Numero 12 del 2007
Un anno di notizie a colori
Testi pagina 14
dicembre 2007 noidonne14
Te ne sei andata all'improvviso, ma,come il tuo solito, in punta di piedi,
in modo discreto. Hai lasciato un gran-
de, incolmabile vuoto. Per tutte noi, che
ti abbiamo conosciuta, apprezzata, sti-
mata per la tua passione, il tuo impe-
gno, il tuo disinteresse. Per le donne del
nostro paese che ti devono tanto. Per
me, in modo particolare, dopo più di
cinquanta anni di comune militanza e
di una profonda amicizia. Che cosa
posso scrivere quando ho solo voglia di
piangere?
Ci eravamo sentite per telefono pochi
giorni fa. Avevamo parlato del Secondo
Sesso, di Simone de Beauvoir, dei nostri
incontri con lei. Avevamo ricordato - a
suo tempo me lo avevi raccontato tu -
che Simone de Beauvoir, trovandosi a
Roma e avendo visto un corteo delle ca-
salinghe che, indossando i grembiuli da
cucina, rivendicavano la pensione,
avesse commentato che, "se le donne
italiane si battevano, fin nella forma co-
sì avanzata della manifestazione di
strada, per i loro diritti ciò rivelava una
elevata coscienza autonoma, di eman-
cipazione e politica nello stesso tempo".
Avevamo scherzato sulla tua elezio-
ne nella Costituente del Partito demo-
cratico e tu mi avevi detto: "non crede-
vo che ne sarebbe derivato tanto lavoro
che adesso bisogna fare…". Eri come al
solito pronta a una nuova avventura,
pronta a spenderti come per decenni
avevi fatto, nel partito della Sinistra
Cristiana, nel PCI, nel PDS, nei DS e so-
prattutto nell'UDI.
I ricordi si affollano e si confondono.
La bella ragazza bionda, la giovane mi-
litante impegnata all'indomani della li-
berazione di Roma a costruire il nostro
piccolo partito nelle borgate, nei quar-
tieri, nei luoghi di lavoro. Poi, dopo l'au-
toscioglimento della Sinistra cristiana, e
la nostra iscrizione al PCI, la tua attivi-
tà di dirigente delle ragazze della FGCI,
quindi della Lega delle Cooperative. E
soprattutto la tua funzione nella Presi-
denza dell'UDI, in cui venisti eletta al
VI Congresso nel 1959, alla vigilia di un
decennio, quello degli anni '60, che, an-
che grazie al tuo lavoro e a quello di
Nilde Jotti, sarebbe stato essenziale per
le conquiste di emancipazione delle
donne italiane. Le battaglie per afferma-
re tra le nostre attiviste in primo luogo,
ma anche nel partito e all'esterno i prin-
cipi basilari in cui credevamo: che fine e
ragion d'essere di un'associazione fem-
minile non potesse che essere l'emanci-
pazione, che un'associazione con quello
scopo doveva essere autonoma - da par-
titi, da governi, da forze economiche e
sociali - e unitaria, capace di parlare a
tutte le donne. Ricordo ancora le tue
conclusioni al VII Congresso, nel '64:
"Possiamo fin d'ora asserire che questo
congresso segna[…]una cerniera tra
due fasi della vita e della politica del-
l'UDI. […] Questo VII Congresso…ha
dimostrato come l'esigenza che fu alla
base del nostro VI Congresso, vale a di-
re lo sviluppo di un'associazione auto-
noma e unitaria per l'emancipazione
femminile, sia profondamente penetrata
nella coscienza della nostra organizza-
zione. E' un punto acquisito […] che la
svolta da realizzare oggi, la svolta che
con le tesi precongressuali si è aperta e
che ora è di fronte a noi, è quella della
messa in pratica dell'autonomia in tutti
i campi, in tutte le sue implicazioni e in
tutti i suoi aspetti".
Fu determinante la tua convinzione
anche nelle lotte condotte per difendere
l'UDI da quanti sostenevano, a destra,
come a sinistra, alla metà degli anni
sessanta, che, essendosi conquistate
buone leggi paritarie, le associazioni
femminili non avevano più ragion d'es-
sere. Sempre nelle conclusioni al VII
Addio, cara Giglia
Marisa Rodano
È scomparsa Giglia Tedesco
"Di Giglia Tedesco avevo sentito parlare con orgoglio dalle compagne
dell'UDI di Carpi che ci tenevano a sottolineare la sua radice cattolica e il
suo essere dirigente nazionale dell'Associazione. Ho avuto modo di cono-
scerla negli anni settanta quando sono stata chiamata alla Sezione Fem-
minile Nazionale della Direzione del PCI. Non potrò mai dimenticare, in
particolare, la sua attenzione al dibattito che in quegli anni si stava svi-
luppando sia nel mondo cattolico che nel movimento femminista, mondi
da sempre impegnati in un difficile confronto/incontro che in qualche oc-
casione rischiava di diventare scontro ; basti ricordare le lotte di quegli an-
ni su divorzio ed aborto. Sono andata a rileggermi in questi giorni due in-
teressanti riflessioni apparse sulla rivista "Donne e politica" nel febbraio e
nell'ottobre del '71. Nel febbraio a proposito de: "Il Movimento cattolico di
fronte alla questione femminile" Giglia concludeva: "se la cattolicità demo-
cratica, come noi crediamo, ha un suo ruolo da giocare nella battaglia per
mutare la condizione della donna, quel ruolo può affermarsi ed esercitarsi
a condizione di seppellire definitivamente ogni esclusivismo ideologico co-
me ogni pretesa di supremazia per instaurare l'indispensabile confronto
democratico". Nell'ottobre in "Neofemminismo: ribellismo o rivoluzione"
concludeva la sue considerazioni con questa frase: "una valutazione non
sbrigativa e superficiale dei movimenti neo femministi deve divenire per
noi motivo e stimolo ad una riconsiderazione complessiva della questione
femminile, ad un approfondimento delle sue implicazioni politiche ed
ideali". Il modo migliore per ricordarla è proseguire nell'impegno, seguen-
do le sue indicazioni, affinché le donne riescano ad affermare i loro diritti
nella società al di là di ogni ideologismo e di nuovi integralismi".
Isa Ferraguti