Numero 12 del 2007
Un anno di notizie a colori
Testi pagina 10
dicembre 2007 noidonne10
Abbiamo rivolto a GinoZucchini, medico psichia-
tra e già presidente della
Società Italiana di Psicanalisi,
alcune domande circa il rap-
tus. Che cosa è. Come si mani-
festa. Perché avviene e perché
sono soprattutto gli uomini ad
esserne colpiti?
"Si, il raptus esiste, nel senso
che si tratta, come la stessa
parola latina suggerisce, di
movimenti aggressivi, più spes-
so distruttivi, che si impadroni-
scono della libertà e della
coscienza del soggetto fino a
"rapirlo" (da cui raptus in lati-
no) in direzione di fatti violen-
temente e velocemente distrut-
tivi. Si tratta di gesti che sono
più veloci del pensiero e che,
anzi, inibiscono il pensiero. La
persona che "si sveglia"da un
raptus usa esprimersi proprio
così: 'non so cosa mi sia acca-
duto', 'è stato più forte di me'.
Ciò coinvolge l'inconscio inteso
in senso freudiano, come luogo
abitato da pensieri, immagina-
zioni, movimenti e forze delle
quali l'io cosciente non sa
quasi nulla, salvo avvertirli
come una confusa tensione sot-
terranea.
Il raptus è un alibi? Chi
sostiene che si tratti di un alibi
è in realtà una persona in
preda ad un giudizio moralisti-
co e non tiene conto che in ogni essere
umano si annida un'area di potenziale
violenza nella quale l'io cosciente può
non essere consapevole quasi per nulla.
Voglio però precisare: spiegare un fatto
psicopatologico non vuole dire giustifi-
carlo. Faccio un esempio: quando la
medicina arriva a spiegare il diabete
come risultante della insufficienza del-
l'insulina pancreatica, non "giustifica" il
diabete, bensì si mette in condizioni di
affrontare una procedura terapeutica
per curarlo. Comunque, l'elemento che
appare specifico dell'azione impulsiva
del raptus è la velocità di esecuzione.
Ad un certo punto all'interno di una
sequenza aggressiva, anche banale,
esplode la violenza improvvisa del rap-
tus, che va al di là di ogni precedente
intenzione cosciente del soggetto: sia
che si tratti di una intenzione di aggres-
sione sessuale tra adulti, sia che si trat-
ti di una arrabbiatura pedagogica (es.
la madre che non sopporta il pianto del
bambino, come potrebbe essere accadu-
to a Cogne). Bisogna chiedersi come si
faccia a studiare queste cose. Come si
studiano queste cose? In realtà occorre
ammettere che l'intima dinamica di un
raptus non cade tanto facilmente sotto
l'osservazione di un medico psichiatra.
Infatti tutto quello che noi possiamo
sapere deriva dai racconti fatalmente
frammentari, sia di chi ha avuto il rap-
tus, sia della/delle vittime, quando si
sono salvate. Per esempio nel fatto di
cronaca tra gli ultimi accaduti: il rume-
no che ruba la borsetta ad una donna e
poi la uccide. Ammesso che si
sia trattato di un raptus, chissà
quell'uomo quanti altri furti
aveva fatto, ma questa volta è
andato oltre, è andato comun-
que oltre. Perché? La risposta la
si può avere solo da lui, sul let-
tino terapeutico.
Lei mi chiede perché prende
solo agli uomini. Non è clinica-
mente esatto affermare questo,
ma sicuramente, riflettendo,
non posso darle torto. Il perché
di questo? Perché gli uomini
mediamente hanno più musco-
li, e sono consapevoli di averli.
Citando una frase che da
ragazzo ho purtroppo sentito,
Mussolini diceva "la guerra sta
all'uomo, come la maternità sta
alla donna". In questa frase è
racchiusa la consapevolezza di
essere i più muscolari, i più
forti. Sono comunque convinto
che il meccanismo mentale del
raptus attraversi la storia del-
l'umanità. Già nella antica
Grecia Sofocle riporta e mette
in scena la tragedia di Aiace.
Aiace non riceve in dono le
armi di Achille, a cui aspirava
moltissimo. Rimane molto con-
trariato. Va a dormire e nel
corso della notte si sveglia si
alza e va ad uccidere tutti i
troiani per rimpossessarsi delle
armi, poi ritorna a riposare. Al
mattino, al risveglio, gli chiedo-
no il rendiconto del perché avesse sgoz-
zato tutte le pecore, i cavalli ed i buoi,
ma lui ricorda solo il sogno di avere
ucciso tutti i soldati per riavere le armi.
Per loro fortuna il raptus si era scarica-
to sugli animali! Lo ripeto: si tratta sem-
pre di azioni più forti ed impulsive e più
rapide della coscienza di chi le compie.
Non dimentichiamo che stiamo parlan-
do del raptus sull'onda di fatti di crona-
ca perché c'è un abuso giornalistico e
mediatico di questa parola. La si usa
spesso a sproposito, senza conoscerne il
significato clinico. Invece nella violen-
za, che è tanto diffusa, c'è una 'annes-
sione narcisistica'. C'è un processo
abbondantemente inconsapevole di
questo meccanismo psicologico: tu,
amore mio, sei me, non sei dunque come
Perché il raptus è “maschio”?
Intervista a Gino Zucchini
Rossella Ciani
Jean Dubuffet -1951 Il mago dal naso sottile