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Numero 5 del 2010

Non solo madri


Foto: Non solo madri
PAGINA 14

Testi pagina 14

Italia: domenica 9 maggio 2010, Festadella Mamma. Negli Stati Uniti nel
1914 venne istituito il Mother's Day, fe-
sta nazionale per riflettere sulla guerra;
da lì si diffuse in tutto il mondo, anche
se si festeggia in giorni diversi. Nel no-
stro paese la prima volta venne celebra-
ta nel 1957 ad Assisi; da allora ricorre
la seconda domenica di maggio. In real-
tà è una festa antichissima, di origine
pagana, che celebrava la prosperità, la
fertilità e il passaggio dall'inverno all'e-
state.
Quindi: maggio, momento per riflet-
tere con il nostro sondaggio sul tema
della maternità. Percorso naturale o
percorso a rischio? Per il 34% la mater-
nità "andrebbe vissuta in modo natura-
le" così come per un ulteriore 34% il "fa-
re indagini prenatali permette di affron-
tare la gravidanza con più sicurezza".
C'è poi chi sostiene che "la maternità di
per sé è un'incognita" (16%), o che
"troppe indagini prenatali inducano an-
sia" (9%) e che così facendo si rischi di
trasformarla "in una malattia" (6%). La
platea delle risposte si divide tra chi so-
stiene che nelle donne sia innato il sen-
so della maternità e chi invece nega tut-
to ciò affermando di aver imparato nel
tempo, giorno dopo giorno.
"La scienza non riuscirà mai a con-
trollare completamente vita e morte",
quel che viene richiesto alla medicina è
di fare il massimo per garantire la salu-
te del nascituro, anche se nessuna tecni-
ca medica riuscirà mai a garantire as-
senza di rischi. La percezione del rischio
appare molto "soggettiva", mentre la
"consapevolezza della propria respon-
sabilità primaria nella scelta" è ampia-
mente condivisa. Nel rapporto con le
tecniche poi, le risposte valorizzano un
buon uso della tecnica, purché mirino
"ad aiutarci a prevenire, lasciando in
capo a me la decisione".
Maternità e lavoro, un binomio pos-
sibile? Di molte la consapevolezza delle
difficoltà e la percezione che possa di-
venire impossibile di fronte alla "misogi-
nia verso le lavoratrici-madri", all'im-
presa che "preferisce i maschi", o in caso
di "mancata condivisione con il partner
dei compiti di cura" o di "una rete fami-
liare di sostegno". Le strategie che le ri-
sposte suggeriscono alle organizzazioni
aziendali sono molte: dalla messa a dis-
posizione di servizi (anche di nidi azien-
dali), orari flessibili e part time vertica-
li nei primi anni di vita del/della bam-
bino/a, congedi obbligatori per i padri,
telelavoro. Ed ancora: diversità nel
management, valutazione delle compe-
tenze, capacità di innovazione da parte
delle imprese e - perché no - "puntare
sulle donne ultraquarantenni con figli
grandi". Sicuramente una maggiore
"sensibilità da parte di imprenditori e
imprenditrici".
Che il binomio si manifesti spesso
impossibile lo dimostrano molti dei rap-
porti di studio che periodicamente leg-
giamo: secondo Manageritalia (2010)
un terzo delle donne occupate abban-
dona il lavoro dopo la maternità. Se-
condo Isfol in Italia il tasso di abban-
dono dopo la nascita è del 27,1%
(2009). In tutti i paesi europei l'occupa-
zione delle neo-mamme mostra un per-
corso a U: forte discesa nei primi tre an-
ni e graduale ritorno in seguito. In Ita-
lia, ma anche in Spagna e Grecia, il tas-
so di occupazione continua a scendere
al crescere dell'età dei figli. Per Banca
d'Italia (2009) fino ai 2/3 delle neo-
mamme abbandona volon-
tariamente il lavoro per
problemi di conciliazione.
Tale valore si dimezza nei
territori con maggiore dis-
ponibilità di servizi o di re-
ti parentali. L'uscita dal
mercato del lavoro è mag-
giore per le più giovani e
per le meno istruite. Triplica
per le lavoratrici a tempo
determinato nel periodo di
concepimento. Diminuisce
nel settore pubblico, con
grandi differenze con quan-
to avviene nel privato (so-
prattutto nei settori del
commercio e dei servizi).
Per le manager si arresta la
possibilità di carriera (Manageritalia
2008).
Non basta dunque la Festa della
Mamma che lavora! Tale ricorrenza,
che cade nel mese di maggio, è nata con
l'obiettivo di aprire per un giorno i posti
di lavoro ai/alle figli/e delle lavoratrici
perché vedano dove la mamma lavora e
affinché i datori di lavoro percepiscano
le loro collaboratrici anche come madri.
E cosa dire di fronte a queste righe di
una nostra lettrice: "sono una precaria
di 33 anni. Come posso avere un figlio
se non so neppure se il mese prossimo
avrò il lavoro?"
Maternità tra rischi e
responsabilità Rosa M. Amorevole
Sondaggio di aprile
maggio 2010 noidonne14
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