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Numero 3 del 2015

8 Marzo al tempo delle crisi


Foto: 8 Marzo al tempo delle crisi
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Testi pagina 15

13Marzo 2015
gli studi. Noi, insieme ad altri soggetti del terzo settore atti-
vi nel quartiere, proviamo a mettere insieme tutti gli ambiti
che costituiscono la cosiddetta comunità educante, atti-
vandoci affi nché si faciliti la permanenza degli adolescenti
nel circuito scolastico. Contemporaneamente ci occupia-
mo di avviare un percorso di formazione per giovani don-
ne del quartiere, attraverso cui esse potranno garantire un
servizio per l’infanzia nei locali della nostra associazione.
Proviamo a non trascurare neanche l’aspetto della riqua-
lifi cazione degli spazi del quartiere, grazie al ruolo attivo
degli abitanti stessi.
Come vivono le donne nel quartiere?
Come sempre, quando un luogo è carente di servizi e di
opportunità, a farne le spese sono principalmente le don-
ne, alle quali viene sottratta l’opportunità di pensarsi diver-
samente dal ruolo che il contesto ha immaginato per loro.
Se l’occupazione è un problema generale, è certamente
più diffi cile l’accesso delle donne al mercato del lavoro,
soprattutto in un quartiere in cui è più semplice pensarsi
come mogli e madri, soprattutto se servizi come gli asili
sono solo miraggi.
Quali sono le attività e i progetti che seguite?
Attualmente siamo più impegnati nel ripristino della piccola
produzione artigianale di borse, già realizzata in passato,
coinvolgendo le donne del quartiere. Stiamo investendo
molto su questo percorso, fondamentale per dare oppor-
tunità reali di emancipazione alle donne. Il nostro prodotto,
oltre ad essere il risultato di un progetto “sociale”, deve
essere innovativo, di qualità e “alla moda”.
IDEE
di Catia Iori
Le donne lo sanno. Cosa manca alla loro vita. A mancare all’ ap-pello sono i diritti primari di ogni femmina. Quelli che la natura, anzi Madre Natura, ci ha donato rendendoci non solo essenze
privilegiate ma esseri umani oblativi e generativi, capaci di cuore,
di amore, di calore. Le relazioni che i maschi poco sicuri della loro
vita ci invidiano fi no a morirne di rabbia, di impotenza, di frustrazio-
ne. La maternità, che capolavoro! dopo nove mesi la tua creatura
spunta quasi dal nulla. Ci hai pensato per tanto tempo, hai previsto
ogni tua piccola mossa ma quel momento ti cambia per sempre
la vita e ti rende la donna più appagata del mondo. Tutto passe-
rebbe in secondo piano se solo....se solo quell›evento sempre più
raro nelle nostre città fosse vissuto coralmente, si trasformasse in
uno spettacolo di gioia e di speranza almeno per tutto il vicinato.
E invece nulla. Appare un nastrino rosa o azzurro ai portoni delle
case e dal momento del parto nessuno ne ha più notizia. Nessuno
si da la briga, a meno che non si tratti ovviamente del compagno
o dell›amica, di sapere come viva la mamma, come si organizzi
per dare al piccolo cibo e coccole, se abbia denaro suffi ciente per
comprargli il necessario, se stia soffrendo perché tutto intorno a lei
cambia e nessuno o quasi è in grado di aiutarla. Certo una nonna,
una suocera, una vicina nei piccoli paesi si rimedia sempre, ma nel-
le nevrotiche città del produrre che ne è di quel cucciolo e di quel
profumino delicato che inonda lettini e fasciatoi? E il lavoro per cui
la mamma si era sacrifi cata gli anni più belli della sua giovinezza,
che fi ne farà? Troppo costoso mantenere a casa quella puerpera,
dicono i saggi amministratori dell’azienda e poi...scherziamo? su
che tipo di attività potremo contare da qui al futuro? Metti che le si
ammali, metti che il marito divorzi, metti che lei - santiddio - abbia
sempre in mente il cucciolo...che ce ne facciamo di una risorsa del
genere? Meglio sostituirla con una single o una divorziata meglio
ancora se interessata con qualche dirigente interno... E che ne sarà
del futuro della nostra mamma? se il nido costerà troppo dovrà starci
lei ogni ora col suo baby..altro che servizi sociali a buon mercato e
che...siamo in Danimarca??? addio allo sport che la faceva sentire
in forma e tonica. Non parliamo poi delle amiche o delle sue letture.
E ora come la mettiamo col futuro? ci decidiamo a fare le mamme?
Ma sì, dai, chissenefrega di tutta quella sarabanda di colleghi senza
arte né cuore..Mai saprà che cosa si sono persi nella loro vicenda
esistenziale...e forse io ho sempre pensato che gliela facciano pa-
gare alla signora mamma...ma scherziamo? mette al mondo il futuro
e pretende pure di avere tutti i giochini di cui si circondano gli altri
comuni mortali? il lavoro sicuro e rispettoso dei suoi ritmi, gli aiuti
domestici e di accudimento gratuiti, la possibilità di dedicarsi alle
sue vere passioni? ma che siamo matti...che soffra pure e paghi alto
il prezzo di poter sperimentare, lei sola, la gioia di concepire una
creatura così almeno non ci sentiamo - sembrano pensare i ragio-
nieri della vita - così poveri e negletti...
LA MATERNITÀ,
CHE CAPOLAVORO
SAREBBE
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