Numero 1 del 2010
2010 non ci resta che ridere
Testi pagina 14
Bilancio di fine anno, c'è poco da ri-dere! Molte le cose che non vanno,
troppe le difficoltà. Molte, sono preva-
lentemente donne, coloro che ci hanno
risposto che occorre "tirarsi su le mani-
che e agire".
Per un 18% è prevalentemente grazie
all'azione della satira che si "riesce a far
emergere quella verità che l'informazio-
ne non garantisce più". Mentre per il
25% "tra censura e faziosità, unica al-
ternativa appare essere la controinfor-
mazione".
I suggerimenti rivolti alla televisione
o ai quotidiani che prevalgono sono tut-
ti riferiti all'etica, quasi un richiamo a
una maggiore serietà e obiettività "in
un'ottica di confronto di opinioni". Que-
sto permetterebbe a ognuno di formarsi
una personale opinione sui fatti. Qual-
cuno poi suggerisce anche di "pubblica-
re una notizia buona al giorno".
Non è censurando che si può fare
una informazione migliore, come affer-
mano diverse delle risposte arrivate, ma
sicuramente molta della banalità quoti-
diana vorremmo tutti e tutte rispar-
miarcela. Basta con i "dibattiti violenti",
basta con l'intrattenimento fatto da
"bambini e donne oggetto". Basta con
gli opinionisti, i tronisti, e tutti gli "spet-
tacoli di infima qualità" che noi "pa-
ghiamo e poi dobbiamo sopportare" in
televisione o nella lettura dei giornali.
Per la maggior parte delle risposte,
l'unico modo per avvicinarsi alla verità
appare sempre di più la controinforma-
zione, la lettura di diverse fonti sia ita-
liane sia straniere. Tra queste internet
appare essere una bella opportunità.
Il 43° rapporto annuale Censis sulla
situazione sociale del Paese, presentato
nel dicembre 2009, ci rivela come sono
cambiati i consumi di media tra la po-
polazione italiana.
Tra il 2007 e il 2009 aumenta l'uso
della televisione, in generale si registra
un +1,4%. Cala quella tradizionale (-
0,4%), aumentano quella satellitare
(+8,1%), il digitale terrestre (+14,6%),
la webtv (+10,6%).
Sono cambiati i mezzi di diffusione
della televisione: quella satellitare pas-
sa dal 27,3% al 35,4%, quella digitale
terrestre dal 13,4% al 28%, quella inter-
net dal 4,6% al 15,2%.
Si leggono meno libri (-2,9%), meno
quotidiani (-12,2), anche quelli on-line
(-3,4%), si legge più free
press (+1%). Diminui-
sce anche la lettura di
settimanali (-14,2%) e
mensili (-8%). Gli effetti
della crisi si riscontrano
anche nel consumo dei
media: si guarda più la
televisione, si utilizza
stabilmente il cellulare,
ma diminuisce la lettura
dei quotidiani sia tra i
lettori non abituali (che
passano dal 67% al
54,8%) che tra quelli abituali (dal
51,1% al 34,9%).
Se si pensa che in questa quota sono
compresi i giornali sportivi, si può capi-
re - afferma il Censis - quanto la crisi
abbia reso più marginale il ruolo della
carta stampata nel processo di forma-
zione dell'opinione pubblica del nostro
Paese.
Si legge più free press (il 37% della
popolazione) e si usa più internet.
Sono cinque i social network più po-
polari: Facebook, conosciuto dal 61,6%
degli italiani, YouTube (60,9%), Mes-
senger (50,5%), Skype (37,6%) e
MySpace (31,8%). Le percentuali rag-
giungono valori ancora più elevati tra i
giovani di 14-29 anni. I giovani hanno
preso l'abitudine a "vivere connessi", da-
to che l'uso congiunto dei cellulari e di
internet li ha messi nella condizione di
essere continuamente in rapporto con
tutti quelli che condividono la loro
esperienza di vita quotidiana. Comples-
sivamente, si può stimare che poco me-
no di 33 milioni di italiani conoscano
almeno un social network e che gli ef-
fettivi utilizzatori siano 19,8 milioni.
La diffusione di internet è ancora for-
temente legata a fattori generazionale e
ai livelli di istruzione. Sono "i giovani
più istruiti ad avere familiarità con la
rete".
Dal punto di vista di genere, tra gli
utenti abituali troviamo i maschi
(45,7% contro il 33,2% delle femmine).
Sono i giovani all'80.7% a connetter-
si al web, mentre tra i 30 e i 64 anni so-
lo il 46% lo fanno, e tra gli anziani solo
1 su 10.
Tra gli istruiti il 67,2%, tra i meno se-
colarizzati solo il 28,6%.
Non ci resta che ridere?
Rosa M. Amorevole
Sondaggio di dicembre
gennaio 2010 noidonne14