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Numero 6 del 2010

Spot! Pubblicità & dignità


Foto: Spot! Pubblicità & dignità
PAGINA 11

Testi pagina 11

noidonne giugno 2010 11
Un malevolo "chiacchiericcio", attac-co paragonabile agli "aspetti più
vergognosi dell'antisemitismo", e così
via fino al "complotto" anticattolico, li-
nea di difesa tipica del mondo berlusco-
niano. No, non è così che la gerarchia
cattolica può superare lo scandalo pe-
dofilia, ma facendo chiarezza, aprendo
archivi e rispondendo al bisogno di tra-
sparenza e democrazia delle società
moderne. A una Chiesa ingessata e cal-
cificata nella tradizione, gli scandali of-
frono l'opportunità di interrogarsi sulle
distorsioni istituzionali, riaprendo in-
nanzitutto il capitolo sessualità perché
ogni abuso sessuale è in primo luogo
abuso di potere.
Nelle prime comunità cristiane il pre-
te non aveva prerogative che lo rendes-
sero appartenente a una casta, non esi-
stevano luoghi appartati vietati alle
donne in cui formare gli aspiranti al mi-
nistero, eletti dalla comunità. Solo suc-
cessivamente si è organizzata una strut-
tura separata e gerarchica mutuata dal-
l'impero romano dove il religioso, muni-
to di "sacra potestas", gode di investitu-
ra divina che ne fa una figura diversa
dagli altri mortali, membro di una mi-
stica corporazione. La Chiesa, in quan-
to "societas perfecta", è sottoposta solo
alla legge di Dio, cioè di chi ne fa le ve-
ci sulla terra brandendo il diritto cano-
nico: in caso di contenzioso, prevale sul
diritto civile.
Come si evince dalla lettera inviata
nel 2001 da papa Wojtyla al vescovo
P.Pican, lodato per "non aver denuncia-
to un prete all'amministrazione civile" e
"aver preferito la prigione piuttosto che
denunciare il suo figlio-prete", accusato
di pedofilia. E nel rapporto Murphy: "La
sola preoccupazione dell'arcidiocesi di
Dublino era quella di mantenere la se-
gretezza, evitare lo scandalo, proteggere
la reputazione della Chiesa e i suoi be-
ni. Tutto il resto, incluso il benessere dei
bambini e la giustizia per le vittime, era
subordinato a queste priorità".
Nelle nebbie del "troncare, sopire, ta-
cere" ha però rischiato Ratzinger poiché
contro di lui (allora Prefetto per la Dot-
trina della Fede, ex Sant'Uffizio) nel feb-
braio 2005 spiccò un ordine di compa-
rizione la Corte texana di Harris accu-
sandolo di "ostruzione alla giustizia"
(ma, eletto papa nell'aprile, come capo
di Stato ottenne l'immunità diplomati-
ca). L'ordine di comparizione era moti-
vato dall'Epistola "De delictis graviori-
bus" (lettera sui delitti più gravi), invia-
ta da Ratzinger agli episcopati di tutto
il mondo nel pieno della tempesta preti-
pedofili: "le cause di questo genere sono
soggette al segreto pontificio", ovvero al
più rigido dei segreti previsti dal diritto
canonico dopo il sigillo della confessio-
ne; il segreto è imposto non solo per il
tempo necessario a esaurire il processo
(forma estrema di garantismo) ma deve
essere "perpetuo". Inoltre la Lettera si ri-
chiama al "Crimen sollicitationis"
(1962), che ordina ai rettori delle dioce-
si di istruire i processi, a carico dei pre-
ti accusati di abusi, nel massimo della
segretezza, pena la scomunica.
Viene cioè prevista una pena più gra-
ve per la vittima, se parla (la scomuni-
ca) che per il reo se tace (riduzione allo
stato laicale). Il pedofilo è al massimo
un peccatore, un problema interno alla
Chiesa, non l'autore di un crimine da
denunciare all'autorità giudiziaria. E
non solo perché la giurisdizione canoni-
ca è considerata superiore a quella civi-
le, ma anche perché la retorica dell'a-
more per il prossimo si infrange contro
la mancanza del rispetto dei diritti
umani: come prova anche il rifiuto del
Vaticano di firmare le varie Dichiara-
zioni, la Convenzione internazionale
sulla parità uomo-donna, ecc. Come se
la dignità della persona potesse essere
assicurata senza concrete garanzie poli-
tico-giuridiche. Ma se la pedofilia è
sempre esistita perché oggi indigna tan-
to? Perché oggi il minore è soggetto di
diritti, o meglio: lo è dove la cultura,
evolvendosi, si è umanizzata e la pedo-
filia si è rivelata per quello che è: un
abuso ingiustificabile. Rovinoso per le
vittime.
Ma in verità da sempre la Chiesa ha
dovuto affrontare il tema degli abusi
sessuali che, negli anni in cui si poteva
comprare l'assoluzione, venivano così
puniti da Leone X: "Se l'ecclesiastico, ol-
tre al peccato di fornicazione, chiedesse
d'essere assolto dal peccato contro na-
tura o di bestialità, dovrà pagare 219
libbre, 15 soldi. Ma se avesse commesso
peccato contro natura con bambini o
bestie e non con donna, pagherà sola-
mente 131 libbre, 15 soldi" (Taxa Ca-
merae, 1517). E l'uso adescatorio del
confessionale era così noto che nelle
"Istruzioni per fabbricare le suppellettili
ecclesiastiche" il card. Borromeo ordina
che i confessionali abbiano "la parte
frontale completamente aperta" e un di-
visorio a impedire il contatto fisico.
Oggi come principale responsabile
viene additato il celibato. Ma la pedofi-
lia non si spiega solo col celibato, anche
se il tema va affrontato: non tanto per-
ché rinunciarvi aiuterebbe a risolvere la
crisi delle vocazioni, ma soprattutto
perché la Chiesa potrebbe avviarsi a su-
perare la separatezza che nutre la casta,
imbevuta di un concetto sacro e idola-
trico dell'autorità.
Per sradicare la pedofilia riconosca
la Chiesa la connessione fra sesso (ma-
schile) e potere, cerchi di sradicare la se-
te di alterità, di superiorità e dominio
dalla sfera del sacro. Se la Chiesa ac-
cettasse la sessualità come attitudine
naturale, non inclinazione peccaminosa
da superare in chiave ascetico-sacrifica-
le, se rinunciasse a proporsi come casta
libera dalle impurità del corpo, separa-
ta ed elitaria, se rompesse il nesso sesso-
potere, forse gli abusi sessuali sarebbero
ridimensionati.
La retorica dell'amore per il prossimo
Pedofilia e Chiesa cattolica
Stefania Friggeri
crimini nascosti, distorsione della sessualità, abusi, negazione
dei diritti e della giurisdizione civile: gli scandali del potere
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