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Numero 5 del 2009

La nuova Europa


Foto: La nuova Europa
PAGINA 15

Testi pagina 15

noidonne maggio 2009 15
vista la complessità del quadro nor-
mativo e giuridico dell'Europa.
Il sistema è molto complesso, è vero.
Nell'introduzione del libro di Luciana
Castellina "Eurollywood. Il difficile in-
gresso della cultura in Europa" che af-
fronta il tema delle politiche culturali
dell'Unione, si ricorda il mito della fa-
mosa bella ragazza Europa di cui Zeus
approfitta, avvicinandola trasformato
in toro; da questa unione nacquero tre
figli, tra cui Minosse, re di Creta e co-
struttore del labirinto, precursore del la-
birinto-Trattato di Maastricht, secondo
una battuta ironica citata nel libro.
Di questa critica forte sono suscetti-
bili tutti i trattati, ma soprattutto quel-
lo costituzionale del 2004 che avrebbe
dovuto avere un impatto sui cittadini
europei definendo un'identità politica
europea; quel documento, che avrebbe
dovuto comunicare con i cittadini, è
composto di quasi 500 pagine e contie-
ne una sezione sulle politiche molto tec-
nica, un labirinto appunto, che rappre-
senta una sfida al significato stesso di
democrazia.
L'Irlanda ha detto no, ma si sa che i
cittadini non erano informati sul Tratta-
to di Lisbona perché difficile da cono-
scere e comprendere; sembra anche che
abbiano votato no su questioni di pole-
mica nazionale e che lo scontro politico
nazionale abbia prevalso sull'argomen-
to reale. Paciotti riferisce che era diffuso
l'equivoco che dire sì al trattato avrebbe
rappresentato il via libera alla legaliz-
zazione dell'aborto nella cattolicissima
Irlanda.
La Commissione ha fatto molti sforzi
per rendere più accessibili le informa-
zioni: ci sono stati dibattiti on line sul
Trattato Costituzionale, ci sono forum,
strumenti e politi-
che per coinvolgere
la società civile, at-
traverso organizza-
zioni, reti associati-
ve, associazioni;
ma finché le lea-
dership nazionali
non avranno una
"dimensione euro-
pea" e non emergerà
una leadership europea e le campagne
elettorali saranno scontri tra partiti na-
zionali che non parlano di programmi
europei decisivi per le nostre sorti, non
si potrà risolvere questo gap di demo-
crazia.
Perché i diritti delle donne non sono
ancora percepiti come universali?
Ci sono due aspetti importanti. Il pri-
mo è riferito al significato dell'universa-
lità dei diritti delle donne: che i diritti
delle donne siano parte integrante e ina-
lienabile dei diritti universali è afferma-
to nella Conferenza Mondiale del '93 di
Vienna. Sorge spontanea una domanda.
Cosa significa questa storica afferma-
zione? Prima di questa Conferenza i di-
ritti umani universali non includevano
anche i diritti delle donne? Una serie di
diritti, pur essendo definiti come univer-
sali, se non sono declinati nella prospet-
tiva della differenza di genere, tendono
a essere interpretati e applicati, in modo
implicito o esplicito, in senso solo ma-
schile. Ad esempio, questo avviene se
parliamo del diritto di autodetermina-
zione sessuale e riproduttiva che deve
esser declinato secondo il diritto delle
donne alla piena signoria del proprio
corpo.
Fin dalla Dichiarazione Universale
dei diritti umani del 1948, così come
anche nella Carta Europea di Nizza, si
vieta ogni forma di tortura e pene de-
gradanti; se però non si declina questo
diritto alla luce della differenza di gene-
re, certe violenze, vedi le violenze ses-
suali, familiari e domestiche, non ven-
gono percepite come tali. L'esempio del-
la violenza contro le donne rappresenta
proprio il caso paradigmatico in cui la
separazione tra sfera privata e pubblica
ha oscurato e tuttora oscura il diritto
inalienabile a non subire violenza.
C'è una questione di interpretazione
che vale la pena accennare. Nella carta
dell'Unione Europa l'articolo 23 sanci-
sce che i governi devono assicurare la
parità tra uomini e donne in ogni cam-
po: in ogni campo significa che si deve
includere anche il privato.
La parità in ambito lavorativo e so-
ciale rappresenta solo una parte della
questione: occorre raggiungere anche
una piena partecipazione ai processi
politici e decisionali. È una questione di
uguaglianza, di giustizia e di democra-
zia. Su questo terreno della rappresen-
tanza politica l'Unione Europea ha fatto
parecchio, non in senso legislativo vin-
colante (non ha competenze sulla speci-
fica materia elettorale nei Paesi mem-
bri), ma in termini politico-culturali, at-
traverso la Raccomandazione della
Commissione del '96, con programmi
politici, con la risoluzione del Parla-
mento del 2003. Ma le donne nel Parla-
mento europeo sono ancora al 30%.
Per questo la Lobby Europea delle
donne (European Women's Lobby) ha
lanciato la campagna 50/50 con lo slo-
gan "Non c'è moderna democrazia euro-
pea senza parità tra i generi".
"le elezioni europee non sono un 'rituale';
oggi, benché permanga un deficit di
democrazia, il Parlamento europeo ha poteri
ampi. Andare a votare diventa importante".
Intervista a Mariagrazia Rossilli
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