Numero 6 del 2009
Libere o sicure?
Testi pagina 14
Spesso si dice che la libertà sia il pri-mo valore per l'essere umano. Ma che
cos'è la libertà? Di questo termine enig-
matico sono state date centinaia di ac-
cezioni diverse, tanto da renderla anche
condizione problematica da vivere e da
difendere. La libertà ha in sé caratteri-
stiche speciali rispetto ad altri valori ed
è ciò che permette la loro esistenza: la li-
bertà dà dignità, permette l'assunzione
di responsabilità, di operare scelte ,
consente di amare e di essere creativi, di
avere coraggio. Il rischio della libertà è
quello di usarla male, di abusarne. E la
libertà guidata dal capriccio può dive-
nire violenza. Giorgio Gaber, in una
canzone più volte citata nelle risposte
arrivate, affermava non essere "star so-
pra un albero ... ma partecipazione".
Democraticamente lo Stato si è dato
le regole, attraverso la Costituzione e le
leggi, che rappresentano punti di riferi-
mento importante per esercitare il pro-
prio diritto di cittadinanza. Ed è a que-
ste regole che il 42% delle risposte fa ri-
ferimento, quando definiscono la libertà
come il "rispetto dei diritti dell'altra/o e
delle regole". E di queste regole si chiede
il rispetto, forse alla luce dei molti in-
toppi registrati nella vita di tutti i gior-
ni. La percezione di "non essere tutte/i
uguali", della presenza di libertà e dirit-
ti che "valgono solo per qualcuno e me-
no per altre/i", per "non parlare dei do-
veri, molte volte elusi", che rafforzano
l'opzione scelta. "Poter scegliere davve-
ro" e non solo "illudersi di scegliere per-
ché canalizzati da mille controlli" o dai
consigli per gli acquisti o da imposti sti-
li di vita, rappresenta la definizione pre-
ferita da quasi la metà delle risposte
pervenute.
C'è anche chi ne offre una lettura più
intima, ripensando la libertà come uno
spazio "tutto mio da rita-
gliarmi, anche mezz'ora
sola", all'interno del qua-
le "esprimere le proprie
idee", determinando au-
tonomamente le scelte ri-
tenute più opportune.
La libertà è per il 35%
delle risposte "una con-
quista preziosa da tute-
lare in ogni modo" , ver-
so la quale prestare sem-
pre molta attenzione per impedire a
chiunque di intervenire ponendo limiti e
definendo restrizioni.
In un certo senso, più che "la mia" o
"la tua", sembra trasparire il concetto di
"nostra", all'interno di un quadro di re-
gole condivise. Un 15% ritiene che "sia
impossibile essere veramente liberi", c'è
sempre qualcuno che si impegnerà nel
tentativo di far prevalere una "sua liber-
tà" limitante "la mia libertà".
Non ci si sente libere/i se "le regole
valgono solo per alcuni", con "i furbetti
del quartierino", se "non posso esprime-
re le mie idee", o quando cercano di
"condizionarmi affinché cambi il mio
modo di vivere o agire".
Non ci si sente libere/i anche quando
si vive in un mondo che non si sente co-
me proprio, o anche quando non poten-
done più si elencano tutte le proprie ca-
tene: "faccio un lavoro che con me non
ci azzecca niente, vivo con un uomo-
sultano, ho i familiari che mi considera-
no un ruolo e non un persona, ho uno
stipendio di 1500 euro al mese e, quel
che è grave, vivo in un mondo di scioc-
chi e - ancor peggio - di sciocche". Che
dire? La mancanza di libertà è anche
"paura".
Potremmo veramente esser libere/i se
fossimo "innanzitutto onesti, corretti l'u-
no con l'altro", "ci fosse giustizia socia-
le" o semplicemente "la giustizia funzio-
nasse".
Disse Luigi Einaudi "giustizia non esi-
ste là dove non vi è libertà", più tardi
Martin Luther King affermò "la mia li-
bertà finisce dove comincia la vostra".
Olympe De Gouges scrisse "la Donna
nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uo-
mo" ma come scrisse Margherite Duras
"il difficile non è raggiungere qualcosa.
È liberarsi dalla condizione in cui si è".
Sondaggio di maggio
Libertà: la mia o la tua?
Rosa M. Amorevole
giugno 2009 noidonne14
bra lontano e anche vero che tra i gio-
vani l'Europa è un dato di fatto: ci si
muovono liberamente, c'è l'Erasmus.
Il suo percorso politico e umano è un
intreccio indissolubile. Dal sindaca-
to a Bruxelles passando per il fem-
minismo il suo obiettivo è sempre
stato la difesa dei diritti. Con una
particolarità: dialogo, mediazione.
In questo modo di agire ha avuto più
influenza l'esperienza sindacale o
con le donne?
Non basta essere femminista per esse-
re trasversale e mediare, ci sono diversi
femminismi in alcuni vi è spesso una ri-
gidità che non lo rende accogliente. Direi
che nel mio approccio ci sono diverse
componenti. Penso sia stato fondamen-
tale il lavoro nel Sindacato, cosi come è
stato importante il percorso con le Don-
ne in Nero, movimento che ho contribui-
to a fondare, sulla decostruzione della fi-
gura del nemico e la costruzione di rela-
zioni con le donne nei luoghi di conflitto.
Il passaggio alla cultura della non vio-
lenza, assunta come modo di essere e di
vivere nei rapporti, non è stato facile. Ha
richiesto un lavoro intenso. Poi c'è un da-
to caratteriale: sono naturalmente con-
tro barriere muri e confini, amo il mondo
e mi sembra di essere ferma nei miei pro-
positi ma accogliente. Amo le persone e
anche gli animali e anche il cielo e la ter-
ra e l`acqua e il fuoco.....
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Tornerò ad occuparmi del movimento
per la pace e dei diritti umani violati in
Italia e nel mondo. Vorrei imparare
l`arabo e stare qualche mese in Palesti-
na, poi come ho fatto durante tutto il
mandato parlamentare - sia per le perso-
ne interessate che per gli europarlamen-
tari di tutti i partiti - continuerò ad or-
ganizzare viaggi di conoscenza e solida-
rietà in Palestina e Israele. Ma mi dedi-
cherò del tempo per leggere, per scrivere,
per ritrovare amiche ed amici ed acca-
rezzare i miei due gatti, Lulu e Paco.
segue da pag. 2