Numero 5 del 2008
Donne elette: tutto è cambiato, nulla è cambiato
Testi pagina 13
Ne la "Mente animale" Enrico Alleva,scienziato con doti di narratore
chiaro ed avvincente, ci documenta la
"capacità sorprendente di alcune specie
animali di comprendere gli stati emo-
zionali degli esseri umani" e lo scambio
vicendevole di "messaggi empatici basa-
ti su un'affettività che non conosce bar-
riere zoologiche". Ma Alleva si spinge
oltre e cerca di riscoprire l'uomo che c'è
nell'animale più che l'animale che c'è
nell'uomo" ovvero, rispettando l'intui-
zione di Darwin del legame fra i due re-
gni, pone differenze fra noi e gli altri
animali, ma non differenze qualitative
bensì differenze di grado. Ipotesi questa
che è sorretta dalle prove sempre più nu-
merose portate dagli etologi (gli scim-
panzè ad es. sono in grado di creare
strumenti e fare semplici calcoli mate-
matici). Insomma, che vuol dire "mente
animale"? vuol dire che l'animale è in
grado di porsi obiettivi, di scegliere fra
diverse opzioni, di risolvere dei proble-
mi elaborando un piano d'azione, di
conservare immagini mentali che at-
traverso la memoria lo aiutano a de-
cidere, vuol dire - concludendo -
possedere un laboratorio mentale
nel quale prende corpo la soggetti-
vità di un essere provvisto di una
mente. La zooantropologia infatti,
riposta in soffitta la visione dell'ani-
male privo di un mondo interiore e
mosso dagli istinti come un buratti-
no, rifiuta la visione culturale antro-
pocentrica secondo la quale al centro
dell'universo sta l'uomo creato da Dio a
sua immagine e somiglianza, riscattato
dalla natura bruta grazie all'anima im-
mortale che ne fa un essere a sé ("l'uomo
resta tra gli animali terrestri quello più
spocchioso, perché il solo in grado di
mettere per iscritto maldicenze sul con-
to degli altri abitatori del pianeta" scri-
ve Alleva). Nella nostra cultura infatti è
ancora diffusa l'immagine tracciata da
Pico della Mirandola dell'uomo interme-
dio fra l'animale e l'angelo e da questo
luogo comune, nato dal rifiuto incon-
scio della nostra natura animale, deriva
la convinzione che l'uomo possa rag-
giungere la propria compiutezza solo se
si ripulisce da qualsiasi affinità e conta-
gio con le specie inferiori. Perché nell'a-
nimale l'uomo ha proiettato simbolica-
mente la parte malata di sé, come di-
mostra la fortuna di leggende e romanzi
su vampiri e licantropi, o, nelle fiabe e
nei proverbi, il lupo cattivo e altri sim-
boli di pre-umanità ambigua e crudele.
Per tacere di Lombroso che dalla fisio-
nomia del volto deduceva i caratteri
animaleschi dei malati di mente, da rin-
chiudere perché pericolosi come anima-
li selvaggi. Mentre invece gli animali
non uccidono un numero di prede mag-
giore di quello necessario per sfamarsi e,
se combattono fra loro per difendere il
territorio o potersi riprodurre, non ucci-
dono mai l'avversario vinto che si al-
lontana. E tuttavia, anche se oggi sem-
pre più persone si indignano per lo sfrut-
tamento e le torture cui vengono sotto-
posti gli animali per motivi di busin-
ness, fra gli umani non si è ancora ge-
neralizzato un atteggiamento rispettoso
e davvero "umano" verso i loro fratelli.
Ai quali ci unisce non solo il legame
biologico dell'evoluzione naturale, ma
anche il legame ontologico: l'uomo è
quello che è (onto) grazie alla millena-
ria interazione col mondo animale al
quale va riconosciuto un ruolo attivo
nella costruzione della nostra cultura.
Che non è nata nell'autarchia, nell'au-
tosufficienza della specie umana, ma
nella correlazione e nella dipendenza
interspecifica, cioè nella reciprocità
col mondo animale che da sempre è
il nostro compagno di strada. O è un
caso che si può misurare la diversità
delle varie culture studiando come
guardano al mondo animale, come
lo rappresentano nell'arte, nella let-
teratura, nelle fiabe, nei miti, nella
religione? Ma purtroppo, guardando
a Roma, la forma di pensiero vertici-
stica e gerarchica tipica di tutte le isti-
tuzioni di potere, non aiuta la Chiesa
cattolica ad abbandonare la visione
tradizionale del mondo animale e ad
accettare le nuove ipotesi di lavoro del-
la ricerca scientifica. Con la quale anzi
è entrata in conflitto ritirando le parole
di apertura di Wojtyla verso Darwin e
stringendo l'occhio alla teoria del "dise-
gno intelligente". Quando invece avrem-
mo bisogno dell'autorevolezza della pa-
rola pastorale per dare concretezza alla
parola d'amore evangelica, allargando-
la a tutti gli esseri senzienti e, a loro mo-
do, in grado di pensare. Stupisce infatti
che nell'appello per il rispetto della vita
l'autorità ecclesiale non spenda la sua
forza pedagogica anche per condannare
l'estinzione continua di decine di specie
viventi, dovuta non alla necessità di so-
pravvivere della cosiddetta specie supe-
riore, ma per pure ragioni di profitto.
noidonne maggio 2008 13
Uomini o bestie?
Mondo animale
Stefania Friggeri
la zooantropologia rifiuta
la visione culturale
antropocentrica