Numero 10 del 2008
Futuro (passato) prossimo
Testi pagina 10
ottobre 2008 noidonne10
Dialogo è la parola magica, invocatae raccomandata, che dovrebbe ri-
solvere i contrasti e fare uscire il paese
dal labirinto delle insolubili contese. Lo
stesso Ratzinger lo auspica ed infatti ha
accolto Berlusconi, neo-presidente del
Consiglio, con espressioni di fiducia, fa-
cendosi indirettamente garante della
sua figura pubblica di politico immune
dagli estremismi e dunque patrocinatore
del dialogo (come ha dimostrato alla
Bicamerale, dove ha proseguito il dialo-
go fino a quando ha realizzato la difesa
dei suoi interessi, e poi ha buttato all'a-
ria il tavolo). Dialogo? Il dialogo è pro-
mettente solo se entrambi gli attori par-
tono riconoscendo come condizioni irri-
nunciabili questioni di metodo, non di
merito: cioè il rispetto delle
opinioni altrui, l'apertura
mentale, la convinzione so-
cratica che dobbiamo essere
grati a chi ci dimostra d'essere
in errore perché ci ha liberati
dal male. Questo lo spirito che
ha animato l'Assemblea Co-
stituente dove la pluralità e la
difformità delle posizioni poli-
tiche ed ideali sono state su-
perate solo grazie al ricono-
scimento reciproco di una
condizione di parità. Ma pur-
troppo oggi in questa con-
giuntura così critica e proble-
matica anche l'alto magistero
cattolico è tentato dallo spiri-
to totalizzante e non ricono-
sce a chi difende la laicità del-
lo stato pari dignità, né dal
punto di vista morale né dal
punto di vista razionale. Per-
ché di questo si tratta quando
si parla di "valori non nego-
ziabili". Ed infatti viviamo in
un paese in cui il diritto non
riesce a farsi "mite", cioè a di-
ventare "la via della convi-
venza tra le diverse concezio-
ni della vita giusta" (Zagre-
belsky), cercando di risolvere
uno dei maggiori problemi co-
stituzionali: "fin dove il legislatore può
spingersi ad imporre regole uniformi che
mortificano la diversità e a partire da
dove, invece, le diversità devono essere
rispettate". Ma il diritto è una faccia
della cultura e la cultura che la destra e
i clericali hanno diffuso nel paese è
quella tipica delle società chiuse e stati-
che i cui criteri di selezione, rigidi ed in-
transigenti, portano alla sclerotizzazio-
ne sociale "più conforme alla natura
dell'alveare o del formicaio che a quella
delle società umane, plastiche per defi-
nizione". Ed infatti basta riflettere sulla
condizione persecutoria degli omoses-
suali o a quella umiliante delle coppie
di fatto per trarne la conclusione che
"una cosa è il diritto che cristallizza una
ed una sola concezione etica della vita,
attraverso la garanzia prestata dal po-
tere coattivo dello stato, un'altra cosa è
il diritto che assume come valore l'auto-
nomia morale degli individui, limitan-
dosi a regolare i punti di contatto tra le
diverse sfere di autonomia, per preveni-
re e reprimere i conflitti". Un esempio
lampante di negazione del "diritto mite"
è la legge 40 attraverso la quale il Vati-
cano, in una società in cui le prospetti-
ve etiche sono plurime, ha ottenuto che
una sola divenisse predominante: la
sua. Altri cinque anni di governo rea-
zionario e clericale porteranno ulteriori
danni al paese perché, di fronte alle sfi-
de epocali della globalizzazione, è illu-
sorio, oltre che pericoloso, chiudersi nel
rifugio identitario che ignora e schiaccia
le differenze. Infatti l'identità deve esse-
re "un punto di arrivo … continuamen-
te elaborato e al quale si deve contri-
buire in molti e mai un punto di parten-
za cristallizzato nel tempo di cui qual-
cuno possa proclamarsi padrone e pala-
dino". Tutte le società sono ormai "plu-
rali e dinamiche…sottoposte a tensioni
e continue ridefinizioni" e chi denuncia
la "crisi dei valori" in realtà è disturba-
to dalla presenza di una pluralità di va-
lori ed ha nostalgia del tem-
po in cui i valori dominanti
erano i suoi. Infatti dietro le
esternazioni del cardinal Ba-
gnasco, e non solo, sta il pro-
getto regressivo di fare della
religione cattolica la "religio-
ne civile" che può sollevare il
paese dalla sua crisi. Una si-
mile pretesa, al di là delle
buone intenzioni, tende a
realizzare un tipo di società
nettamente incompatibile
con quella delineata dalla
Costituzione, da cui discende
il principio della laicità dello
stato e del pluralismo. Per ta-
cere del fatto che scegliere co-
me interlocutori non le co-
scienze individuali ma i po-
teri mondani, riduce il mes-
saggio cristiano ad "un col-
lante sociale ambiguo e mel-
lifluo", "a semplice morale di
vita mondana, a codice di
buona condotta".
Le citazioni sono tratte
da: Gustavo Zagrebelsky, "La
virtù del dubbio", Laterza, lu-
glio 2007 e G.Z., "Contro l'e-
tica della verità", Laterza,
marzo 2008
Lo stato del dialogo
Pluralità di visioni
Stefania Friggeri
nello spirito fondante
dell'Assemblea Costituente
c'era la condivisione
del metodo, non del merito
delle questioni
Foto in mostra a Roma (Casa Internazionale delle Donne)