Numero 1 del 2016
L'utero è mio e....? Maternità surrogata
Testi pagina 16
14 Gennaio-Febbraio 2016
Questa notte ho fatto un sogno.
Estate, sono a una specie di festa di non so quale associa-
zione. Intervengo spostando l’attenzione sulla cancellazione
della storia politica delle donne. Mi si affollano intorno del-
le ragazze che mi chiedono di raccontare. Cerco di trovare
delle coordinate di tempo e spazio, delle parole chiave che
restino. La negazione del corpo femminile, l’interdizione dello
spazio politico e scolastico, l’esclusione dall’eredità dei patri-
moni, l’emarginazione e lo sfruttamento lavorativo, la perse-
cuzione delle vite. I passi avanti e indietro, le lotte vinte e le
sconfitte, i buchi neri della storia in cui sono affondate le intel-
ligenze femminili, le porte chiuse del-
le categorie interpretative che hanno
cancellato grandi presenze collettive.
A scuola avevo qualche anno di tem-
po, ma qui…
Il pensiero scorre rapidamente all’indie-
tro, dalla me stessa che distribuisce vo-
lantini l’8 marzo in una piazza diffidente
di paese nella straordinaria stagione del
neofemminismo, all’Udi delle assemblee
autoconvocate, le donne della resisten-
za che ho conosciuto, le antifasciste che
non hanno visto la liberazione di cui nessuno ricorda il nome, le
pacifiste dell’inizio secolo, e poi le scrittrici che non si studiano
a scuola e indietro indietro la Rivoluzione francese e ancora pri-
ma, il dibattito sulla scienza, la Riforma, la persecuzione delle
streghe … Ed è solo la storia d’Europa ma c’è molto altro.
In un lampo migliaia di immagini mi si affollano, poi, come
facevo a scuola, trovo un punto in cui conficcare un “segna-
tempo”: “Sapete che fu una donna a scrivere il primo trattato
di ostetricia e ginecologia? Si chiamava Trotula de Ruggiero,
insegnava all’Università di Salerno e probabilmente faceva
parte di un gruppo di studiose …”
Verso il Congresso udi (maggio 2016)
CONOSCERE
LA NOSTRA STORiA
PER SCRiVERE iL FuTuRO
“..Il corpo è Il punto da cuI partIre, perché è Il nostro esIstere nel mondo…”
di Rosangela Pesenti
E mi sveglio.
Il corpo è il punto da cui partire, perché è il nostro esistere
nel mondo.
Da giorni affastellavo appunti per scrivere del prossimo Con-
gresso Udi senza riuscire a comprimere nelle battute richie-
ste un testo scorrevole, ostacolata anche dalla solita influen-
za che non mi faccio mancare intorno alle feste.
Il sogno mi ha portato una situazione che vivo spesso: chiac-
chiero con ragazze in treno, in aereo, poi loro si tengono in
contatto, mi chiedono informazioni. Una che ho conosciuto
sull’aereo di ritorno da Reggio Calabria è venuta a trovarmi,
un’altra è venuta all’inaugurazione della sede dell’Udi.
Ecco il punto da cui cominciare per il Congresso.
Serve ancora un’associazione come l’ Udi? E per
fare cosa?
Intanto per sapere che cosa hanno fatto le tante
donne che l’hanno costituita attraversata cono-
sciuta, nei settant’anni che coincidono con l’Italia
democratica.
L’Udi è nata un anno prima della Repubblica e sono certa
che anche la sua azione è stata determinante per la scelta,
come il primo sparuto nucleo fu importante per il diritto di
voto alle donne.
Unione di tutte le donne: a lungo sembrò un programma in-
genuo e pretenzioso eppure proprio la generazione del neo-
femminismo, diffidente nei confronti delle vecchie forme della
politica, compresa quella che si era sedimentata nell’ Udi sul
modello di tutte le formazioni politiche, partiti sindacati e non
solo, portò allo scoperto quel corpo differente che il diritto
non aveva previsto, la cultura cancellato, la storia rimosso e
la politica negato.
Non sappiamo cos’è una donna, ma tutte sappia-
mo quale potente modellamento simbolico hanno
operato le prescrizioni sociali sull’essere donna nel-
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