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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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Testi pagina 15

mini. Ed in effetti l'età media in cui le
donne attualmente vanno in pensione è
di 61 anni e 4 mesi. Anche nell'accordo
sulle pensioni basse, che riguardano so-
prattutto le donne, si è ottenuto un ri-
sultato importante in quanto, e non
senza fatica, le due donne al tavolo di
trattativa sono riuscite ad ottenere do-
po anni il collegamento dell'aumento
delle pensioni basse non al reddito fa-
miliare, ma la reddito individuale: con
questa misura le donne anche se coniu-
gate potranno ottenere l'aumento in
grande maggioranza, senza questo nuo-
vo parametro sarebbero rimaste escluse
per la maggior parte: qualcosa di posi-
tivo, anche se nel silenzio pressoché to-
tale dei media.
Ma c'è dell'altro: nell'intero docu-
mento del Governo "Protocollo su previ-
denza, lavoro e competitività per l'equi-
tà e la crescita sostenibile" c'è un capi-
tolo che se non rimane un "libro dei so-
gni" offre numerosi spazi d'intervento
per le donne, non solo lavoratrici o pre-
carie, ma anche per tutte quelle che
aspirano ad un lavoro.
Anche Renata Polverini dell'UGL ha
dato un giudizio di massima positivo
del documento e ha impegnato l'UGL
affinché "le dichiarazioni di principio
contenute nel documento si traducano
in atti concreti a favore della promo-
zione dell'occupazione femminile e di
una reale conciliazione dei tempi di vi-
ta e di lavoro". Insomma gli esami non
finiscono mai: a settembre si ricomin-
cia, tocca anche a noi, a tutte le donne
farci sentire.
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risultati importanti per le donne ottenuti con la trattativa
governo - sindacati per la revisione delle norme
sulle pensioni
L’assenteismo in ottica
di genere
Leggendo l'articolo apparso su "La
Repubblica" del 18 luglio dal titolo
"Travet, un mese e mezzo di assenze l'an-
no" a firma di Luca Iezzi ho pensato che le
donne, pur citate anche nell'occhiello
della pagina sono "scomparse" in quanto
donne reali con le loro differenze di ruolo
nell'organizzazione familiare e sociale,
paradossalmente sono "donne" equiparate
al ruolo maschile. Nella foga di dimostra-
re l'assenteismo nel pubblico impiego si
citano in un'unica voce assenze per ferie,
per malattia e "permessi vari" arrivando a
dimostrare che le donne sono assenti in
media 52 giorni e gli uomini 47, ed il dato
viene riprodotto con piccole variazioni in
vari settori della pubblica amministrazio-
ne. Da questa serie di dati esposti Luca
Iezzi arriva a dichiarare, dopo aver rile-
vato che c'è stato dal 2000 un aumento di
malattie - permessi è "confermata inoltre che sono le dipen-
denti donne a chiedere mediamente più tempo per rimanere
lontano dall'ufficio".
Le donne sarebbero più assenteiste! Ma qualcuno ha sentito
parlare di congedi di maternità, di congedi parentali? Di una
legge, la 53 del 2000, che ha allargato i permessi ai genitori
per assistere i figli malati o i genitori nella stessa situazione
ma anche per motivo di studio?
Arrivata alla fine dell'articolo ho quasi assolto il giornalista
(ma un dubbio se lo deve far venire anche lui) perchè i dati
sono raccolti dalla Ragioneria dello Stato che si dice "ha pro-
messo già dal 2006 dati più dettagliati e gli amministratori
hanno aumentato i controlli". Meno male! Forse si sono
accorti che le donne partoriscono, anche se poco, e concilia-
no tempi di vita e di lavoro come dicono varie leggi? Non
ancora: la "Relazione al conto annuale 2006 dei Ministeri-
Procedura di rilevazione" del 16 luglio 2007 dice che come
maggiore novità sono da dividersi le assenze retribuite da
quelle non retribuite e sono assenze i permessi di studio, le
donazioni di sangue, i permessi per matrimonio ecc. ecc.
Insomma, in 10 pagine di istruzioni si riesce a non citare mai
la parola maternità o congedo parentale!
Alida Castelli
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