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Numero 7 del 2007

Uomini contro la violenza sulle donne


Foto: Uomini contro la violenza sulle donne
PAGINA 10

Testi pagina 10

Ho appena terminato di sentirmi direper l'ennesima volta da un rispetta-
bile saggio del nostro paese (Lei, su Ra-
dio 24) che "i giovani" sembrano soffri-
re di "mancanza d'iniziativa e volontà"-
evidentemente anche Lei ha letto l'arti-
colo di G.Pansa, altro saggio nazionale,
dedicato ai giovani "nullafacenti" ed
uscito su L'Espresso di qualche mese fa.
Al mio stesso articolo Se il cane si mor-
de la coda..., con cui, decisamente indi-
gnata, avevo reagito all'epoca - e che né
L'Espresso né Repubblica hanno volu-
to/potuto pubblicare - aggiungo che ora
mi occupo di Pari Opportunità per la
Provincia in cui risiedo, con l'ennesimo
contratto di collaborazione, di ben 15
mesi, cui devo affiancare altri tre impie-
ghi - insegnante, traduttrice, collabora-
trice per case editrici e riviste letterarie:
impegno ed iniziativa che se ne vanno
per lo più in costi di trasporto e tasse -
per tirare a campare e, da buona preca-
ria, per tenere il piede in più scarpe pos-
sibili. E - va da sé, Presidente - a 34 an-
ni ancora devo guardarmi bene dall'a-
vere figli.
La saggezza impone l'esperienza pro-
fonda del passato, Presidente, ma anche
la capacità di confronto e dialogo col
presente. Altrimenti si è solo anziani.
Allego il mio articolo.
Buona lettura e buon lavoro, Presidente.
Nina Rosselli,
un'elettrice (e di sinistra!)
Se il cane
si morde la coda
In una società civile anziani e giova-
ni dovrebbero essere reciprocamente so-
lidali. Accade invece che ottime firme
della stampa nazionale se ne escano
con giudizi sorprendentemente superfi-
ciali sul disagio delle varie generazioni
di studenti e lavoratori più o meno gio-
vani, tuonando contro giovani "nullafa-
centi" (G.Pansa, L'Espresso) e contro la
"molle gioventù" (Gramellini, La Stam-
pa).
Leggendoli, ho scoperto d'incarnare
un limpido esempio, a dire di tali gior-
nalisti, dei trentenni impreparati ed in-
dolenti di cui gagliardi anziani sembra-
no portare l'avvilente peso. Banale lau-
rea in Lingue - tedesco e russo, lingua
che allora, prima del boom industriale
cinese e della svolta epocale dell'11 Set-
tembre, sembrava dover diventare la
lingua del futuro, almeno in Europa -
con una tesi su temi nuovi, tanto da ri-
chiedere ricerche all'estero. 110 e lode -
uno spreco!, dirà Gramellini.
Ed ho persino perseverato: un Master
all'Università di Ginevra in Studi Euro-
pei, con docenti ed esperti di altissimo
livello e provenienti da tutto il mondo -
e le lingue straniere conosciute salite a
4, con francese ed inglese.
Dopo sei anni in Svizzera e due in
Canada, dove le mie conoscenze lingui-
stiche mi hanno agevolmente aperto le
porte dell'insegnamento, delle traduzio-
ni e delle Camere di Commercio cui pre-
stavo servizio di consulenza in più lin-
gue, la decisione di tornare in patria - e
la conseguente discesa nel girone tutto
italiano dei Co.Co.Co.
Ricordo una trasmissione di qualche
anno fa, "La principessa sul pisello"
(Rai3).
Aveva tratteggiato un quadro preoc-
cupante della mia generazione: avevo
seguito con imbarazzo le performance
sbilenche di coetanei diplomati o lau-
reati, in cui leggevo evidenti segni non
tanto di personale ignoranza, ma dell'i-
nadeguatezza ed arretratezza dei pro-
grammi scolastici - chi mai di noi aveva
ascoltato a scuola i nastri di celebri dis-
corsi (in trasmissione si facevano ascol-
tare Mussolini, Badoglio, De Gaspe-
ri...)?!
Io stessa, studentessa modello e figlia
di appassionati insegnanti di materie
umanistiche, lamentavo ben più di una
lacuna sul periodo tra primo e secondo
dopoguerra: la mia classe si era presen-
tata alla maturità scientifica con un'in-
farinatura, mettendo insieme racconti
di nonni e brandelli di spiegazioni fatte
a fine anno da insegnanti di italiano,
lingua e storia, sempre con l'acqua alla
gola...
Il tempo passa, ma i programmi sco-
lastici non si adeguano agli eventi che si
succedono e ci incalzano e, evidente-
mente, prima o poi ci superano.
Sarebbe perciò il caso di riflettere be-
ne prima di formulare frasi come "molti
anziani riescono a tener duro [perché]
hanno studiato di più. Hanno frequen-
tato scuole rigorose con insegnanti seve-
ri" (G.Pansa), e di approfondire invece il
problema di un sistema scolastico na-
zionale che non mette ormai più né in-
segnanti né discenti in condizione di
crescere insieme intellettualmente con
sensibilità e rigore: i vostri maestri era-
no forse migliori - i nostri maestri siete
voi.
Oppure: "dopo aver conquistato un
posto di lavoro, [i lavoratori delle pre-
cedenti generazioni] hanno affrontato
una dura gavetta [...], con maestri pro-
fessionali implacabili" - posto che si tro-
vi un lavoro, è discutibile cosa si inten-
da per "maestri professionali".
Il primo datore di lavoro che ho avu-
to in Italia, dopo tre anni di collabora-
zione in Provincia (con contratto di col-
laborazione, rinnovato di anno in anno
tra se, forse e ma), in cui per 900 euro al
mese seguivo un progetto internaziona-
le gestendo corrispondenze e contatti in
tre lingue (molle, molle gioventù!), ha
messo il veto su di me per tutti i bandi
provinciali successivi, per la ragione più
antica del mondo: il funzionario pubbli-
co non si accontentava infatti di una di-
pendente competente - la pretendeva
luglio/agosto 2007 noidonne10
Egregio Presidente Prodi
PrecariMente
Nina Rosselli
34 anni, precaria,
inevitabilmente senza figli
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