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Numero 4 del 2007

Al centro dell'attenzione


Foto: Al centro dell'attenzione
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Testi pagina 13

e responsabilità, nessuna delle quali
manca di sedi e poteri.
Si verifica invece un curioso sistema
di rimando al cambiamento culturale di
là da venire e una generalizzata esorta-
zione al coraggio della denuncia, verso
le stesse vittime che il potere lascia sole.
Bisogna aggiungere che i responsabi-
li di fronte all'ennesimo verificarsi delle
violenze, immediatamente spostano
l'attenzione sui sentimenti e le depriva-
zioni degli esecutori.
Il Provveditore, il Preside gli inse-
gnanti di quella scuola di Napoli dove
ancora una volta una quattordicenne è
stata stuprata, ripresa col telefonino da
parte di otto "compagni di scuola", han-
no parlato ed agito come se si trovasse-
ro davanti l'unico problema di recupe-
rare i piccoli devianti, dimenticando di
trovarsi di fronte a dei delinquenti. E so-
prattutto di fronte ad una vittima.
Nel nostro paese presidi, datori di la-
voro, coprono giudicano e agiscono su
questioni che non rientrano nei loro po-
teri, si sostituiscono ai competenti, com-
mettendo una grave omissione che li
chiama in correità con gli autori della
violenza, che quando riguarda minori è
peraltro perseguibile d'ufficio.
La scuola, ma poi via via tutti i luo-
ghi "chiusi", e prima la famiglia, si dan-
no proprie regole scritte e non scritte che
non di rado prevalgono su quelle dello
Stato. E dalla famiglia in poi le stime
della violenza perpetrata contro le don-
ne sono approssimative e frutto di stru-
mentali sottovalutazioni.
Strumentali ma anche possibili a
fronte dell'omissione fondamentale, del-
la latitanza più colpevole: quella dei
presidi dell'ordine pubblico. Non si può
quantificare un reato quando le denun-
ce sono rese impossibili dagli stessi tu-
tori dell'ordine.
Noi dell'Udi, nello sterminato pano-
rama della tolleranza, delle complicità
politiche, dell'ideologia della sofferenza
e "della morte per amore", abbiamo scel-
to di riprendere parola pubblica e di ri-
chiamare la politica alle sue responsa-
bilità. Abbiamo fatto un esposto alla
Procura Generale: quelle responsabilità
diffuse dal Nord a Sud, in tutti i com-
missariati e caserme dei Carabinieri, noi
pensiamo che vadano perseguite nei
massimi responsabili, che per ufficio ne
dirigono e condividono l'operato. Lo so-
steniamo non solo per azione dimostra-
tiva, perché le donne non simbolica-
mente muoiono, ma di femminicidio an-
nunciato.
noidonne aprile 2007 13
UDI - Unione Donne in Italia Sede nazionale 8 marzo 2007
Esposto al Procuratore Generale della Repubblica di Roma
Noi donne dell'Udi, di fronte al ripetersi di delitti contro le donne,
chiediamo
al Suo Ufficio di attivare tutte le forme di indagine conoscitiva nei confronti di un fenomeno al-
larmante:
ci riferiamo
espressamente al comportamento omissivo di Presidii deputati alla tutela delle cittadine autrici
di denuncie ed esposti, e
chiediamo
inoltre al Suo Ufficio di verificare se in tutto ciò sia da ravvisarsi l'esistenza di fattispecie penal-
mente rilevanti.
E' penoso assistere alla morte di tante donne che, pure, pensando di vivere in una società civi-
le, si erano in precedenza rivolte a coloro che ci devono difendere, parlando e denunciando.
Ricordiamo:
Debora Rizzato, morta a Trivero di Biella il 21 novembre 2005, dopo reiterate denunce, alla lo-
cale stazione dei carabinieri, delle persecuzioni di cui era fatta segno dal soggetto che aveva
già scontato una pena per averla violentata minorenne, dieci anni prima.
Hina Saleem l'11 Agosto 2006 viene uccisa in Villa Carcina (BS) dal padre, dopo aver ripetu-
tamente denunciato violenze e maltrattamenti. La prima denuncia sporta dalla vittima risale al-
l'anno 2003, quando, essendo minorenne, per i reati subiti è prevista dal codice la procedibilità
d'ufficio.
Antonella Russo il 20 febbraio 2007, dopo aver sporto denuncia alla locale stazione dei cara-
binieri, è stata barbaramente assassinata in Solfora (Av) dal convivente della madre che lei ave-
va già denunciato.
Solo tre casi, uno per ogni anno, ma le cronache sono piene di vicende come queste, dove le
donne sono sottoposte alla continua tortura della paura della violenza, prima ancora che alla
violenza stessa.
La concezione diffusa per cui a una donna si chiede di reggere tutto, in nome del quieto vive-
re, compresa la paura, compresi i rischi a cui è continuamente esposta ci pare una vera barba-
rie. Se poi una donna trova il coraggio di denunciare, si ritrova più sola di prima e anche più
esposta perchè non dare credito alle parole di una donna, soprattutto da parte di istituzioni che
dovrebbero tutelarla, legittima un uomo a passare dalle parole ai fatti.
Sottovalutare le parole delle donne, le loro denunce, i loro esposti, sono delle vere e proprie
omissioni a carico del Comando Generale dell'Arma e del Ministero degli Interni che riteniamo
responsabili della mancata salvaguardia delle cittadine e della loro prole.
Ci chiediamo se sia azzardato ritenere che nei casi appena descritti si delineino i contor-
ni di una vera e propria omissione d'atti d'ufficio.
Chiediamo, pertanto, di individuare, con la finalità di perseguire, quei comportamenti che si de-
lineano anche solo come concorrenti alla mancata salvaguardia, prevenzione del femminicidio
nel nostro paese, che si traduce nei fatti in una vera e propria impunità.
Roma, 8 marzo 2007
Per le donne dell'UDI
Pina Nuzzo
Rappresentante legale Udi nazionale
UDI - Unione Donne in Italia, Sede nazionale, via dell'Arco di Parma 15, 00186 Roma Tel 066865884
www.udinazionale.org udinazionale@tin.it
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