Numero 4 del 2007
Al centro dell'attenzione
Testi pagina 12
La violenza sessuata nelle scuole èuna realtà come altrove. L'intrecciodi responsabilità è fitto, indistinto:
la famiglia, i media, l'autorità di con-
trollo sul territorio e la scuola. La scuo-
la appunto, perché anche se i fatti non
sempre si determinano "intra moenia", il
rapporto malato tra giovani donne e
giovani uomini si dipana tra i banchi
indisturbato, e troppo spesso gli inse-
gnanti ne sedano gli aspetti che più tur-
bano, senza appoggiarsi a presidi com-
petenti a riconoscere ed affrontare il
problema. Fuori dalla scuola la realtà è
quella che è: non esiste né la mentalità
né la volontà del contrasto al reato di
violenza sessuata.
Dentro e fuori donne e uomini, quin-
di anche gli studenti e gli insegnanti,
sanno che molestare, stuprare, picchia-
re, ricattare una donna solo perché si
appartiene all'altro genere è un reato,
ma la diluizione delle responsabilità in-
crociate finisce per appannare i doveri
di ognuno, la rilevanza penale delle
azioni dei violenti e soprattutto il dan-
no subito dalle vittime.
Uccidere, stuprare e umiliare le don-
ne: l'interdipendenza stretta tra la fine
di una vita e la modalità di rapportarsi
alle donne dovrebbe spingere ad un ap-
proccio più certo alle regole scritte nel
diritto.
Il rispetto delle regole, nel contrasto
alla violenza sessuata, è la prevenzione.
Affermare l'illegalità della prevaricazio-
ne violenta di un genere su un altro, è la
prevenzione.
L'approccio amichevole e pietoso al
bullo non trasmette certezza del limite
oltre il quale si delinque e costituisce un
atteggiamento "ignorante e connivente"
del quale tutti, ognuno, hanno respon-
sabilità. Il fatto che le responsabilità
siano tanto diffuse (per un reato che
una donna subisce almeno una volta
nella vita, e del quale sarà costretta a
temere per sempre) costituisce una real-
tà "che si mostra inaffrontabile" in co-
erenza al fatto che dei preposti alla sal-
vaguardia delle cittadine siano in co-
stante latitanza.
E tuttavia la legge individua compiti
UDI
aprile 2007 noidonne12
Stefania Cantatore
Per favore non chiamateli bulli...
... si chiamano delinquenti.
Per favore non chiamateli
incompetenti, sono complici
J'ACCUSE
Il presente scritto è volto non tanto ad esporre una drammaticamente usuale storia di violenza
familiare, quanto a rendere noto l'abbandono in cui versano coloro che, in conclamato stato di pe-
ricolo personale, ingenuamente si rivolgono a quelli che, per il cittadino, DOVREBBERO essere gli or-
gani preposti alla sua sicurezza: organi Legali, di Magistratura, Pubblica Sicurezza.
Essendo io in attesa della modifica della sentenza di affidamento emessa dal Tribunale dei mi-
nori e che attualmente sancisce i giorni del mese in cui il padre può tenere con sé la figlia, mia fi-
glia (modifica che dovrà andare ad impedire ad un padre violento ed in conclamato stato di pa-
rossismo psicologico, di vedere la bambina nonché di avvicinarsi ad una tot distanza da abitazio-
ne, scuola, posto di lavoro e quant'altro) in attesa - dicevo - di tale sentenza e trovandomi nella vi-
tale necessità di proteggere l'incolumità psico-fisica della bambina, mi sono sentita rispondere dal-
l'avvocato che mi "assiste": "Signora, non dovrei dirglielo, ma non FACCIAMOCI trovare"; dall'I-
spettore del Comando di Pubblica Sicurezza: "Io non posso fare nulla finché il suo ex marito non
viene colto in flagranza di reato grave e non sarà comunque un pezzo di carta che vi salva la vita"
(leggi: o muori o qui non si muove nessuno); dal Comandante della Stazione dei Carabinieri: "Si-
gnora, sapesse quanti casi ci sono come il suo, ma...non potrebbe cambiare città e sparire?".
Dal che si evince che è fin troppo chiaro il motivo per cui la cronaca è piena di casi di omicidi
perpetrati ai datti di mogli o ex mogli, compagne ed ex compagne, nonché della malcapitata prole!
Ma quale tragica "fatalità", gli assassinii vengono in realtà commessi a causa della latitanza degli
organi preposti, a causa del vuoto istituzionale che lascia le persone, fatte oggetto di violenze e mi-
nacce, da SOLE!
Come è altrettanto evidente che dietro ad ogni delitto "familiare" commesso, ci siano montagne
di denunce, esposti, querele presentati a chi di dovere e con tanto di testimoni, ma nessuno può far-
ci nulla, nessuno può arrestare l'allungarsi della funerea lista di delitti che cresce giorno dopo gior-
no, tra una pletora di Ponzi Pilati che NON possono, NON HANNO l'autorità, NON SONO titolati,
eppure non ci siamo mica rivolti al droghiere o ad un impiegato di banca!
Dovendo, in sovrappiù, ascoltare schiere di "esperti" ed addetti ai lavori parlare di telefoni rosa
o azzurri o del colore che si preferisce.
Oppure dei progressi compiuti dall'emancipazione delle donne, leggi: discussione, al massimo,
delle "quote rosa" senza neanche tentare di analizzare PERCHE' ancora si debba parlare dell'assen-
za delle donne dalle cariche politiche.
E tutto ciò alla faccia della ormai obsoleta PREVENZIONE DEL CRIMINE, Agenti di Polizia, Ca-
rabinieri, Magistrati non sono altro che lugubri becchini chiamati a "constatare il decesso".
NESSUNO si senta assolto dalla colpevole latitanza in materia, tutti coloro che hanno un ruolo
nella gestione del Paese sono complici della strage infinita che imbratta di sangue le nostre case e
riempie di angoscia le nostre esistenze e quelle dei nostri figli. Ma solo le nostre, di esistenze, le esi-
stenze di coloro che sono vittime della violenza più vile, quella perpetrata ai danni di bimbi che
hanno nel loro padre il più feroce degli aguzzini.
Questo vuole dunque essere un J'ACCUSE! Che dovrebbe bussare alla porta della coscienza di
chi ce l'ha, ed avrà senso solo se esiste ancora un posto per parole come professionalità, etica, mo-
rale, impegno nello svolgere il proprio lavoro a tutela della così detta società civile visto che, nel
frattempo, esistono cittadini privati del diritto a vivere una vita sicura, o a vivere una vita e basta,
eppure, e qui mi rivolgo in particolare alla Magistratura, il legislatore, con una serie di accorte e
mirate modifiche, (vedi la legge sulla tortura e i suoi emendamenti) coglie l'esigenza di prevenire la
violenza privata di chi: "...infligge forti sofferenze fisiche o mentali" ad altre persone. Dunque, non
servono altre leggi, ma occorre la cultura per applicare quelle già in vigore.
Lettera firmata