Numero 1 del 2008
Siamo in movimento
Testi pagina 13
Le gravidanze ripetute, l'allattamen-
to prolungato negli anni, la cura dei
figli non autosufficienti nei primi 8/10
anni di vita: nel passato la maternità
vissuta come destino esonerava le
donne dal partecipare alla guerra ma,
chiudendole nello spazio domestico, ne
faceva degli esseri di qualità inferiore in
una società che ieri, ancora più di oggi,
premiava l'imporsi, il prevalere e il pri-
meggiare.
Questo modo di concepire l'immagi-
ne femminile è stato rotto in Europa
dalla contraccezione, dalla rivendica-
zione dei diritti - figlia dell'illuminismo -
, da un'attenzione alla vita psichica
che, soprattutto da Freud in poi, ci ha
reso più sensibili ai sentimenti e alla
sfera emotiva: la maternità non è più
vissuta in termini esclusivamente biolo-
gici, i figli non sono più "sangue del mio
sangue"attraverso i quali la famiglia si
riproduce nel ricordo degli avi e nella
conservazione dei beni, ma sono guar-
dati come individui autonomi alla cui
educazione devono provvedere entram-
bi i genitori, e tanto meglio se la madre
è istruita ed è esperta del mondo. La
conquista dell'autonomia da parte delle
donne ha avuto una carica dirompente
sulla società patriarcale i cui rigurgiti
misogini si esprimono in forma di vio-
lenza, soprattutto domestica, per com-
battere la quale le donne si stanno
impegnando a creare una sensibilità
culturale nuova che guardi alla violen-
za non come al traviamento dei singoli
individui (dunque irrimediabile) ma
come segno culturale di una società
maschilista (dunque emendabile).
Il cammino è difficile: richiede tempi
lunghi e la compartecipazione di molte
forze, decisiva quella delle chiese, con-
siderando l'enorme influenza di cui
godono nel formare l'opinione pubblica.
Le religioni però hanno storicamente
condiviso la visione della donna presen-
te nell'immaginario collettivo anche
perché i rappresentanti del clero, maschi
educati in una società patriarcale,
hanno dato un'interpretazione orale e
scritta delle Scritture che corrispondeva
a quella diffusa nel loro ambiente socia-
le; ed è così che hanno ricevuto l'impri-
matur di sacralità costumi e credenze
legati invece ad un tempo storico e ad
un luogo geografico: un esempio classi-
co il sacerdozio maschile nella Chiesa
cattolica. O il divieto ancora oggi della
contraccezione, quando invece il con-
trollo delle nascite, unito ad un modello
di sviluppo sostenibile, potrebbe impe-
dire la sovrappopolazione i cui effetti
saranno non la morte delle singole vite,
ma la morte della "vita" sulla terra, a
parte gli insetti e forse i topi. L'appello
alla difesa della vita viene da un pulpi-
to che, di fronte alla situazione geopoli-
tica internazionale (militarizzazione
della politica, la "guerra preventiva", il
rinnovarsi della guerra fredda e del riar-
mo nucleare ) non rinnega esplicitamen-
te il principio della "guerra giusta".
Anche se, allo scoppio della guerra del
Golfo, papa Woytjla ha lanciato parole
accorate che accoglievano ed amplifi-
cavano lo spirito del Movimento per la
Pace, la cui visibilità e vastità a livello
internazionale segnava ormai una
nuova disposizione morale e civile verso
la guerra da parte dei popoli.
Per tacere dell'isolamento in cui fu
lasciato don Milani, patrocinatore del-
l'obiezione di coscienza contro la leva
obbligatoria, da parte di una Chiesa
che oggi sostiene il diritto all'obiezione
di coscienza dei farmacisti. Quanto alla
pena di morte Ratzinger è intervenuto a
fianco della campagna promossa in
sede ONU, ma se andiamo a pag. 127
del Compendio del nuovo Catechismo,
leggiamo che "Oggi…i casi di assoluta
necessità della pena di morte "sono
ormai molto rari, se non addirittura
praticamente inesistenti" (Evangelium
vitae)"; ovvero: "Se il no alla pena di
morte ammette eccezione, la tutela
della vita dell'embrione non ne ammet-
te" (Galli). Nessuno stupore: quando
venne abbattuto, lo Stato della Chiesa
conservava ancora la pena di morte che
il Granducato di Toscana aveva già
abolito. Ma la pena di morte in Italia
rimase in vita, in forma "privata" e pra-
ticamente impunita, anche dopo la sua
abolizione nel dopoguerra, nel caso un
familiare avesse sorpresa la moglie o la
consanguinea mentre compiva "atti
impuri". E non si ricorda nessun anate-
ma della Chiesa cattolica nel tentativo
di fare davvero cristiana una società
arretrata e misogina.
Dispiace insomma vedere come l'alto
magistero non si sia mai scagliato con-
tro la guerra e la pena di morte con la
stessa insistenza con cui condanna l'a-
borto. Forse perché la Vita è Vita quan-
do è ospitata nel ventre di una donna,
cioè di una creatura cui non si riconosce
il diritto all'autodeterminazione e di
gestire in libertà il proprio corpo.
noidonne gennaio 2008 13
Stefania Friggeri
Autodeterminate, quindi infedeli
Maternità e Chiesa
i rappresentanti del clero (maschi) hanno dato delle Scritture
interpretazioni misogine tutte a favore del potere patriarcale