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Numero 9 del 2009

Dialoghi impossibili


Foto: Dialoghi impossibili
PAGINA 14

Testi pagina 14

settembre 2009 noidonne14
Mentre si cominciano a sperimentarei pesantissimi tagli alla scuola
pubblica del Ministero della Istruzione,
dell'Università e della Ricerca, in Parla-
mento sta viaggiando la proposta di
legge di Valentina Aprea: ex maestra
elementare (diploma magistrale alle
scuole cattoliche di Bari), ex direttrice
didattica (laurea in Pedagogia al Magi-
stero di Bari), oggi in forza nella squa-
dra di Berlusconi.
Il disegno di legge n. 953, presentato
alla Camera dei Deputati il 12 maggio
2008 titola: "Norme per l'autogoverno
delle istituzioni scolastiche e la libertà
di scelta educativa delle famiglie, non-
ché per la riforma dello stato giuridico
dei docenti".
Già nell'enunciato sono fissati i pun-
ti cardine di questo progetto che ha co-
me obbiettivo lo smantellamento della
scuola statale, nel particolare "autogo-
verno delle istituzioni scolastiche" che
introduce. Queste infatti, trasformate in
Fondazioni private, saranno gestite in
nome della "libertà di scelta educativa
delle famiglie" da vere e proprie lobby di
familismo territoriale, con buona pace
della libertà di ricerca e d'insegnamento
che è la linfa vitale di ogni processo di
formazione in un paese democratico. Il
ddl 953, pur richiamando costantemen-
te la centralità degli studenti, li blinda
in una concezione di famiglia-clan, do-
ve ai figli si chiede conformismo 'in no-
me del padre' ostacolando così quel sa-
no processo educativo di emancipazio-
ne culturale e sociale, che passa anche
attraverso l'irrinunciabile ruolo dello
Stato (art. 3 della Costituzione) per ri-
muovere gli ostacoli (familiari compre-
si), perché ciascuno si autodetermini, li-
bero di pensare e scegliere. Insomma di
realizzare la propria appartenenza nel
pluralismo della cittadinanza.
Il ddl. Aprea, al contrario, vorrebbe
perpetuare la stasi del localismo territo-
riale, a cui è consegnato uno straordi-
nario potere di gestione, progettazione e
controllo sulle scuole statali: "Gli orga-
ni di governo concorrono alla definizio-
ne e alla realizzazione degli obiettivi
educativi e formativi, attraverso percor-
si articolati e flessibili" (art.1.5). Lo Sta-
to, privato del suo compito costituzio-
nale di istituire scuole pubbliche per
ogni ordine e grado (art. 33 Costituzio-
ne) diviene così un semplice ero-
gatore di fondi: "La sussidiarietà
diventa la stella polare di questo
cambiamento" recita il ddl nel-
l'introduzione.
Le nuove scuole saranno go-
vernate da un Consiglio di Am-
ministrazione - si legge sempre
nell'introduzione del ddl - che è
"l'organo di gestione della scuo-
la". Ogni scuola statale, trasfor-
mata in 'fondazione', proprio co-
me un'azienda, può "avere part-
ner pubblici e privati che la so-
stengano, disposti a entrare nel-
l'organo di governo della scuo-
la". Tutto ovviamente allo scopo
di "innalzare gli standard di
competenza dei singoli studenti
e di qualità complessiva dell'isti-
tuzione scolastica". Peccato che
subito dopo si affermi, che "at-
traverso la trasformazione in
fondazioni si vuole anche favori-
re una maggiore libertà di edu-
cazione che poggia sulla natura
sociale dell'educazione: un'ope-
ra da svolgere entro quella socie-
tà civile e quegli enti pubblici e
privati più vicini ai cittadini,
che devono essere riconosciuti a pieno
diritto come espressione dell'azione pub-
blica". Insomma il governo della squa-
dra Berlusconi vuole giocare la partita
dell'insegnamento e dell'apprendimento
sul campo dei gruppi di tendenza pre-
valenti nel quartierino, "i rappresentan-
ti delle realtà culturali, sociali, produt-
tive, professionali e dei servizi"(
art.1.2), che potranno finalmente avere
una scuola pubblica a loro asservita.
Il democraticissimo e funzionalissi-
mo Consiglio d'Istituto attuale, dove
tutte le componenti della scuola sono
già rappresentate, sarebbe sostituito co-
sì da un verticistico strumento politico-
economico di controllo e gestione della
scuola, formato da 11 persone, "com-
preso il dirigente scolastico, che ne è
membro di diritto". Ma in quali rappor-
ti proporzionali i magnifici 11 sarebbe-
ro, non è dato sapere. L'assise governa-
tiva dovrà comunque avere al proprio
interno (art.6.1): "l'ente tenuto per legge
alla fornitura dei locali della scuola"
(come se il padrone di casa di un affit-
tuario dovesse poi prendere, di diritto,
parte alla gestione della famiglia),
"esperti in ambito educativo, tecnico o
gestionale" (chi sono?, quali titoli han-
no?), "una rappresentanza dei docenti",
"dei genitori" e "negli istituti di istruzio-
ne secondaria di secondo grado, degli
studenti".
Intanto alle private (paritarie) an-
dranno i danari sottratti alle scuole
pubbliche: "resta la sfida di riallocare le
risorse finanziarie destinate all'istruzio-
ne partendo dalla libertà di scelta delle
famiglie". Vale appena sottolineare che
in queste scuole di tendenza, che in Ita-
lia sono al momento soprattutto cattoli-
che, tutto sarà tranquillo, visto che chi
comanda è l'ente gestore, di cui già per
contratto i docenti sono tenuti ad ab-
bracciare l'ideologia: "Nelle scuole pari-
tarie la responsabilità amministrativa
appartiene all'ente gestore" (art.1.7).
Forse per tutelare il personale docente
da eventuali associazioni professionali,
non conformi, e presenti sul territorio?
Maestri e professori delle statali, in-
tanto, dovranno finché ne avranno le
energie, e finché l'art. 33 della Costitu-
S.O.S. Se il disegno di legge Aprea passerà…
Scuola/1
Maria Mantello
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