Numero 12 del 2007
Un anno di notizie a colori
Testi pagina 11
noidonne dicembre 2007 11
me, ma sei me. Quindi se tu ti vuoi dif-
ferenziare da me (allontanadoti per
esempio con la separazione, etc.) io non
sono in grado di sopportarlo, così come
non potrei sopportare, ad esempio, che
la mia gamba si disarticolasse dal mio
corpo. Perciò se non ti ho io non potrà
averti nessun altro, non potendo vivere
senza di te ti uccido e (talvolta) subito
dopo mi uccido così saremo sempre
insieme nella morte; uccido anche i figli
che sono miei oggetti.
Anche qui siamo in presenza di
annessione narcisistica. Ricordiamoci
Medea.
Il senso comune ha difficoltà ad
accettare che dietro la violenza ci sia
sempre l'angoscia, più o meno avvertita
coscientemente dal soggetto. L'angoscia
e la violenza attivano spesso un circolo
vizioso in cui la violenza promette di
difendere il soggetto dall'angoscia, che
viene proiettata sulla vittima. Così la
violenza genera l'angoscia e l'angoscia,
cattivissima consigliera, può riprodurre
la violenza come illusoria difesa.
Nel raptus propriamente detto l'azio-
ne distruttiva è più veloce della consa-
pevolezza e della memoria del soggetto
che agisce. Il meccanismo mentale del
raptus, perciò, mentre attacca distrutti-
vamente la vittima, distrugge anche la
lucidità e la coscienza del soggetto che
agisce. Come fare in un mondo siffatto
come l'attuale, pieno di tanta violenza?
Sembra che occorra inventare una teo-
ria ed una pratica della pena riparati-
va, intesa in senso clinico, per effetto
della quale si produca un conveniente
grado di contenimento della violenza,
per arrivare al recupero della consape-
volezza dell'angoscia, suscettibile di
risolversi nel comune dolore umano,
fonte di solidarietà e, perché no, di
umana felicità".
dietro la violenza c'è l'angoscia, più o meno consapevole, e una
'annessione narcisistica' dell'altro che non ammette autonomie.
Una spiegazione 'tecnica' che non giustifica l'aggressività
METODO S.A.R.A.
Dal Canada un contributo per
cogliere i segnali che preludo-
no la violenza sulla donna
La violenza alle donne, diffusa in tutto
il mondo, ha prodotto una serie di ricer-
che e di metodologie per riuscire a pre-
venirla. Le donne canadesi, già da una
quindicina di anni, sono riuscite a met-
tere a punto un metodo chiamato
S.A.R.A. per analizzare e prevenire la
violenza nell'ambito coniugale. S.A.R.A.
è un acronimo che significa in inglese
'Sposual Assault Risk Assessment' cioè
'Rischio di violenza recidiva in ambito
coniugale'. Questo metodo, che si basa sull'analisi di una
serie di episodi e comportamenti del coniuge violento, è
stato importato da alcuni anni in Italia e "tarato" per la real-
tà italiana dalla Prof.ssa Anna Baldry della Facoltà di Psico-
logia sociale dell'Università di Napoli. Il metodo, consi-
stente in dieci punti di analisi, non può e non deve essere
usato dalla donna che è a rischio di violenza, ma dalle for-
ze dell'ordine, dalla polizia municipale e da tutti gli opera-
tori sociali e sanitari addetti al problema della violenza.
Leggendo i dieci punti viene da pensare che si tratti di os-
servazioni troppo semplici, anzi quasi ovvie e banali. In
realtà per sapere cogliere ed interpretare il rischio attraver-
so questo metodo è indispensabile fare un corso di prepa-
razione ed addestramento perché anche il più piccolo se-
gnale, all'apparenza insignificante, ha un suo peso. Per
questo motivo vi è un gruppo di psicologhe, tra cui la
Prof.ssa Baldry, che girano l'Italia per aggiornare le Questu-
re, ovvero tutte le forze dell'ordine che da esse dipendono.
Sono già cinque le questure, che si sono impegnate a do-
tare le loro forze dell'ordine di questo aggiornamento, cioè
troppo poche rispetto alle 106 esistenti. Le questure non si
sono mosse per iniziativa propria, ma
sono state le donne, che si sono rivolte
alle loro Amministrazioni provinciali (le
Questure hanno un'area territoriale di
intervento a dimensione provinciale)
per chiedere che l'ente Provincia della
loro zona si facesse promotore e assu-
messe il carico finanziario per l'aggior-
namento "S.A.R.A.". Le donne che han-
no ottenuto questo in ambito provin-
ciale segnalano che non è stato molto
difficile sensibilizzare le province per at-
tuare l'aggiornamento perché purtrop-
po, in ogni dove, ci sono violenze sulle
donne e sulle bambine, per cui non esi-
ste un luogo con assenza di problemi.
Invece l'altro strumento di aiuto costi-
tuito dalle Case delle donne, che danno
ospitalità alla donna violentata o sottoposta a minacce
persecutorie sono assai poche sul territorio italiano. La
normativa europea dice che dovrebbe esserci un posto let-
to ogni settemila abitanti, quindi quindici posti letto ogni
centomila abitanti. In sostanza occorrerebbe una casa di
accoglienza per ogni città o cittadina italiana. La realtà è
completamente diversa e presenta vuoti di risposta spesso
macroscopici, per cui non si può pensare di delegare alle
sole donne delle case di accoglienza la richiesta di questo
aggiornamento.
Altre informazioni si trovano in questi siti internet:
www.sara-cesvis.org; www.springerlink.com/links.jstor.org;
www.harcourt-uk.com; www.chipts.ucla.edu./assessment.
hatm (si ringrazia R. Ronchi di Amnesty 157 Italia per le ri-
cerche dei e sui siti internet). Il libro italiano A. Baldry "Dai
maltrattamenti all'omicidio. La valutazione del rischio di re-
cidiva e dell'uxoricidio" Ed. Franco Angeli; il testo originale
canadese di P. Randall Kropp, S. D. Hart, C. W.Webster, D.Ea-
ves "Manual for the Sposual Assault Risk Assessment Guide"
Ed. British Columbia Institute on family Violence, Vancouer -
Canada .