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Numero 5 del 2010

Non solo madri


Foto: Non solo madri
PAGINA 13

Testi pagina 13

noidonne maggio 2010 13
Giusi Pitari, 53 anni, docente di Bio-tecnologie e Prorettore delegato del-
l'Università dell'Aquila, fino al 6 aprile
2009 abitava con i suoi due figli nel
quartiere San Francesco, in un bel con-
dominio al quinto piano di un palazzo
di sette piani. Subito dopo il sisma, per
poter rimanere a L'Aquila, ha acquista-
to un camper dove ha vissuto per mesi.
Nel camper, accanto alla sua città, ha
scritto "Trentotto secondi", (Ed. L'Una),
in cui racconta la paura, la confusione
e la tragedia di quella notte seminatrice
di lutti. E descrive la città, così come l'-
ha percepita immediatamente dopo:
"storta, disordinata, vuota". Ora abita
in un appartamento del progetto
C.A.S.E. a Cese di Preturo. Impegnata
nella doppia veste di docente e cittadi-
na per la ricostruzione del capoluogo
abruzzese, il giorno di S. Valentino ha
sfondato le transenne ed è entrata nella
"zona rossa". È tra i promotori della
"protesta delle carriole". Desidera condi-
videre una speranza con i concittadini:
la rinascita di una comunità.
Dopi dieci mesi ha rivisto il centro
storico.
Il 14 febbraio, giornata memorabile,
in 300 abbiamo violato la cosiddetta
zona rossa. Non pensavo che mi pren-
desse così male: avevo paura di sfonda-
re le transenne e pensavo che fosse do-
vuta al fatto che c'era la Digos, che cer-
cava di convincermi a prendere il mega-
fono e consigliare ai miei concittadini di
andare via. Poi è successo tutto in un
attimo. Siamo entrati e ho sentito perso-
ne urlare, le ho viste piangere, correre,
allargare le braccia: L'Aquila è nostra.
Di questo avevo paura: di vivere quel-
l'emozione forte in una
piazza che non c'è più,
dentro una città che non
c'è più. Al suo posto pa-
lazzi puntellati, macerie,
immondizia, segnali stra-
dali divelti. Tutto fermo, tut-
to freddo. Montagne di macerie
che coprono la vista dei vicoli adiacen-
ti, mischiate con immondizia di ogni ge-
nere. Ho dovuto commettere un reato
per vedere quello scempio.
Poi la decisione dei cittadini di ri-
muovere autonomamente le macerie,
l'autoconvocazione settimanale e la
partecipazione straordinaria del 28
febbraio. Seimila.
Abbiamo 160 ettari di storia sotto-
sequestro. Quando il 14 febbraio abbia-
mo visto la nostra amata città abban-
donata a se stessa, in uno stato pessi-
mo, si è decisa la "protesta delle carrio-
le" per porre all'attenzione dell'Italia in-
tera questo problema. Le tonnellate di
macerie, che nessuno ci dice con esat-
tezza quante siano: 1milione e mezzo? 4
milioni? 5 milioni?, sono "rifiuti prezio-
si". Abbiamo dimostrato che, selezio-
nando le macerie, si possono recuperare
tonnellate e tonnellate di materiale im-
mediatamente riutilizzabile per la rico-
struzione: coppi, mattoni cotti, pietre,
pietre di pregio. Più altre tonnellate di
materiale da riciclare: inerti, ferro, le-
gno, plastica, rame, alluminio, vetro.
Insomma ciò che rimane di indifferen-
ziato è poca cosa.
Fin quando l'appuntamento nella
"zona rossa"?
Fin quando non avremo restituito al-
la città la nostra Piazza Palazzo, la
Piazza del Municipio. Solo 100 passi ci
separano da lei. E poi ancora le altre
Piazze, fino a 99.
Lei ha scritto una lettera al direttore
del tg1.
Perché la più ascoltata rete pubblica
nazionale non ha mai raccontato la ve-
rità.
Quali testate hanno informato cor-
rettamente sul dopo sisma?
Nessuna in realtà. Chi avremmo dis-
turbato, il sonno di chi? Le risate di chi?
Quello che sta capitando alla
mia città è ingiusto. Umana-
mente ingiusto. Perdere il centro
è perdere l'anima. Il TG3 regionale
ha informato correttamente, a volte
anche quello nazionale, SkyTG24, Rai
News24 e le reti locali. La vera informa-
zione gira sul web.
Qual è la situazione dell'Università?
La didattica è ripartita tutta, ben 9
Facoltà. Uno sforzo sovrumano. Siamo
stati la prima istituzione a ripartire. Du-
rante questi faticosi mesi ho lottato, as-
sieme all'Ateneo tutto, per assicurare
agli studenti una vita universitaria de-
gna di questo nome, a cominciare dagli
alloggi per tutti i numerosi fuori sede.
"Gli studenti dovranno viaggiare", han-
no sentenziato i vertici della Protezione
Civile, gettando nello sgomento non so-
lo l'Istituzione Universitaria, ma anche
gli studenti, che in massa hanno scelto
nuovamente L'Aquila. Ventimila in tota-
le, quasi la metà fuori sede, viaggiano
tutti i giorni, a volte anche per ore. Ce
l'abbiamo messa tutta, ma ora si ha la
terribile sensazione che il fallimento del
piano di interventi della Protezione Ci-
vile per le priorità post-catastrofe (lavo-
ro, case, scuole) possa risucchiare il dif-
ficile lavoro svolto finora dall'Ateneo.
La più importante realtà economico-cul-
turale-storica rischia di regredire, e con
essa tutta la città cui è indissolubilmen-
te legata.
Cosa ricorda della notte del 6 aprile?
L'urlo della terra. Assordante.
La protesta delle carriole
Intervista a Giusi Pitari
Guendalina Di Sabatino
riprendere possesso della verità
e degli spazi per la
rinascita della comunità
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