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Numero 4 del 2016

Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali


Foto: Europa (in)difesa. Barriere politiche e culturali
PAGINA 16

Testi pagina 16

14 Aprile-Maggio 2016
EUROPA (in)DiFESA | 1
di Tiziana Bartolini
La compLessità deL fenomeno deL terrorismo, i nazionaLismi
montanti e Le Leadership deboLi. L’europa arranca e Le donne
stanno a guardare
Lucidità e chiarezza continuano ad essere il tratto ca-ratterizzante dell’analisi politica di Emma Bonino, leader radicale di lungo corso e con una solida espe-rienza internazionale maturata anche come ministra
degli Esteri e nel ruolo di Commissaria europea. Le abbiamo
chiesto alcune valutazioni sulla difficile situazione che attra-
versa un’Europa che sembra intrappolata tra terrorismo e na-
zionalismi, raccogliendo il suo sguardo ampio sul mondo.
A novembre la strage di Parigi e a marzo la
carneficina di Bruxelles. Di fronte a tanta
violenza l’Europa appare disorientata, sembra
incapace di reagire e difendersi con efficacia dal
terrorismo jihadista. Ma era davvero un qualcosa di
imprevedibile?
Siamo sempre presi alla sprovvista. Guardiamo gli Stati
Uniti, un paese molto più potente di noi in termini di servizi
segreti e apparati militari e pensiamo a come fu preso alla
sprovvista dall’attacco alle Torri Gemelle. Siamo di fronte
ad un fenomeno molto mutevole, i gruppi sono in una sorta
di franchising e passano da al Qaeda a Isis, poi si fanno
la guerra tra di loro. Non dimentichiamo mai che non è un
fenomeno ‘normale’, come può essere la lotta di un eserci-
to contro un altro esercito. È un qualcosa di difficile com-
prensione e, aggiungo, la nostra non conoscenza dell’a-
rabo rende tutto più complicato. Anche quando ci sono
registrazioni, le traduzioni richiedono tempi biblici. Quindi
siamo di fronte ad un fenomeno che non conosciamo e
che viene da una regione che conosciamo anche meno,
a partire dalla capacità di leggere la stampa locale o di
parlare con le popolazioni locali. Le nostre relazioni sono
tra stato e stato, e tutte in inglese, cosa che poco ci aiuta a
capire quelle realtà e le mutazioni. Non facciamoci illusioni,
non era affatto facile capire quello che stava accadendo e
non avevamo gli strumenti di base adeguati: la lingua non
è un fatto secondario. Seconda questione: quale Europa...
È l’Europa che hanno voluto gli Stati membri e non è l’Eu-
ropa della sicurezza, è tanto semplice... L’illusione che la
politica estera, la politica di difesa e la politica di sicurezza
potevano rimanere nazionali è scritta nei Trattati; questa è
l’Europa che i paesi hanno voluto. Infatti mi irrita sempre, in
occasione degli incontri mensili dei Capi di stato, sentire
chi ha voluto avocare a sé alcune competenze prendersela
con l’Europa... come se fosse un corpo estraneo. L’Europa
è il risultato della ‘saggezza’ - si fa per dire - che i Capi di
stato e di governo hanno avuto. La responsabilità non può
essere attribuita a qualche burocrate a Bruxelles. Però di
fronte alle crisi (dell’economia, dell’immigrazione o quella
di cui stiamo parlando) la tendenza è che ognuno faccia
da sé. Invece di andare avanti verso l’integrazione - che
non è la soluzione o la panacea di tutti i mali ma certo è
iL‘CiASCUn PER SÉ’
DELL’UniOnE CHE nOn C’È
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