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Numero 1 del 2009

Verso un nuovo mondo?


Foto: Verso un nuovo mondo?
PAGINA 12

Testi pagina 12

“Come è noto, fino a non moltotempo fa lo studio delle materie
scientifiche era vietato alle donne. Que-
sta lunga segregazione ha portato alla
nascita ed allo sviluppo di un pensiero
unilaterale, frutto di una struttura so-
ciale interamente maschile che si di-
chiara, a garanzia dell' oggettività della
conoscenza prodotta, soggetto neutro di
conoscenza, occultando la propria spe-
cificità sessuale. - Osserva Enrichetta
Susi, dal suo punto di vista di ricerca-
trice (CNR di Bologna) e continua - Le
numerose scienziate che nonostante tut-
to hanno lasciato traccia di sé nella sto-
ria hanno dovuto affrontare ostacoli di
ogni genere. Ancora in pieno Novecento
nella Europa che stava eliminando le
discriminazioni più evidenti verso le
donne, ci sono stati i casi di Rosalind
Franklin, a cui i futuri premi Nobel
Crick e Watson rubarono letteralmente
le immagini a raggi X che dimostravano
la struttura del DNA, di Jocelyn Bell -
Burnell che scoprì da studentessa la
struttura delle pulsar, scoperta degna di
Nobel, attribuito però al suo professore,
e di Lise Meitner, che fornì la prima in-
terpretazione esatta della fissione nu-
cleare, ma vide il Nobel andare al colle-
ga Otto Hahn. Attualmente le donne che
lavorano nel campo scientifico sono
molte: in alcune discipline non è raro in-
contrare gruppi di ricerca formati solo
da donne. Questo dato fa giustizia non
solo dello stereotipo maschile che giudi-
cava le donne inadatte per natura agli
studi scientifici ma anche di alcune po-
sizioni antiscientifiche che hanno avuto
larga popolarità in alcune fasi del mo-
vimento delle donne. Queste posizioni
partivano da una critica della scienza e
della sua pretesa neutralità, nel filone
aperto da femmi-
niste americane
come Evelyn Fox
Keller, Carolyn
Merchant ed al-
tre, per arrivare a
giudicare tutto il
pensiero una co-
struzione irrime-
diabilmente ma-
schile a cui le
donne sono per
natura estranee.
E' evidente la de-
bolezza di queste teorie che non faceva-
no i conti con il desiderio di molte don-
ne del presente né con la grandezza di
tante scienziate del passato. Il lavoro
delle scienziate si è scontrato con le dif-
ficoltà ed i problemi che incontrano
quelle che arrivano in una professione
prima riservata agli uomini: si tratta di
inserirsi in una comunità che non rico-
nosce la differenza femminile ed in cui
circola un' autorità maschile che si pre-
senta come neutra. Più che discrimina-
zioni esplicite pesa la pressione verso
una prospettiva emancipatoria, di
uguaglianza che può danneggiare l' ori-
ginalità del pensiero e la grandezza dei
desideri. Questa contraddizione tra l'
amore per la scienza e la fedeltà al pro-
prio essere donne è ora molto meno sen-
tita, sia per l' indebolimento della forza
simbolica del maschile, sia per la possi-
bilità di stabilire relazioni positive di ge-
nealogia con altre donne più grandi per
età e capacità scientifiche. Manca inve-
ce una capacità femminile di creare me-
diazioni efficaci con le scienziate , in
particolare le molti giovani impegnate
nella ricerca, e quindi di creare un pen-
siero originale che dia significato socia-
le a questa presenza".
Il progresso scientifico aiuta il pro-
gresso delle donne, della loro libertà?
Il progresso scientifico ha certamente
migliorato la condizione materiale delle
donne, perché è stato alla base del tu-
multuoso sviluppo economico e sociale
che ha prodotto il mondo in cui viviamo
attualmente ed in cui le donne hanno
diritti e possibilità molto maggiori che
in qualunque altra società storicamente
conosciuta. Penso al lavoro, all' accesso
all' istruzione ed alle professioni, alla li-
bertà sessuale garantita anche dalla
scoperta degli anticoncezionali. Non si
può poi trascurare il fatto che l' affer-
marsi del pensiero scientifico, fondato
sul primato dell' esperienza rispetto al
principio d' autorità, ha contribuito ad
incoraggiare le critiche agli stereotipi
culturali che giustificavano la condizio-
ne subordinata delle donne nelle società
patriarcali. Questo è avvenuto perfino a
dispetto dei desideri e delle intenzioni
delle varie comunità disciplinari, che
quando si sono occupate delle donne
non di rado hanno cercato di dare basi
oggettive a questi stereotipi. Un esempio
illuminante è quello delle ricerche sul
cervello umano, dai rozzi tentativi otto-
centeschi basati sul peso, alla moderna
neuroscienza . C' è sempre qualcuno che
cerca di piegare i dati sperimentali a di-
mostrare " scientificamente" l' inferiorità
delle donne, ma è anche vero che alla fi-
ne la stessa comunità scientifica rifiuta
questi lavori e ne certifica la non scien-
tificità. La libertà, però, non è un fatto
materiale, ma simbolico: può esistere
anche in condizioni sociali e materiali
non favorevoli, come sappiamo dalle vi-
te di donne grandi e libere vissute nel
passato. Quindi penso che il processo
scientifico abbia aiutato la libertà fem-
minile soprattutto in modo indiretto,
contribuendo alla crisi del sistema pa-
triarcale e facilitando il raggiungimento
dell' indipendenza materiale e sociale
delle donne.
In che relazione pone la parcellizza-
zione dei saperi con la libertà delle
donne?
La parcellizzazione dei saperi è un
dato di fatto; la complessità del patri-
monio accumulato nel tempo dalle co-
munità scientifiche è tale che la separa-
zione dei campi di indagine in settori
sempre più ristretti è inevitabile. In sé
non è un dato negativo, perché consen-
te gli straordinari risultati che il metodo
scientifico ottiene e che ci permettono di
capire sempre di più l' universo, il mon-
do e noi stessi. Del resto la necessità di
trovare forme di comunicazione e di
scambio tra settori disciplinari diversi è
ben presente nel dibattito all' interno
delle comunità scientifiche, perché l'ec-
cesso di specializzazione danneggia la
creatività e l' efficacia del lavoro di ri-
gennaio 2009 noidonne12
Scienza, nome comune femminile
Intervista a Enrichetta Susi
a cura di Tiziana Bartolini
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