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Numero 2 del 2012

Lavorare per 5 euro l'ora


Foto: Lavorare per 5 euro l'ora
PAGINA 16

Testi pagina 16

SETTANTENNI (E OLTRE) DI OGGI / 2

IN CAMPO LA PASSIONE

Conversazione con Luigia Spreafico

enza le donne il mondo
non va avanti”, ne è si-
cura Luigia Spreafìco, 73
anni, imprenditrice agri-
cola ora in pensione, ma che continua
a lavorare nel suo orto e con i sui pic-
coli animali.
Luigia si occupa da sempre di agricol-
tura e sta per festeggiare 50 anni di
matrimonio e 50 anni da quando vive
in Val Morea, in provincia di Como,
dove si trova l’azienda famigliare in-
testata al marito, Delfino Carraro, e
dove lavora anche la figlia Franca. ”Pri-
ma avevamo le mucche e le mandrie da
allevare, adesso invecchiando abbiamo
dovuto fare una scelta diversa e, a par-
te due manzette che abbiamo in stal-
la, siamo passati all’allevamento di gal-
line e conigli, insomma ad animaletti
più piccoli da cortile. Poi abbiamo l’or-
to, in cui coltiviamo la nostra verdu-
ra e frutta biologica, che usiamo sia per
il nostro consumo che per la vendita.
Mele, pere, costine, cavoli, rape... E poi
vendiamo le uova.” Agricoltura ieri e
oggi. Cosa era meglio, cosa era peggio
nel passato? "Io ho lavorato fin da
quando ero giovane, prima aiutando
mio papà che era contadino, poi, da
sposata, come coltivatrice. Da più di 40
anni siamo iscritti alla CIA e, sia io sia
mia figlia, facciamo parte dell’asso-
ciazione Donne in campo. Adesso ci
sonoi macchinari per fare quasi tutto.
Si fa meno fatica. Una volta si faceva
tutto a mano: ilfieno, il grano, per fare
degli esempi, oppure i bachi da seta,
si prendevano le foglie una ad una, me
lo ricordo”. La risposta sembra sem-
plice, ma a ben guardare non lo è.
”Qualcosa che forse era meglio in
passato c'è. Una volta si era più uni-
ti, ci si aiutava: quando c’era da treb-

noidonne | febbraio | 2012

biare il frumento, tutti si andava nei
campi, ora dell’uno, ora dell’altro;
adesso ognuno fa per conto suo. For-
se proprio a causa delle macchine”.
Chiediamo ancora a Luigia quali sono
le difיִcoltà che hanno e che hanno
avuto le donne della sua generazione.
”Un tempo la donna di un contadino
non era valorizzata, ora lo è di più, an-
che perché si studia di più. Prima qui
non si arrivava nemmeno alla licenza
media, e in periferia non ne parliamo.
In paese ora siamo in 2.700 abitanti,
ma cinquant’anni fa eravamo molti
meno. Ora, nel nostro settore, è c0-
munque meglio di prima, perché una
volta un contadino era un contadino e
basta, adesso invece la gente vuole sa-
pere da dove viene quello che mangia,
come è stato coltivato, magari c’è an-
che paura delle intossicazioni alimen-
tari, o dell’uso di sostanze nocive; quin-
di c’è maggiore rispetto verso il settore
agricolo, per il lavoro che c’è dietro, so-
prattutto in ambito biologico. Il con-

dì Elena Ribet



sumatore vuole informarsi e scegliere”.
Vorrebbe cambiare qualcosa della sua
vita? ”Mi piace quello che faccio e sono
abituata cosi. Senza la terra non po-
trei stare nemmeno un giorno. Mi
piace stare fuori, nella natura, all’aria
aperta. Non potrei mai restare chiusa
in un appartamento o in città.” Anco-
ra una domanda: cosa direbbe Luigia
alle generazioni più giovani che vo-
lessero occuparsi di agricoltura? ”H0
cercato di trasmettere questa passio-
ne a mia figlia. Dico lo stesso ai gio-
vani. Questo è un lavoro che richiede
tantissima passione, prima di tutto. E
poi ci vanno dei sacrifici, perché gli
animali mangiano sempre, anche il sa-
bato e la domenica. Non ci sono gior-
ni festivi in campagna. Poi, ci vorreb-
bero un po’ di soldi da parte, per mec-
canizzarsi. E, ultimo ma non meno im-
portante, c’è lo studio. Non si può im-
provvisare, ci sono sempre nuove tec-
niche e, fra l’altro, c’è tanta burocra-
zia da imparare a gestire”.
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