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Numero 9 del 2007

Dolce attesa ... o malattia?


Foto: Dolce attesa ... o malattia?
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Testi pagina 10

di madre in figlia
Non ho alcuna esperienza, né diretta né di amiche, per cui
la mia è una dichiarazione teorica. Parto dal principio che
ogni volta che si intraprende qualcosa di nuovo ci si deve
informare, a partire dalla famiglia, sentendo molte campa-
ne, navigando in internet, ascoltando anche chi ha affronta-
to l'esperienza da poco. Forse anche un forum o una chat di
discussione specifica, sicuramente ci saranno. Non mi sento
ancora pronta per decidere in che modo.
Perché no. Sono terrorizzata dall'idea del dolore e se mi
trovassi in condizioni tali da non sostenerlo, sicuramente
sceglierei tale soluzione. Come figlia anestesista, mi è sempre
stato detto di utilizzare queste tecniche solo in presenza di
vera necessità e con molta attenzione. Il dolore però mi
impaurisce.
La sensazione è che oggi si pensi di risolvere ogni situazio-
ne con lo specialista e seguendo mode. Fino a qualche decen-
nio fa le donne partorivano in casa. Non so se questo sia
meglio o peggio, certo è che vorrei essere io a decidere come
fare, senza essere obbligata ad una unica soluzione. Ogni
metodologia porta con se pro e contro, e solo da un proprio
bilancio individuale può scaturire la scelta.
Debbono scegliere in consapevolezza la strada che inten-
dono seguire, informandosi. Dalla mamma, dalle amiche,
dai siti informativi, molto utili i riferimenti lanciati da arti-
coli sui giornali. Solo le donne possono decidere per se stes-
se, le leggi possono aiutarle ad avere diverse opzioni tra le
quali scegliere.
Per soldi, ovviamente. Ce lo dicono anche tutti gli scan-
dali che si sono susseguiti nel tempo. I prodotti da vendere
sono tanti, a partire dal latte artificiale.
Di informarsi con me! Ascoltare più campane e decidere in
autonomia.
Nella mia esperienza, nonostante avessi pensato di prova-
re il parto in acqua, posso dire che non ci sia stata grande
opportunità di scelta: Alessandra ed Enrico sono nati molto
velocemente ed in modo naturale, presso la Maternità. Nei
mesi prima molte letture e l'incontro con le altre future
mamme nell'ambito di associazioni che curavano la prepa-
razione al parto ed a contatto diretto con le ostetriche, soste-
nitrici di metodologie poco medicalizzate.
Assolutamente no. Prima del parto, ovviamente, ho preso
informazioni in caso si prospettassero condizioni tali dal ren-
dere necessario tale intervento. Poi, di fatto, non ne ho avuto
bisogno: i bambini sono nati molto velocemente. Credo che
debba essere offerta come opportunità, lasciando la scelta
alla partoriente.
A vedere i numeri dell'ISTAT sembra proprio di si. Ho visto
in un ospedale i medici agire proprio nell'ottica della "pro-
grammazione della produzione" proponendo a tutte cesarei
programmati e mi sono chiesta se fosse utile per le donne. Ma
un anestesista di fiducia mi ha spiegato tutti i rischi del cesa-
reo (di cui quasi mai si parla) e mi sono convinta che questa
sia una scelta utile solo in casi estremi.
Debbono poter decidere in libertà come vivere la nascita
del/della proprio/a figlio/a. Debbono esistere opportunità
diverse per scelte diverse, informazione completa, passapa-
rola fra mamme, opportunità di confronto tra donne sia
prima che dopo il parto. Molto belli i programmi di alcune
associazioni di mamme.
Troppi interessi: la possibilità di pianificare gli eventi
all'interno di un ospedale, la razionalizzazione degli spazi,
la sollecitazione al consumo di latte artificiale, solo per dirne
alcuni.
Di informarsi consultando più fonti e di fare quello che
riterrà più giusto.
Epidurale, una tecnica indispensabile?
Parto, che fare?
Troppa medicalizzazione nei parti?
E le donne?
Ma perchè tanta voglia di "organizzare" il parto?
Cosa consiglieresti a tua figlia?
Visto che i bambini
non nascono sotto i cavoli
Rosa M. Amorevole Alessandra Pennello
settembre 2007 noidonne10
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