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Numero 1 del 2015

Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia


Foto: Forti e fragili come adolescenti - Speciale Rebibbia
PAGINA 14

Testi pagina 14

12 Gennaio 2015
Il diritto delle donne di autodeterminarsi nel per-
corso nascita ed in particolare al momento del parto. Questo
il tema della giornata di riflessione organizzata da Freedom
for Birth Rome Action Group (Roma, 29 novembre 2014,
Casa Internazionale delle Donne). Intorno al titolo “La vio-
lenza nel parto: antichi e nuovi rituali per il controllo e
disciplinamento del corpo della donna” le organizzatrici
hanno chiesto di intervenire ad “addette ai lavori” (ostetriche,
psicologhe e medici) ma anche e soprattutto a storiche, an-
tropologhe e bioeticisti, in modo da presentare una prospetti-
va più ampia che potesse aiutare a fare chiarezza sull’origine
e la funzione sociale di pratiche finalizzate al disciplinamen-
to e controllo della donna nel percorso nascita. La scelta di
Freedom for Birth-RAG di utilizzare in modo esplicito il termi-
ne violenza per definire le pratiche a cui vengono sottoposte
le donne (posizioni obbligate, taglio della vagina, lontananza
dal bambino ecc), viene così spiegata da Mirta Mattina, una
delle due psicologhe del gruppo: “il fenomeno della Violen-
za Ostetrica sembra essere allo stesso tempo ed in modo
paradossale, evidentissimo e invisibile: basta confrontare le
routine sanitarie con le rac-
comandazioni dell’Orga-
nizzazione Mondiale della
Sanità e le linee guida dell’I-
stituto Superiore di Sanità,
per rendersi conto dell’evi-
denza e diffusione del feno-
meno. Fenomeno che però
appare anche invisibile
qualora si decida di parlar-
ne pubblicamente, sembra
infatti che operi una sorta
di negazione collettiva o di
rimozione che impedisce di riconoscere e qualificare come
violenti gli atti non necessari e non acconsentiti che vengono
agiti sulle donne e sulle persone che nascono”. Aggiunge
Carmen Rizzelli, l’altra psicologa di FFB-RAG: “proprio l’as-
senza di consapevolezza e di strumenti culturali per leggere
e riconoscere il fenomeno della violenza ostetrica la rende
tollerata e cronica, comunque invisibile e non sanzionabile.
Seppure lascia profonde ferite psicologiche nelle donne che
ne fanno esperienza. (…) Dunque sembra che parlare di vio-
lenza nel parto sia percepito come un qualcosa di potenzial-
mente pericoloso per il sistema patriarcale dominante, anche
interiorizzato, ed equivalga ad infrangere un tabù, sfidando
una prescrizione sociale scotomizzante che rende invisibi-
le una parte della realtà. In tante altre occasioni le donne si
sono trovate in questa stessa condizione, ad esempio, fino
a poco tempo fa, anche
il termine “violenza do-
mestica” rappresentava
un tabù, in quanto veniva
negata l’esistenza stessa
del fenomeno e, per arri-
vare al riconoscimento di
questo tipo di violenza, è
stato necessario un per-
corso che è partito dalle
donne per poi estender-
si al resto della società.
(…)”.
Ma che cos’è la violenza ostetrica? Virginia Giocoli, avvo-
cata del movimento, la definisce come “la negazione del
diritto delle donne di compiere scelte informate e autono-
me e praticare sul loro corpo atti medici non necessari e
non acconsentiti dalla donna stessa, durante il travaglio e
il parto” e aggiunge che “solo tre paesi al mondo (Vene-
zuela, Argentina e Messico n.d.r.) hanno riconosciuto la
PARTORIRE
SENZA
VIOLENZA
I dIrIttI delle donne,
l’autodetermInazIone e Il controllo
sul proprIo corpo sI fermano
sulla soglIa dell’ospedale.
Il convegno dI FREEdOm FOR BIRTh
ROmE AcTION GROuP ha Indagato le
ragIonI medIche, storIche
e antropologIche dI questa
‘rImozIone collettIva’
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