Numero 5 del 2006
L'altra metà
Testi pagina 12
maggio 2006 noidonne12
Gli studenti francesi hanano vinto e lalegge sul Cpe è stata ritirata. Si è
trattato di un vero successo della piazza
sul Palazzo che ci deve far riflettere su
ciò che sta accadendo nel paese nostro
vicino. Nell'ultimo ventennio abbiamo
visto i Francesi scendere in piazza ripe-
tutamente quasi che la politica sia dele-
gata alla folla piuttosto che alle istitu-
zioni. Come interpretare altrimenti l'in-
credibile rielezione di Chirac nel 2002
con l'estrema destra al ballottagtgio, le
regionali del 2004 vinte dalla sinistra, il
no alla costituzione europea del 2005, la
rivolta delle banlieues in novembre? Ed
ora la lotta contro la legge che ha riguar-
dato i contratti di primo impiego e che
ha coinvolto quella generazione di gio-
vani di meno di ventiseianni alla ricerca
di un lavoro. Ma che lavoro?
Possibilmente stabile e non precario; e
qui sta "l'utopia" della rivolta in quanto
il mercato del lavoro contempla solo il
precariato. Dal 1994 i governi in Francia
tentano di risolvere la questione della
disoccupazione giovanile. Il primo tenta-
tivo fu quello di Balladur che istitui' il
salario di ingresso fino ad arrivare al
Cpe di oggi. I giovani hanno protestato
ed i media hanno erroneamente parlato
di un nuovo Sessantotto, senza tener
conto che in Francia vi è il 9,5% di dis-
occupazione mentre i sessantottini di
ieri, avevano il lavoro assicurato e invo-
cavano rivolgimenti sociali molto più
radicali e utopici di quelli odierni. Le
recenti manifestazioni studentesche - e
non solo studentesche perché la televisio-
ne ha mostrato più generazioni che
andavano a braccetto nei cortei - si som-
mano alle altre proteste per motivi socia-
li comuni agli altri paesi Europei dove la
disoccupazione giovanile sussiste quasi
in egual misura e dove il problema della
casa o della sanità é simile, ma non si
accende la protesta. Invece in Francia il
65% della popolazione manifesta nel
vecchio modo comunardo e si fa inter-
prete di una sorta di antistituzionalità
latente, di una opposizione alle oligar-
chie politiche per far valere i propri dirit-
ti in questo modo. E' in atto un processo
di delegittimazione delle elite politiche e
della democrazia rappresentativa che ha
coinvolto nel passato anche la sinistra di
Jospen ed oggi si ripete con Chirac. Non
siamo in presenza di quella che un
tempo si chiamava lotta di classe perché
il ceto medio è alleato con le classi popo-
lari nel considerare i giovani i veri sfrut-
tati ed il paese è schierato dalla loro
parte. Viene spontaneo chiedersi: il
nostro paese con chi è schierato?
Dove ha vinto la piazza
Francia
i nostri vicini d'oltralpe hanno le idee chiare e riescono a farle rispettare
Ela Mascia
Sono Maddalena, ho 25 anni e
vorrei chiedere anche a lei perché
alcune donne più adulte, come mia
madre, hanno sostenuto la necessi-
tà delle quote rosa per forzare la
partecipazione delle donne in poli-
tica e nelle liste elettorali.
Io frequento l'ultimo anno di
Giurisprudenza all'Università di
Bologna e sogno di fare l'Avvocato
penalista. Fino ad oggi non ho visto particolari discrimina-
zioni fra ragazzi e ragazze da parte dei professori. Perché
dovrebbe esserci discriminazione nella società e perché
dovremmo sollecitarla noi, a favore di un sesso o dell'altro,
fra coloro che devono rappresentarci e governarci?
Maddalena Righini (Zola Predosa-Bologna)
Cara Maddalena ,
scrivici fra qualche anno, dopo aver assaggiato le regole
del gioco della tua futura professione…Ti rispondo da
Madrid, dove le donne con ruoli di Governo sono esattamen-
te la metà, 8 Ministre su 16. Qui accendi la tv e assisti a tra-
smissioni dove le donne intervengono come esperte di econo-
mia, finanza, politica internazionale.
In Italia, alle poche donne con ruoli di responsabilità poli-
tica è dato scarsissimo potere:
il precedente Governo Berlusconi, oltre al resto si è distinto
per l'impresentabile rapporto di 2 donne su 24 Ministri, tra
l'altro con deleghe, senza portafogli, alla Pubblica Istruzione
e alle Pari Opportunità. Come a dire che, anche sul piano for-
temente simbolico come quello rappresentato dall'esercizio
del potere, anche nel pubblico, come nel privato, per le donne
sono riservati solo ruoli "di cura ".
Taluni obiettano che l'Italia è un paese cattolico e sostan-
zialmente patriarcale…perché forse le radici storiche e cultu-
rali della Spagna sono così diverse dalle nostre? Eppure qui
l'evoluzione dei ruoli nella società appare più dinamica e
decisamente supportata da azioni e campagne informative
del Governo….così come è tangibile il riconoscimento forma-
le e istituzionale deciso da Zapatero: un Governo che vuole
rappresentare le istanze del paese reale non può prescindere
dal riconoscere e risolvere le questioni prioritarie che riguar-
dano la vita delle persone, uomini e donne con le loro speci-
ficità. La popolazione italiana è più del 50% femminile.
Perché il potere nelle istituzioni deve essere di un solo sesso,
quello maschile?? Non c'è ragione…anzi sì l'unica ragione è
che chi ha potere non lo cede mai volentieri, né ad un altro
uomo, né tantomeno a una donna! E invece ci sarebbe vera-
mente bisogno di garantire una forte effettiva rappresentanza
delle donne nei ruoli di prima responsabilità, se ricordiamo
ieri la nefanda legge sulla procreazione assistita….. oggi le
mediocri scene cui abbiamo assistito in campagna elettorale.
Insulti, colpi di mano mediatici con promesse irresponsabili e
buttate in campo per spararla più grossa e attirare più con-
sensi dell'avversario. Chi può pensare che noi donne al pote-
re faremmo peggio di così? In ogni caso. Il nuovo Governo
può partire con il piede giusto o con quello sbagliato: conte-
remo quanti Ministeri assegnerà a donne e quali.
Cristina Melchiorri
Noi, donne al potere