ignorare i diritti di molte donne (diritti
ai quali dovrebbero corrispondere altrettanti doveri dei medici),
compie un gesto molto discutibile sul piano umano e su quello
morale. È bene ricordare ancora una volta che la richiesta di abor-
tire non è la conseguenza di una scelta capricciosa, riguarda la
salute, un problema che non può essere disatteso e che carica

0 noidonne | aprile | 2012

i medici di una responsabilità ineludibile. Nel 1997 l'obiezione di
coscienza riguardava il 60% dei ginecologi e il 50% degli ane-
stesisti. Nel 2009 era passata al 71% peri ginecologi e al 51%
per gli anestesisti. Per il personale non medico l'aumento per-
centuale è stato di oltre il 10%, nel 2009 gli obiettori erano circa
il 45%. Nella relazione del ministro Fazio si legge che il ricorso al-
l’obiezione di coscienza non ha diretta incidenza nel ricorso all'lVG,
ma questa opinione si basa sui tempi d’attesa tra il rilascio della
certificazione e l’intervento. Ciò nonostante che il 16% degli in-
terventi siano eseguiti più di 14 giorni dopo il rilascio della certi-
ficazione comporta per queste donne un aumento del rischio di
complicazioni, aumento che è significativamente maggiore con il
trascorrere del tempo. Non vi è dubbio che quando il personale
medico e quello paramedico scendono al disotto di certi livelli, si
creino inevitabilmente condizioni che mettono a rischio la salute
di molte donne e ne indirizzino altre verso percorsi pericolosi e in-
sicuri, come l'utilizzazione di farmaci, appresa dalle nuove citta-
dine che arrivano dall’Europa dell’Est e che sono ormai abituate
ad acquistare prostaglandine in farmacia, il ricorso all'aborto clan-
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