Numero 5 del 2008
Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
Testi pagina 14
Il termine velina è ormai talmente inuso nel linguaggio comune, che è sta-
to introdotto anche nei principali dizio-
nari italiani. Nato per nominare in tono
ironico le ragazze che a 'Striscia la noti-
zia' portavano ai conduttori le veline -
le notizie in gergo giornalistico -, è stato
in seguito usato in senso dispregiativo
per indicare la diffusione di soubrette e
showgirl in ruoli particolarmente deno-
tati da passività televisiva, per i quali,
secondo i critici, non sarebbero necessa-
ri particolari meriti artistici o professio-
nali. Secondo chi ha risposto al sondag-
gio, le veline non sono affatto ragazze
ingenue: hanno capito che utilizzando
(in tutti i sensi) il loro corpo possono
aumentare sensibilmente la probabilità
di riuscita nel mondo dello spettacolo
(52%). Il 30% invece, rileva che sono in
crescita sia quelle che usano sia quelle
che sono usate dal sistema, mentre per il
13% sono ingenue che vengono abbin-
dolate dalla televisione nella speranza
del facile successo. Per i più, il termine
velina descrive anche "qualcosa di mol-
to sottile, di scarsissimo spessore..tutto
sommato qualcosa di inutile", "ragazzi-
ne bellissime e vuote", "una sciocchina
che usa più gli attributi del corpo che il
cervello", "una scema che vuole sposare
un calciatore", "la furbetta che vuole ar-
rivare a tutti i costi". C'è anche chi si
chiede che impatto potrebbe avere un
programma con conduttrici circondate
da uomini seminudi che ballano. Le lun-
ghe code in attesa (in tutta Italia) sono
la risposta di molte giovani donne -
spesso accompagnate dalla madre - al
casting aperto da Canale 5 per la pros-
sima stagione televisiva di 'Striscia la
notizia'. Perché sognare di essere una ve-
lina? Essenzialmente per soldi, per la fa-
cile fama, per la possibilità di sposare
un calciatore o comunque vivere nell'a-
gio grazie ai quei "cinque minuti di scu-
lettamento sul bancone". E' un "facile
modo per farsi notare", "l'unico modo
per essere al centro degli sguardi di tut-
ti, come se l'obiettivo fosse quello di es-
sere la più guardata" . Essere in quel
ruolo significa "che hai un bel corpo, un
bel viso. Se ti hanno scelto vuol dire che
sei bella veramente!", del resto - sono in
molte ad affermarlo - "è il solo modo,
per una ragazza, di farsi notare…le
donne con il cervello fanno paura!". I
pregi di una simile carriera sono: soldi,
soldi, soldi; si trova lavoro e marito;
l'essere sempre frizzante e fresca. Tra i
principali difetti elencati: "l'essere iden-
tificata come quella che non sa fare nul-
la", "la superficialità", l'esser considera-
ta "un pezzo di carne in macelleria", es-
ser "prostituta senza ammetterlo", vive-
re una vita che ti obbliga a "cogliere l'at-
timo perché si invecchia molto veloce-
mente nel mondo dello spettacolo". Per
essere velina occorre "far finta di essere
scema, se non lo sei davvero, ma senza
farsene un problema", "concedersi ses-
sualmente al bisogno".
In poche parole alla fine "hai un la-
voro, pur sempre precario!"
Sondaggio di aprile
Veline: ci sono o ci fanno
maggio 2008 noidonne14
Rosa M. Amorevole
Maddalena Carvaglia
…Che non mi sono mai pentita di essere stata Velina, anzi. Non ho mai fatto niente
di volgare e queste accuse non mi toccano. E poi spesso chi parla male di queste
ragazze 10 anni fa faceva le televendite sulle reti private con i seni di fuori... Bisogna
vedere da che pulpito viene la predica. (velina in Striscia la notizia, 1999/2002)
Le veline di Striscia la notizia: nascita di un fenomeno
Il loro nome ha un'origine ben precisa ed è attestato fin dalla primissima puntata di
Striscia la notizia, il cui esordio fu contemporaneo e strettamente legato alla coeva
trasmissione Odiens. In molte puntate di Odiens il corpo di ballo era vestito (ovvia-
mente in chiave goliardica) con costumi chiaramente ispirati al ventennio fascista e
le belle componenti femminili erano addirittura identificate col nome di "littorine". Le
prime puntate di Striscia la notizia andavano in onda in coda ad Odiens, con Ezio
Greggio e Gianfranco D'Angelo spesso vestiti con i medesimi costumi di scena, ad
indicare un'immediata continuità tra i due spettacoli. Dovendo chiamare in qualche
modo le vallette incaricate di portare le notizie ai conduttori (vallette anch'esse
vestite con i citati costumi ispirati al Ventennio), la scelta è immediatamente caduta
sul nome di veline, forse a voler prendere in giro le vere veline, e cioè i famosi dis-
pacci del Ministero della Cultura Popolare, tramite i quali il regime fascista diramava
agli organi di stampa e di informazione le notizie da rendere note (o meno) all'opi-
nione pubblica.
Il significato del termine velina:
Notizia diffusa da un'agenzia di stampa.
Il vocabolo trae origine dalle veline, mezzo di controllo del fascismo sulla stampa
consistente appunto in fogli di carta velina con tutte le disposizioni obbligatorie da
seguire.
Incominciarono a circolare dal 1935; nel 1937, neanche un anno dopo la Guerra di
Etiopia, con l'istituzione del Ministero della Cultura Popolare che controllava
anche la SIAE e l'EIAR, le veline divennero ancora più pressanti verso la stampa. Le
veline vennero vietate dopo la caduta del fascismo.
Esempi di velina d'epoca:
21/10/33: Il Corriere della Sera e il Mattino hanno pubblicato due disegni riprodu-
centi il Duce. Uno è piaciuto, l'altro no; vale quindi, anche per i disegni, la norma
vigente per le fotografie e cioè che debbono essere precedentemente presentate all'Ufficio
stampa del Capo del Governo per avere l'autorizzazione alla pubblicazione.
4/1/36: Non pubblicare fotografie sul genere di quella pubblicata questa mattina dal
Messaggero, che dimostrino intimità dei nostri soldati con abissini. (…)
26/8/38: I giornali eseguano una costante revisione di tutte le fotografie di parate mili-
tari, passo romano, presentazione alle armi, sfilate giovanili e premilitari, pubblicando
esclusivamente quelle dalle quali risultano allineamenti impeccabili.