Numero 12 del 2008
E tu di che Natale sei?
Testi pagina 10
dicembre 2008 noidonne10
In gran parte del mondo le donne sonoprive dei mezzi di sostegno indispen-
sabili all'esercizio delle funzioni fonda-
mentali necessarie a una vita realmente
umana: nutrite meno degli uomini, peg-
gio curate e istruite, più vulnerabili alla
violenza fisica e più esposte agli abusi
sessuali. Se decidono di entrare nel mon-
do del lavoro devono fronteggiare osta-
coli maggiori - come l'intimidazione da
parte della famiglia o del coniuge, la
discriminazione al momento dell'assun-
zione, le molestie sessuali sul luogo di
lavoro - senza avere sovente la possibi-
lità di ricorrere efficacemente alla legge.
Non solo ostacoli di questo tipo impedi-
scono loro di partecipare effettivamente
alla vita politica ma, in molti paesi, es-
se non godono di piena eguaglianza di
fronte alla legge e non possiedono gli
stessi diritti - di proprietà, di stipulare
contratti, di associazione, di movimen-
to, di libertà religiosa - di cui godono gli
uomini. Oberate spesso dalla doppia
giornata lavorativa, che somma la fati-
ca del lavoro esterno con la totale re-
sponsabilità di quello domestico e della
cura dei figli, sono private della possibi-
lità di trovare momenti ricreativi in cui
coltivare le facoltà immaginative e co-
gnitive.
Questo il quadro da cui parte Mar-
tha Nussbaum - docente di Etica e Di-
ritto all'Università di Chicago e voce tra
le più significative del panorama filoso-
fico contemporaneo - in 'Diventare per-
sone. Donne e universalità dei diritti'
(Ed. Il Mulino). Il suo tentativo è di ela-
borare una filosofia politica femminista
adottando un'impostazione chiaramen-
te universalistica, impegnata a rispetta-
re norme multiculturali di giustizia, di
libertà e di eguaglianza ma, nello stesso
tempo, attenta alle specificità locali, al-
le modalità particolari
in cui circostanze e co-
stumi disegnano possibi-
lità differenti di scelte,
condizioni, preferenze.
Il suo potrebbe defi-
nirsi un "universalismo
sensibile alle differenze"
che trova la sua base fi-
losofica in quell'approc-
cio delle capacità ('ca-
pabilities approach')
ispirato all'ideale aristo-
telico e marxiano del
pieno dispiegamento
delle capacità umane e
connesso a una partico-
lare forma di liberalismo
politico. Perché questa
svolta? Qual è l'interesse
e il vantaggio di questa
prospettiva rispetto alla
più classica teoria dei
diritti? Secondo la Nus-
sbaum - che ha lavorato
per anni alla prepara-
zione dei Rapporti sullo
sviluppo umano del Pro-
gramma di sviluppo del-
le Nazioni Unite - il lin-
guaggio dei diritti si è ri-
velato di enorme impor-
tanza per le donne, sia
perché è riuscito ad arti-
colare e ad esprimere le
loro richieste di giustizia, sia perché ha
consentito di collegare tali istanze a
quelle in precedenza formulate da altri
gruppi.
E tuttavia la studiosa americana pre-
ferisce richiamarsi all'approccio delle
capacità giacché pur essendo, come i
diritti, imprescrittibili e non potendo
mai venire eluse a favore di altri van-
taggi sociali, esse non rischiano di esse-
re considerate frutto di una cultura solo
occidentale. In effetti, l'idea di capacità
- la nozione di ciò che gli esseri umani
sono in grado di fare o di non fare -ap-
partiene a ogni cultura, è in senso pro-
prio transculturale ma salvaguarda, nel
contempo, il valore della diversità,
giacché i membri delle diverse società
possono specificare questa idea con
maggiore concretezza e precisione a se-
conda delle situazioni e delle circostan-
ze locali. Inoltre tale approccio -che
guarda kantianamente a ogni persona
come a un fine in sé e non solo come a
un mezzo per soddisfare altrui interessi
o bisogni - può presentarsi come alter-
nativa plausibile a quella visione indi-
vidualistica della libertà e dei diritti
(più forte in Occidente che in altre cul-
ture) alla quale - a suo avviso, erronea-
mente - è stata ridotta la tradizione li-
berale e sostenere una strategia di svi-
luppo internazionale capace di far ri-
spettare dai governi di tutte le nazioni
un insieme di principi costituzionali (il
cosiddetto 'minimo sociale fondamenta-
le') richiesto dal rispetto della dignità
umana.
Molto critica nei confronti degli ec-
cessi del relativismo culturale che, in
nome delle tradizioni, giustifica talora
le peggiori oppressioni contro le donne
(dalla violenza domestica alle mutila-
zioni genitali) ritiene che i costumi lo-
cali non possano andare contro i mo-
delli generali di giustizia. Rispettare le
persone - è la sua tesi - significa critica-
re la tradizione che le opprime, tratta
con disprezzo le donne o altri gruppi e
nega loro i diritti civili e politici.
La vera sfida che l'universalismo de-
ve affrontare è rappresentata dalla pos-
sibilità di proporre criteri universali che
trascendano barriere culturali, religiose,
di razza e di genere e che riescano a es-
sere sensibili alla complessità di culture
differenti. In sostanziale accordo con le
Stato etico versus società aperte
Diritti universali
Luisella Battaglia